Quando un foggiano ruba al Nord, è un ladro in trasferta. Quando un forestiero ruba a Foggia, è l’aria di Foggia che rovina chi arriva in città. In sostanza, mettiamoci l’anima in pace: a Foggia tira una brutta aria.
Parola di Alfredo Fabbrocini, il capo della Squadra mobile di Foggia, che – riconoscimento bipartisan - tanto bene sta facendo nella nostra città. Tanto bravo nelle indagini, quanto intraprendente con le parole. Ed è ovvio, pertanto, che quello che ha ripetuto più volte durante la conferenza stampa di stamattina, in occasione dell’arresto di un giovane incensurato, non è frutto di uno strafalcione linguistico, ma una sua fervida convinzione.
È l’aria di Foggia, è l’aria di Foggia. Lo ripete quasi come una litania, come una cantilena. E come uno slogan: solo che in quell’immagine, più che la fragranza di un piacevole profumo, c’è tutto il disprezzo per un puzzo. Il puzzo della criminalità. Che si è impadronito di Foggia. Che sia l’aria di Foggia, il capo della Mobile ne è certo. È il suo modo di entrare, forse a gamba tesa, su un tema che in città è diventato ancor più centrale in una settimana condita da bombe al mercato rionale e pacchi con proiettili al procuratore.
Quello che ha affermato Fabbrocini, ha una giustificazione anche in sociologia: si chiama ‘’teoria delle finestre rotte”. In pratica, se in un quartiere un teppista spacca una finestra, e nessuno la aggiusta, è molto probabile che ben presto qualcun altro faccia la stessa cosa se non peggio, dando così inizio a una spirale distruttiva. Evidentemente,sarà per tutte quelle finestre rotte che a Foggia tira una brutta aria….
La teoria vale anche al contrario, e cioè con i buoni esempi. Come quello che Libera sta celebrando in questi giorni a Cerignola: una raccolta delle olive in un bene confiscato alla mafia e un murales dedicato a Francesco Marcone, che si inaugura tra qualche giorno. “Qui la mafia ha perso” hanno scritto i volontari in cima al Laboratorio di legalità. Lì l’aria è buona. Respiriamola a pieni polmoni.