Stampa questa pagina

Caporalato, in estate il foggiano è epicentro di sfruttamento grave

Per il Rapporto della FLAI Cgil è ‘zona a rischio’

Un epicentro di sfruttamento e riduzione in schiavitù. Specialmente d’estate, quando i migranti si fiondano nel nostro territorio per lavorare i campi, per guadagnare un po’ di soldi. Nigeria, Ghana, Sudan, Marocco, Tunisia, Burkina Faso. Ma non solo Africa. Anche Romania, Albania, Bulgaria. Sono queste le nazionalità più presenti nei mesi più cladi dell’anno, quelli in cui si raccolgono i pomodori e la fatica di piegarsi sotto il sole è inasprita dalle pessime condizioni alloggiative in cui sono costretti a vivere i migranti. La provincia di Foggia esce piuttosto malconcia dal primo rapporto su ‘Agromafie e Caporalato’, un'indagine presentata ieri dalla FLAI CGI e condotta sui territori dall'Osservatorio Placido Rizzotto con l'obiettivo di analizzare le principali forme di illegalità e di sfruttamento nel settore agroalimentare e raccontare come il caporalato è cambiato in questi anni, diventando un ambito di interesse per la criminalità organizzata. 

SFRUTTAMENTO DA NORD A SUD - La ricerca condotta dall'Osservatorio ha coinvolto 14 Regioni e 65 province con l'obiettivo di tracciare i flussi stagionali di manodopera e gli epicentri delle aree a rischio caporalato e sfruttamento lavorativo. Sono stati censiti oltre 80 epicentri di rischio, di cui 36 ad alto tasso di sfruttamento lavorativo, da nord a sud. Il caporalato è fortemente diffuso su tutto il territorio nazionale: oltre alle Regioni del Sud Italia (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), forte l'esplosione del fenomeno al Centro-Nord, in particolare: in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio.

FOGGIA AREA A RISCHIO – Secondo la ‘Mappa delle aree a rischio sfruttamento lavorativo in agricoltura’, è d’estate che la miccia esplode in Capitanata. I pomodori sono una calamita di denaro per migliaia di migranti, di braccianti agricoli desiderosi di guadagnare un po’ di soldi. Ma poi sono costretti a scontrarsi con la dura realtà fatta di caporali e di sfruttamento, se non anche di riduzione in schiavitù. Nella Mappa disegnata dall’Osservatorio, dunque, emerge che d’estate la provincia di Foggia è un epicentro pericoloso, segnalato come Zona a rischio ed in cui le condizioni di lavoro si beccano una stella, che vuol dire: gravemente sfruttato. Nella Mappa è raffigurata l’area della Capitanata che va dal Lago di Lesina a Cerignola passando per Rignano Garganico. Va un po’ meglio in autunno, dove le zone del foggiano in cui si pratica lo sfruttamento si assottigliano, ma questo è dovuto soprattutto al movimento dei flussi di lavoro che spingono i migranti verso la Calabria per la raccolta delle arance. In inverno, addirittura, quando a lavorare nei campi restano soltanto i cittadini dell’Est, il Rapporto segna il foggiano con due stelle, che rappresentato condizioni di vita indecenti. Ma sempre meglio di gravemente sfruttato. Ma è inutile cercare la terza stella, quella che attesta che le condizioni di lavoro sono buone. Per la provincia di Foggia la caccia alla terza stella è un po’ come il caso della Juventus: non c’è traccia.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload