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“Capitanata (ri)alza la testa”, l'appello della vedova di Luigi Luciani

Arcangela Petrucci, vedova di Luigi Luciani, vittima innocente della strage di San Marco in Lamis, ha scritto una lettera aperta circa con le sue considerazioni sulla situazione precaria in cui versa la Capitanata. Il testo è stato inviato per il tramite dell'avvocato Luciano Masullo.

LA STRAGE. Sono trascorsi 3 anni, 3 mesi e 13 giorni dal quel maledetto 9 agosto 2017 che ha visto morire mio marito Luigi e mio cognato Aurelio Luciani per mano della mafia, brutale morte avvenuta nell’indifferenza di molti e nell’assenza di altri. Da quel giorno ho capito che le frasi fatte non vanno più bene, oserei dire che sono passate di moda ed è per questo che adesso dirò cosa penso, con la speranza che porti tutti noi a riflettere su cosa è stato, su cosa sta continuando a succedere e su cosa ci aspettiamo e siamo disposti a fare per il nostro futuro. Non nego che continuo a provare rabbia quando sento dire che il fenomeno mafioso qui in Capitanata è stato sottovalutato, anzi proprio ignorato: l’intero territorio è stato completamente dimenticato, lasciato alla mercé di criminali.

80% DELITTI IRRISOLTO. Qualcuno deve spiegarmi come è possibile che non siano stati considerati “campanelli d’allarme” i circa 360 omicidi (l’80 per cento dei quali è rimasto irrisolto), le rapine e le estorsioni che si stanno verificando dagli anni settanta ad oggi? In Capitanata sono anni che è in atto una guerra tra clan, eppure sembra che tutti abbiano scoperto l’esistenza di una mafia così feroce, brutale e arcaica la mattina del 9 agosto 2017, a seguito della morte di altri due innocenti, sì perché negli anni non sono stati gli unici. Ma sarà proprio così? Tutti abbiamo saputo quel giorno? Ovviamente questa mia domanda non ha nessuna pretesa di avere una risposta, non adesso, in tutto questo periodo mi sono sempre imposta di non puntare il dito contro nessuno, anche perché ora non avrebbe senso, anzi creerebbe solo polemiche e ancora una volta si rischierebbe di spostare l’attenzione dalle tragedie, che nostro malgrado ci travolgono, al farneticare forse di una “povera vedova”.

LA MIA VITA DA VEDOVA. Vi dico come vive questa vedova: ci sono momenti in cui sto così male che faccio fatica perfino a respirare e a volte penso che più niente abbia un senso. In pubblico mai una lacrima, quelle sono solo per mio marito, io non voglio suscitare pietà ma voglio solo giustizia. Nonostante tutto, non permetterò mai a nessuno di portarmi via la gioia di vivere, anche se dopo la morte di Luigi più volte penso di essere morta dentro! E’ qui, su questa meravigliosa terra, che voglio che cresca serenamente mio figlio, io sono qui e sempre lo sarò, a testa alta mettendo la faccia ovunque, perché sono stanca di tutte le ingiustizie che ci circondano. Ingiustizie che sembrano arrivare da qualsiasi parte volgiamo lo sguardo. La cosa che mi fa rabbrividire è pensare che molta gente onesta per sopravvivere chieda “aiuto” alla criminalità, perché lo Stato troppo spesso è “sordo” e “cieco”.

LE MANCANZE DEL TERRITORIO. Su questo territorio mancano tante cose, in primis il LAVORO, un diritto di ogni cittadino sancito dalla Costituzione. Si aggiunga, inoltre, che in questo periodo di pandemia la situazione è diventata ancora più drammatica tanto che si potrebbe arrivare al punto di dire “Lascio che i miei figli muoiano di fame o mi rivolgo a...?”. La Capitanata è diventata negli anni una “bella passerella”, soprattutto durante le elezioni politiche, tutti passano di qui e ci riempiono di lusinghe e tante promesse. E poi? Tutti i giorni, penso che questo sia un fatto innegabile, sentiamo parlare sempre e solo di politici, di sondaggi, di consensi, di candidati degni e non, di litigi e insulti reciproci. Ma in tutto questo il cittadino che posizione occupa? “Oggi lo Stato c’è”, ma il punto è che noi cittadini vorremmo percepire veramente che oggi lo Stato sia parte integrante di questo territorio e non più un ospite, affinché i cittadini trovino il coraggio di collaborare e le situazioni non degenerino ancora di più.

LA CITTA' DI FOGGIA. Basta vedere cosa succede quasi tutti i giorni nella città di Foggia, una CITTA’ BELLA che vuole e merita finalmente di respirare “ARIA PULITA”. E’ importante e doveroso sottolineare tutte le operazioni di contrasto alla criminalità, e non solo, che sono state portate a termine con successo in questi anni; l’ultima, in ordine di tempo, “Decimabis” e sono convinta che tante altre arriveranno. Ringrazio la DDA di Bari, la Procura di Foggia, la Guardia di Finanza, le Squadre mobili di Bari e Foggia e un grazie particolare al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia. A tutte queste persone dico che sicuramente non è semplice la loro posizione, non deve essere facile far fronte a tante emergenze. Ognuno di loro esce tutti i giorni da casa con l’obiettivo di contribuire a rendere migliore questa nostra realtà, realtà che oggi sicuramente ci piace solo a metà. E sono cosciente che, oggi più che mai, anche loro abbiano bisogno di maggior sostegno dallo Stato e dall’intera comunità.

INIZIAMO A FIDARCI. A tutti i miei concittadini della Capitanata: “Cosa dite se iniziamo a fidarci di chi oggi ci sta tendendo la mano? Non siamo stanchi di subire ricatti, minacce, estorsioni? Non siamo stanchi di vedere i nostri campi bruciare? Non siamo stanchi di vedere le nostre attività commerciali esplodere come atti di intimidazione? Non siamo stanchi di vedere i sacrifici di una vita andare in fumo in pochi attimi?”. E dinanzi a tutta questa vergogna, non siamo stanchi di dire “Scusatemi, niente di personale, ma preferisco continuare a far finta di non vedere o di non sentire?”. Che poi “niente di personale!” Qui tutto è personale e per tutti dovrebbe esserlo. Non smetterò mai di ricordare che tre anni fa al posto di Luigi e di Aurelio poteva esserci chiunque. Noi siamo gente che si lamenta poco, emigriamo altrove pur di lavorare onestamente, cerchiamo sempre di andare avanti a testa alta, affrontiamo sempre in prima persona le avversità che la vita ci pone dinanzi con gli occhi pieni di lacrime, ma non ne versiamo una, noi siamo quelli che fanno tanti sacrifici per permettere ai propri figli di studiare per un futuro migliore, siamo quelli che in questo periodo di pandemia inviamo messaggi di supporto e forza a tutti gli operatori sanitari, con la speranza che al più presto abbiano dovuti sostegni, siamo gente ospitale e viviamo su un territorio meraviglioso e ricco di arte, di cultura, di eccellenze. Terra che troppo spesso viene alla ribalta solo per la “grandezza della mafia”, mentre qui di veramente grande c’è solo la nostra dignità, troppo spesso calpestata. E’ arrivato il momento di dire basta. CAPITANATA (RI)ALZA LA TESTA.

di Redazione 


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