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Carcere Foggia, il racconto di una sommossa: detenuti in cortile non ancora rientrati in cella mentre è caccia agli evasi

È stata una vera e propria sommossa quella che si è verificata nel carcere di Foggia tra le 9,30 e le 10,30 della mattinata di oggi, 9 marzo. In pochissimo tempo, facendo pensare a un'azione meditata, oltre 300 detenuti hanno abbandonato le celle distruggendo locali, arredi, attrezzature e appiccando un piccolo incendio. Un centinaio di loro si è riversato in strada fuori dal carcere; la maggiorparte è stata catturata ma almeno una ventina di persone sono riuscite a fuggire e, attualmente, sono attivamente ricercate dalle forze dell'ordine. Intanto alle 15 la situazione non è ancora rientrata e vi è in corso una trattativa alla presenza del prefetto.

LA RIVOLTA. Tutto è iniziato, come detto, intorno alle 9,30. Alcuni detenuti dell'istituto penitenziario, approfittando dell'ora d'aria quando a turno è consentito loro il passeggio nella cosiddetta block house, hanno sequestrato le chiavi delle celle all'unico agente penitenziario in quel momento di guardia. A quel punto hanno aperto le serrature delle varie celle liberando circa 300 detenuti, la metà dell'attuale popolazione carceraria che è di oltre 600 nonostante una capienza di 360 posti. Dopo aver messo a ferro e fuoco il carcere, gli stessi hanno abbattuto i cancelli della black house inscenando una protesta all'interno del cortile.

L'EVASIONE. Una parte di loro, circa un centinaio, quando la situazione ormai era fuori controllo, ha approfittato per superare i cancelli esterni e uscire in strada. Gli agenti di polizia intervenuti sono riusciti a fermare diversi fuggitivi ma i restanti hanno terrorizzato case e uffici a villaggio artigiani, rapinando auto sotto la minaccia di armi. Tutto è avvenuto in pochissimo tempo, facendo pensare ad un'azione meditata. Ieri sera si erano registrate proteste attraverso la cosiddetta 'battitura' delle porte delle celle.

LA TRATTATIVA. Allo stato attuale, ad ogni modo, non è possibile fornire numeri precisi semplicemente perchè la situazione non è ancora rientrata e i detenuti non sono ritornati in cella. Qualsiasi conta è, dunque, per ora impossibile sebbene, secondo fonti interne al carcere, “qualche decina” di persone manca all'appello. Si tratta di almeno 20 detenuti insomma, se non di più. È dunque caccia agli evasi da parte delle forze dell'ordine mentre all'interno dell'istituto penitenziario si è recato il prefetto per condurre una trattativa con i rivoltosi. La protesta in tutta Italia nasce a seguito dell'emergenze coronavirus e delle strette avvenute sulla possibilità di colloqui con le famiglie.

di Michele Gramazio


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