Verso le elezioni/La nuova comunità politica, tra competenze e... incompetenti
Attivista politico, medico, avvocato, imprenditore. Venerdì nella sala Farina, durante l'assemblea pubblica per una nuova comunità politica, i ruoli e le professioni si rincorrevano. E chi si presentava senza 'titoli', lo faceva quasi con imbarazzo marcando il "non sono...". Sarebbe stato bello, però, se qualcuno si fosse presentato semplicemente così: "Sono Tal de' Tali e sono una persona". Può sembrare un'inezia ma rappresenta in realtà la base di partenza di una comunità che si (auto)crea. Non per scimmiottare o imitare l'uno vale uno di grilliana memoria ma semplicemente per riconoscersi come persone.
Se non passa questo messaggio, la comunità parte zoppicante. E il discorso relativo alle competenze, diventata una sorta di parola d'ordine durante l'assemblea, rischia di ritorcesi contro la comunità stessa.
LE SFIDE. Se ci fosse un video integrale della conferenza, andrebbe ripreso e trasmesso l'intervento di Pierluigi Bevilacqua e il suo concetto per cui "chi non gioca perde comunque, mettendosi in gioco si rischia addirittura di vincere". Ma al puntuale discorso del direttore artistico della Piccola Compagnia Impertinente, andrebbe però integrato un concetto: chi sa di un ambito deve parlare, ma deve saper parlare a chi in quel settore è incompetente. E' questa la sfida più ambiziosa, intrigante ma difficile. Esempio in tema: chi fa teatro, deve farsi capire anche da chi il teatro non lo fa ma lo frequenta. Oppure: chi parla di mobilità sostenibile, non deve cedere allo scontro utente fragile/automobilista rivendicando la propria condizione ma approfondire il concetto che la strada sia realmente di tutti, confrontandosi con l'altro.
L'ASCOLTO. Ecco pertanto che il concetto di persone (da leggersi anche: elettori), ritorna. E i gruppi di lavoro tematici dovrebbero avere al proprio interno anche figure "ignoranti" sul tema perchè solo confrontandosi con chi non sa, si riesce a spiegare meglio e a tutti. Evitare, dunque, i circoletti da primi della classe e coinvolgere anche chi si crede inutile alla causa. Nello splendido film di Giulio Manfredonia 'Si può fare', sulle cooperative sociali nate per dare lavoro alle persone dimesse dai manicomi, durante un'assemblea per decidere su come orientare il lavoro uno degli "ex pazienti" ammette: "Non ho idee, nessuna idea, vuoto totale", ricevendo una risposta illuminante: "Grazie. Ammettere di non avere idee è un utile contributo alla discussione".
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