Come si cambia una mentalità? È la domanda che tutti i foggiani dovrebbero farsi, dopo che da mesi, da anni, l'opinione pubblica, le forze dell'ordine, le istituzioni e anche i cittadini stessi continuano a ripeterlo come un ritornello.
UNA DENUNCIA PER USURA. Come si cambia la mentalità in una città che nei primi 4 mesi del 2013 – numeri sciorinati dal prefetto Luisa Latella – ha registrato 395 denunce per danneggiamento, 38 per danneggiamento a seguito di incendio, 14 denunce per estorsioni e una sola per usura? Come si cambia la mentalità in una città dove il prefetto dice che “c'è un atteggiamento culturale che indica una vicinanza con la criminalità e che la forte illegalità è diffusa in tutti i settori, non solo quelli imprenditoriali ma anche quelli della pubblica amministrazione”?
TRA "ARIA DI FOGGIA" E OMERTA'. Come si cambia la mentalità in una città dove il capo della Squadra mobile, Alfredo Fabbrocini, dopo aver pronunciato l'
ormai celebre “aria di Foggia”, non riesce a godersi appieno i suoi successi nelle indagini perché costretto a sottolineare che “a Foggia c'è troppa omertà e poca collaborazione?” Come si cambia la mentalità in una città in cui il capo della Direzione distrettuale antimafia Pasquale Drago, arriva per un vertice sulla sicurezza la prima cosa che ribadisce è “
che a Foggia la criminalità sta tenendo sotto scacco tutte le attività produttive,?” COME NAPOLITANO... Come si cambia la mentalità? Difficile non solo a farlo, ma anche a dirlo. Si cambia innanzitutto con un bell'esame di coscienza. Vi ricordate il discorso di insediamento del suo secondo mandato di Giorgio Napolitano alle Camere? Sputava rabbia e responsabilità contro la classe politica che di rimando, in blocco, lo applaudiva. L'analisi successiva fu sagace: tutti battevano le mani pensando che Napolitano ce l'avesse con quelli dello schieramento avverso. E invece no, Napolitano, come tutte le istituzioni che provano a “svegliare” Foggia, ce l'hanno con tutti i cittadini. Nessuno escluso.
L'ASSOCIAZIONE ANTIRACKET. Perché tutti, evidentemente, abbiamo peccato in qualcosa se la città è quello che è. “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso” recitava una celebre canzone. E 'Foggia siamo noi, nessuno si senta escluso' ribadiamo noi. Ognuno si impegni, nel quotidiano, per non restare indifferente. E, se possibile, uniamo le forze. Per restare in tema, da anni, ad esempio, si parla della nascita di associazione antiracket: dopo molteplici annunci, l'ultimo dei quali
lanciato da Tano Grasso, si scopre che u
n'associazione c'è già, con associazioni di categoria e comitati cittadini che finiscono per litigare su chi debba avere la “patria potestà” sull'associazione. Non può funzionare così e anche le istituzioni e le associazioni di categoria, dopo il grido d'allarme, si pongano una domanda. Non è che le persone non denunciano perché non si fidano neppure di chi dovrebbe tutelarle? Ora però è arrivato il momento in cui Foggia non può più permettersi il lusso di offrire alibi a chi non denuncia o accetta indifferente per sfiducia o paura.