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“Non capisco”, il Coordinamento Capitanata per la Pace ricorda Cesare Sangalli con una lettera aperta

A due mesi esatti dalla sua morte Cesare Sangalli, giornalista e responsabile del gruppo di Amnesty International di Foggia, viene ricordato con una lettera aperta dal Coordinamento Capitanata per la pace, di cui faceva parte. Il testo è firmato anche dall'Ambasciata di Pace Palazzo Dogana Foggia e dal Centro Gandhi di Pisa.

LA MORTE. È indirizzata all'ex ministro della Difesa Mario Mauro, con cui Cesare ebbe un aspro confronto, nel dibattito al termine della presentazione, fatta da Mauro, del libro di Papa Francesco "Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace". Confronto nel corso del quale il giornalista cadde colpito da un infarto fulminante.

IL TESTO. “Non capisco”: sono le parole con le quali il giornalista Cesare Sangalli apriva il suo intervento dal pubblico. È il 23.05.22, a Foggia, presso il dipartimento di economia dell’università, ove Mario Mauro, ex ministro della difesa, noto altresì per aver caldeggiato nel 2013 l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 e convinto sostenitore degli armamenti a fini di deterrenza, ha appena presentato il libro di papa Francesco “Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace”.
Deflagrava la contraddizione tra il categorico rifiuto della guerra e delle armi, in specie nucleari, da parte di papa Francesco, e la teorizzazione dell’uso degli armamenti a fini di deterrenza appena ribadita da Mario Mauro. Il giornalista aveva sottolineato l’impegno decennale del papa sul fronte del disarmo, di contro a quello sul fronte pre-bellico del relatore, chiedendogli: «Lei è lo stesso ministro della difesa che nel 2013 compare con la frase “Per amare la pace devi armare la pace e l’F35 risponde a questa esigenza” in uno spot della Lockheed Martin?», «è lo stesso ministro che ha perorato la causa degli F-35?» A segnalare la coerenza dei due percorsi e nel contempo la loro irriducibilità.
Al rilievo politico del giornalista l’ex ministro aveva risposto minacciando querela, mentre Cesare Sangalli si accasciava colpito da infarto fulminante.
Ora noi siamo qui a riproporre le stesse domande.
Ciò che mettiamo in campo, come Cesare prima di noi, è il senso di irrealtà che proviamo quando non abbiamo una spiegazione per ciò che vediamo accadere: una spiegazione coerente per fatti incoerenti. Ci sono aspetti della propria vita che ognuno ha il diritto di proteggere, ma non sono questi. Di certo non le dichiarazioni rese in parlamento, non le circostanze che ci coinvolgono nell'esercizio di una funzione pubblica e politica. Le circostanze, in questo caso, per cui accade che una multinazionale come la Lockheed Martin, con un’organizzazione ed un fatturato spaventosi, inserisca la frase pronunciata in Parlamento dall'allora nostro ministro della difesa in un suo video. L’ex ministro avrebbe potuto e dovuto rispondere. Ma non l'ha fatto. Ha giudicato le domande ingiuriose e minacciato la querela. Ma perché ingiuriose?
Viene in mente l'esclamazione del bambino: “il re è nudo!”, mentre gli altri fanno finta di non vedere. Noi facciamo nostro il desiderio di vedere di Cesare. Facciamo nostri i suoi interrogativi perché, come lui, non vogliamo che alcuno possa pensare di mettere a tacere obiezioni legittime brandendo, come fosse una spada, la minaccia di querela. Perché, ancora, la differenza di sensibilità e/o di punti di vista è cosa diversa dal rifiuto di rispondere in ordine a fatti e circostanze che concernono la sfera pubblica. Perché non c’è mai incontro umano nella chiusura al confronto e così l’amore, invocato dal dr. Mauro a conclusione della sua relazione, non ha testimone. Ma allora a che scopo presentare un libro che rifiuta la guerra senza alcuna incertezza e ambiguità? Forse proprio per neutralizzarlo, rimarcando sempre più nettamente due ambiti, da un lato quello dello spirito, lasciato al papa e alla coscienza individuale, dall’altro quello dei corpi, attribuito ai governi: l’antica scissione patriarcale fondamento di tutte le guerre.

di Sandro Simone


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