Foggia, la maggioranza non c'è più: il Consiglio Comunale 'boccia' nuovamente il piano Amiu
Non bastano le dimissioni del sindaco Landella, che ieri aveva fatto appello a “evitare i ricatti per il bene della città”, per ricompattare la maggioranza in Consiglio Comunale. La delibera di approvazione del piano finanziario Amiu è nuovamente 'respinta': passa infatti, con 18 voti a favore, la pregiudiziale del consigliere Marasco che giudica illegittima la riproposizione della medesima documentazione a 24 ore dalla prima bocciatura.
LA PROVA DI FORZA. Il sindaco, dimissionario, non è presente. In compenso il Consiglio comunale è quasi al gran completo (assente il solo Sergio Clemente), riconvocato con procedura d'urgenza il giorno dopo la 'bocciatura' del piano finanziario Amiu, provvedimento fondamentale per l'approvazione delle tariffe Tari e del bilancio di previsione che deve farsi entro il 31 marzo. La delibera sottoposta ai consiglieri, tuttavia, non cambia di una virgola rispetto a quella già bocciata il giorno prima con una pregiudiziale di illegittima contabile. Una 'prova di forza' del sindaco che però non funziona. Il punto formale lo pone Marasco: non è prevista dal regolamento la possibilità di presentare lo stesso ordine del giorno e gli stessi provvedimenti a distanza di così poco tempo. La pregiudiziale trova il favore (nuovamente) di 18 consiglieri e certifica la caduta della maggioranza.
LA SEDUTA. Per cercare di ottenere i voti necessari era stato chiamato in tutta fretta a relazionare il direttore generale Antonio Di Biase (nella foto ndr) che tuttavia non riesce a fornire risposte esaustive sulla questione centrale. Si tratta dell'utilizzo, da parte di Amiu, dell'impianto di biostabilizzazione di proprietà del Comune di Foggia dove conferiscono anche altri Comuni, Enti pubblici e privati. Come mai i costi del suo utilizzo devono accollarselo solo i cittadini foggiani mentre dei ricavi ne beneficiano tutti? Di Biase elenca costi e quantità ma non basta. In aula scoppia la bagarre e il presidente Miranda è costretto a sospendere per qualche minuto la seduta. Frizioni soprattutto quando viene chiesto al dirigente Carlo Di Cesare di chiarire se è vero che, diversamente da quanto comunicato da Palazzo di Città, secondo il piano finanziario presentato, la Tari non resti immutata ma aumenti di circa 500mila euro. Di Cesare, dopo qualche reticenza, è 'costretto' ad ammettere l'aumento. Quando la seduta riprende il voto sulla pregiudiziale blocca il provvedimento. Difficile ci sia tempo di approvarlo entro il 31 marzo. L'effetto finale per i cittadini rischia di essere paradossale: se non dovesse approvarsi il nuovo piano si applicherebbero le tariffe di quello precedente senza gli sconti attuati all'epoca. In sostanza? Un aumento della Tari di circa il 10%.
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