Il Rettore dell'Università di Foggia Giuliano Volpe si affida ad una nota, di cui riportiamo alcuni passi, per delle precisazioni riguardanti la classifica sulle Università Italiane pubblicata da Il Sole 24 Ore e
di cui abbiamo parlato su Foggia Città Aperta.
Secondo Volpe "la prima considerazione che emerge chiaramente è che non sia possibile credere che la totalità delle università generaliste del Sud sia gestita e presidiata da persone inadeguate agli alti compiti e responsabilità affidate.
(...) A tal proposito, c’è da chiedersi perché Il Sole 24 Ore non abbia mai consentito agli Atenei una disamina approfondita dell’elaborazione da essi operata su dati provenienti da fonti molto differenziate (Miur, Almalaurea)".
"Vorrei sottolineare, a tal proposito, che ciò che più conta per i giovani che si trovano in questi giorni a pensare al loro futuro e per i genitori a quello dei propri figli è sapere che i servizi resi dall’Università di Foggia siano stati apprezzati da coloro che li hanno preceduti (Almalaurea riporta che il 91% dei laureati nella ns Università – dato medio nazionale: 87% - si è dichiarato complessivamente soddisfatto del corso di studi offerto dal nostro Ateneo), che il 71% dei laureati specialistici hanno fatto esperienza di stage per un’azienda (dato medio nazionale: 54,5%), che, come riporta anche il Sole 24 Ore, 46,1 laureati su cento consegue il titolo nei tempi previsti (situazione che ci colloca all’8° posto a livello nazionale)".
"A tal ultimo proposito mi chiedo come si possa interpretare il dato che ci colloca tra le migliori università nel far laureare nei tempi giusti gli studenti più motivati ed essere, invece, tra le peggiori per il rapporto tra Crediti Formativi ottenuti e Crediti disponibili".
"Il tasso di occupabilità a tre anni dal titolo è poi strettamente correlato al tasso di disoccupazione giovanile che, nella nostra Provincia, è tra i più alti d’Italia. In altri termini, crediamo che ciò sia dovuto in minima parte ad un nostro demerito visto che, al contrario, stiamo facendo ogni sforzo per favorire il placement dei nostri iscritti (il dato sugli stage è quanto meno significativo a tal proposito). La situazione generale sulla disoccupazione nella Provincia di Foggia è poi fortemente condizionante del dato sulla dispersione che non dipende dalla mancanza di attenzione da parte nostra verso lo studente neo immatricolato ma dalla scelta, evidentemente con mere funzioni ‘attendiste’ e quindi con scarsa spinta motivazionale, che molti fanno proprio perché hanno difficoltà a trovare lavoro".
"Si consideri inoltre, come è stato lucidamente messo in luce dai colleghi Abramo e D’Angelo de lavoce.info, che “il sistema universitario pubblico italiano si è sviluppato sulla base del principio di non discriminazione, per cui a tutti gli studenti deve essere garantita, per quanto possibile, la fruizione di un’istruzione dello stesso livello qualitativo, qualunque siano censo e localizzazione territoriale”. L’Università deve essere il primo motore di mobilità sociale e Foggia ne è un esempio mirabile visto che ben 86 laureati su cento non ha i genitori con titolo di laurea (la media nazionale è del 75%)".
"(...) bisognerebbe considerare alcuni fattori, primo fra tutti il “vantaggio di localizzazione”: università ubicate in aree ad alta intensità di ricerca industriale, beneficiando dell’effetto della prossimità territoriale, acquisiscono finanziamenti privati maggiori di altre. Altro dato interessante da considerare è che le differenze di produttività di ricerca tra università sono relativamente molto più basse di quelle che si riscontrano tra il corpo docente all’interno di ciascuna università.
Paradossalmente, quindi, come messo in luce da lavoce.info, "i top performer degli atenei con bassa performance, potrebbero ricevere meno fondi dei low performer degli atenei con performance più elevata".
Sono queste le considerazioni che andrebbero fatte a beneficio della collettività e dell’opinione pubblica generale indotta invece a credere che l’unica speranza per i propri figli sia un’emigrazione intellettuale verso il Nord o verso l’estero depauperando sempre più il nostro Mezzogiorno e privandolo dell’unica vera sua ricchezza e speranza per il futuro: la creatività e l’intraprendenza delle proprie giovani intelligenze.