La polemica, in queste ore, è tutta concentrata su Pietro Arcidiacono, il calciatore del Cosenza a cui il questore di Catanzaro ha inflitto tre anni di Daspo, il divieto di assistere alle manifestazioni sportive, per aver mostrato, dopo un goal segnato nel match di serie D contro il Sambiase, una maglietta con la scritta “Speziale innocente”. Il riferimento, per chi non lo sapesse, è ad Antonino Speziale, ultras catanese da poco condannato a otto anni di carcere per l’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, durante gli scontri nel derby Catania-Palermo del febbraio 2007. La sanzione del Daspo si aggiunge alla sospensione inflitta dal Cosenza Calcio al proprio tesserato.
IL PRECEDENTE. C’è però un precedente che riguarda un attuale calciatore del Foggia, l’attaccante Giuseppe Giglio.
I fatti risalgono al 10 gennaio del 2010, quando Giglio militava nell’Olbia. Davanti agli spogliatoi, nell’intervallo del derby contro Alghero, Giglio (non convocato, ma presente al campo con la squadra) in un primo momento è venuto a contatto con il difensore dell’Alghero Martino Borghese e dopo con il portiere avversario Simone Aresti, al quale poi sono stati assegnati 5 giorni di cure. Giglio è stato riconosciuto «autore dell’aggressione in danno del portiere dell’Alghero», subendo un Daspo di un anno: in pratica non poteva vedere le partite, ma giocarle sì. «Così adesso sembro io il cattivo della situazione - si sfogò con La nuova Sardegna, Giglio -. E vengo paragonato ai tifosi violenti, ma la mia carriera parla diversamente. Parolacce e altro negli spogliatoi e in campo accadono da sempre, ma se è accaduto qualcosa io non ero solo, dall’altra parte c’era qualcuno».