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Canonico contro tutti, i soci Pelusi e Pintus respinti all'ingresso della tribuna prima di Foggia - Bari

Si alza il livello dello scontro dopo le 'battaglie giudiziarie'

Davide Pelusi, Maria Assunta Pintus ed Edoardo Chighine sono stati respinti ai tornelli della tribuna dello Zaccheria, in occasione del derby Foggia-Bari. Per loro, ingresso vietato e accredito non rilasciato. Un episodio che acuisce lo scontro tra l’attuale presidente Nicola Canonico e i suoi due soci: il primo, Davide Pelusi, titolare del 20% delle quote del Calcio Foggia; la seconda, Maria Assunta Pintus, titolare del 49% della controllante Corporate Investments Group e ancora creditrice di gran parte del pagamento del restante 51%.

INGRESSO NEGATO. È solo l’ultimo e neanche il più ‘grave’ degli sgarbi registratisi tra i proprietari del Calcio Foggia. Ma il diavolo si annida nei dettagli e quando il terreno di scontro si ‘abbassa’ a questi livelli, vuol dire che la tensione ha raggiunto un punto di non ritorno. Davide Pelusi, Maria Assunta Pintus e suo figlio Edoardo Chighine si sono presentati intorno alle 18 all’ingresso della tribuna per assistere al derby Foggia-Bari. Ma gli steward hanno impedito il loro ingresso su indicazione della società. A quel punto, per loro non è rimasta altra possibilità che quella di assistere alla gara in curva nord insieme ai tifosi.

LO SCONTRO. Una scelta, quella della società rossonera, che giunge al culmine di una serie di screzi e poi di 'battaglie giudiziarie' tra soci ma che, comunque, resta incomprensibile. Davide Pelusi è fino a prova contraria tuttora proprietario del 20% del Calcio Foggia. Maria Assunta Pintus e suo figlio Edoardo Chighine sono componenti del consiglio di amministrazione della società rossonera, la prima addirittura come vicepresidente. Insomma, sono loro a essere compartecipi delle decisioni di gestione. Il muro alzato da Nicola Canonico a questo punto, assume una deriva pericolosa, quella dell’uomo solo al comando contro tutti. Pelusi è stato totalmente escluso dalla gestione, in tutta risposta da parte sua è stato presentato un arbitrato per richiedere il pagamento degli importi fissati contrattualmente per gli impegni di amministratore delegato svolti nelle stagioni precedenti. Nei confronti della Pintus, il presidente del Foggia ha assunto un comportamento diametralmente opposto a quanto aveva affermato pubblicamente al momento dell’insediamento. Nella conferenza di giugno 2021, l’imprenditore barese l'aveva ringraziata per quello che aveva fatto per il Foggia, promettendole di restituirle quanto dovuto e di volersi occupare in toto degli esborsi di gestione.

LA CESSIONE. Nulla di tutto questo, a partire dal saldo dell’importo di un milione di euro, concordato con la Pintus per la cessione delle quote di maggioranza della Corporate. Il pagamento doveva effettuarsi in cinque rate da 200mila euro entro il 31 gennaio. A quella data, la Pintus ha ricevuto meno della metà dell’importo concordato ed è dovuta ricorrere a un arbitrato. Canonico ha provato immediatamente a spostare la sede della Corporate da Cagliari a Bari per modificare il tribunale di competenza. E ha poi presentato un ricorso con provvedimento d’urgenza (cosiddetto articolo 700) per evitare che la Pintus potesse riscuotere i titoli che possiede in garanzia. Il ricorso è stato rigettato ma Canonico ne ha presentato un altro. Una scelta che sembra fatta esclusivamente per prendere ulteriormente tempo. Il contratto della Pintus, infatti, è praticamente ‘blindato’ almeno fino al 31 luglio 2022. Fino a quel giorno, di accrediti da 'rifiutare' potrebbero essercene molti altri. E di mezzo, come sempre, potrebbe andarci una società, quella del Calcio Foggia, che è patrimonio di un'intera città.

di Michele Gramazio


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