Casa Sollievo della Sofferenza, le cellule staminali per curare la cartilagine del ginocchio
La tecnica sperimentale promossa dal prof Savastano
Un nuovo trattamento per fronteggiare l’usura della cartilagine del ginocchio, attraverso l’utilizzo delle cellule staminali. A promuoverlo nella provincia di Foggia è il dottor Leonardo Savastano, ortopedico dell’Unità Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, diretta dal dott. Franco Gorgoglione.
PER GIOVANI E SPORTIVI. Lo studio, condotto in collaborazione con la dott.ssa Elisabetta Mormone – esperta in medicina e chirurgia rigenerativa ad indirizzo ortopedico dell’ISBReMIT (Institute forStem-Cell Biology, Regenerative Medicineand Innovative Therapies) di San Giovanni Rotondo diretto dal prof. Angelo Vescovi –, ha lo scopo di valutare l’efficacia superiore della terapia con aspirato concentrato di midollo osseo dal bacino e dalla tibia, rispetto a quello con plasma ricco di piastrine (Prp) autologo, già in uso presso l’unità di Ortopedia, nel trattamento della osteoartrosi del ginocchio. Per tale lavoro, unico a livello nazionale, verranno reclutati nel 2023, 60 pazienti a cui verrà prelevato il proprio midollo osseo dal bacino o dalla tibia per poi essere re-iniettato, tramite un’infiltrazione nel ginocchio interessato dalla osteoartrosi. “Questo tipo di trattamento – spiega il dott. Savastano - può risultare vantaggioso in tutti i pazienti, soprattutto giovani e sportivi, che vanno incontro precocemente alla usura della cartilagine, ma anche in quelli meno giovani perché ritarderebbe l’impianto di una protesi”.
FONTE PREZIOSA DI MOLECOLE. “Le cellule staminali del nostro organismo – prosegue Savastano – sono deputate al controllo e alla rigenerazione dei danni che si verificano giornalmente al suo interno. Pertanto, esse rappresentano una fonte endogena preziosa di molecole che possono svolgere un’azione curativa e rigenerativa nell’ambito di molte malattie. Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate, capaci di autorigenerarsi e di differenziarsi in diversi tipi di cellule con funzioni specifiche. Pur essendo state scoperte più di un secolo fa, ad oggi non le conosciamo in maniera completa, ecco perché sono ancora oggetto di numerosi studi”.
I TRIAL PER LA SLA. “In ambito ortopedico vengono utilizzate le cellule staminali mesenchimali. Si trovano quasi ovunque nel nostro organismo, anche se sono in numero decisamente minore rispetto alle emopoietiche del sangue. Esse – aggiunge Savastano – sono responsabili della rigenerazione dei tessuti connettivi, delle ossa, della cartilagine e dei muscoli. È importante precisare, però, che per poter isolare le cellule staminali pure bisogna ricorrere ad un processo complesso e delicato di espansione cellulare, che deve essere effettuato all’interno di una ‘Cell Factory’, ovvero un’officina farmaceutica autorizzata dall’Aifa, quale la Cell Factory Upta (AdvancedTherapies Production Unit) di Casa Sollievo della Sofferenza, dove, ad oggi, vengono prodotte cellule staminali neurali umane, impiegate in trial clinici per la Sclerosi Laterale Amiotrofica e la Sclerosi Multipla”.
CONCENTRATI DI TESSUTO. “Oltre alle cellule staminali pure, è possibile utilizzare dei concentrati di tessuto, ricchi di cellule staminali e di altri componenti e di altri componenti, compresi i fattori di crescita, fattori antinfiammatori, e antiossidanti. Questi concentrati – conclude Savastano – possono essere prelevati in sala operatoria direttamente dal paziente e re-iniettati nell’ambito della stessa seduta operatoria. Attualmente, vengono utilizzati due tipi di tessuto: midollo osseo e tessuto adiposo. Si esegue il prelievo del tessuto che viene concentrato direttamente in sala operatoria e poi impiantato o iniettato nell’articolazione affetta da artrosi”.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.