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La "chiusura" dell'Oratorio di San Michele è il simbolo di una città che non si prende cura dei propri ragazzi

La riflessione e l'appello di Fabrizio Identi

Da ieri, su indicazione della Questura, l'accesso all'Oratorio della Parrocchia di San Michele è consentito solo a bambini e ragazzi che fanno parte di gruppi o che si saranno tesserati. Intanto venerdì 10 maggio alle 20 un gruppo di parrocchiani ha chiesto alla comunità di ritrovarsi nel piazzale della Chiesa per manifestare vicinanza ai Padri Giuseppini. Ospitiamo la riflessione di Fabrizio Identi, ragazzo cresciuto nell'oratorio e ora membro di una delle associazioni.

IL CARTELLO. "Per motivi di sicurezza l'oratorio dell'Opera San Michele rimane chiuso".  Leggendo quest’avviso non si può che restare sgomenti e rattristati. È vero, magari non tutti hanno trascorso la propria infanzia in quel cortile; magari non tutti hanno avuto figli o nipoti che andassero a giocare lì, ma quest’avviso rimane comunque un monito per tutta la cittadinanza.

UNA DECISIONE SOFFERTA. Oggi si è chiuso, anche se solo in parte, un presidio educativo, che permette a bambini, ragazzi e giovani di crescere in modo sano e felice, che in un città sempre più trasandata e decadente, si prende cura della cosa più importante nella società: il suo futuro. È stata una decisione sofferta e difficile, ma dettata da una situazione divenuta ormai ardua da gestire. È assurdo pensare che un luogo di aggregazione per ragazzi di tutte le età  è stato, in un certo senso, compromesso proprio da altri ragazzi. Ed è proprio a quest’altri che, in primis, vanno le nostre più sentite scuse. Loro, che non curanti del benessere altrui, irrispettosi di qualsiasi tipo di autorità, indifferenti perfino ai più piccoli e ai più indifesi, rappresentano il fallimento di un’intera cittadinanza.Ogni singolo individuo che almeno una volta si sia detto “foggiano”, ogni singola istituzione: con loro ha fallito. Fallito nell’offrirgli un modello di vita migliore, fallito nel mostrargli un modo più onesto di vivere, fallito nell’educarli in quanto cittadini di una società Civile.

RAGAZZI ABBANDONATI A SE STESSI. Prendiamoci un momento per riflettere su quanto poco si faccia nella nostra città per i giovani. Riflettiamo su quanti, come questi ragazzi, siano abbandonati a loro stessi, lasciati soli, dispersi e disorientati elanciano come unico grido di appello la violenza. Bene, loro si sono fatti sentire, ora tocca a noi. Ora tocca ad ogni singolo membro di questa comunità che voglia essere tale nella sua definizione più completa. Ora bisogna reagire. Lasciamo ad altri le lunghe lamentele e i piagnistei inconcludenti, lasciamo ad altri le affermazioni sterili e la rassegnazione. Mostriamo a loro e a noi stessi, ai nostri amici, ai nostri colleghi, ai nostri figli che in questa città si può, si deve ancora credere. Non è finita. Siamo qui, svegliamoci. Non siamo un “volgo disperso”  che crea solo brusio. Facciamo rumore, facciamo il bene e facciamolo bene!

LE ISTITUZIONI E I CANDIDATI. Da qui, l’invito alle Istituzioni:non dimenticatevi di quanto l’educazione sia la sola vera arma per combattere qualsiasi tipo di ingiustizia sociale, l’unica arma per combattere la Mafia. Perché,per quanto possa far male dirlo, a Foggia la mafia esiste ed è un cancro che ci sta logorando lentamente. A tutti i candidati sindaci: non vi aggrappate a promesse  inutili, impegnatevi già da ora in quanto cittadini, affinché luoghi come quello di San Michele proliferino nella nostra città. Impegnatevi seriamente perché  voi non diventerete i nostri “capi”, voi siete al nostro servizio, voi ci rappresentate. Fatelo al meglio.

CREDIAMOCI. A tutti i foggiani: è vero siamo stanchi, siamo arrabbiati, siamo affranti.Ma diamine, noi non possiamo lasciarci abbattere. Crediamoci e crediamoci davvero, impegnandoci concretamente. San Michele non è chiusa, non ha perso e non si è di certo arresa. Rimane lì come simbolo e baluardo a ricordarci che quando una città non si prende cura dei propri ragazzi, dei propri giovani, sta rinunciando al proprio futuro. Sta rinnegando se stessa.

Fabrizio Identi

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di Redazione 


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