Covid-19, resta 'solo' perchè l'intera famiglia è contagiata: al Riuniti la storia commovente di un 13enne affidato alla zia.
È passato in pochi secondi dalla gioia per il risultato negativo del tampone alla preoccupazione di essere rimasto ‘solo’ e di come poter fare visto che è rimasto l’unico negativo al Covid-19 nella sua famiglia.
IL POST. La storia è quella di un ragazzo 13enne ed è stata raccontata con un post su Facebook, divenuto presto virale, dalla dottoressa Paola Caporaletti, responsabile sanitaria del Pronto Soccorso del Riuniti di Foggia. Un racconto, a lieto fine, nel quale la dirigente medica ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza di non sottovalutare i rischi di un ‘virus che non esiste’ così come in tanti insistono ad affermare ma che ha imposto a 'un cucciolo d'uomo di crescere velocemente'.
IL RACCONTO. Di seguito ecco il testo integrale dell’esperienza riportata dalla dottoressa.
Entro nella stanza “bardata”. Comunico il risultato: due positivi ed un negativo. Lui, 13 anni, occhi neri che si arricciano in un sorriso, esclama:”ve l’avevo detto io che non ho nulla! Mi sento come un grillo!”. La felicità dura un attimo. Segue lo sguardo interrogativo e preoccupato...”ed io che faccio ora?”. Rimasto unico negativo in famiglia, gli altri sintomatici ricoverati ( nonno e sorellina compresa) si rende conto che dovrebbe tornare a casa a vivere da solo. Tutti gli altri familiari zii etc sono in isolamento. Respira profondamente gonfiando un poco il petto. Guarda il padre, la sorellina quasi in lacrime e poi, rivolto a tutti, con aria solenne esclama: “ vabbè torno a casa;penserò a farmi da mangiare e poi...” già e poi???????? Io e il padre parlottiamo e dopo una lunga telefonata risolviamo con ospitalità in sicurezza da una zia. Mi segue uscendo dalla stanza salutando velocemente con lo sguardo papà e sorellina; sotto il braccio una busta di carta con poche cose che aveva preso in caso di ricovero.
“Quanti giorni devo stare chiuso in quarantena, quaranta?” No, 14 giorni, dai passano veloci. Che farai?” Risponde “ boh?” “Scrivi quello che ti è successo e cosa provi. Scrivilo e poi tra 14 gg me lo porti. Potrebbe servire anche per i tuoi coetanei, soprattutto quelli che credono che il virus non esista, che non usano la mascherina....” Le sopracciglia corrugate, lo sguardo smarrito, ripete a bassa voce quasi tra se “si, dicono che il virus non esiste....” Si alza e a testa bassa segue l’operatore che lo accompagnerà dalla zia. Prima che esca dalla stanza gli dico:”Ti aspetto fra 14 giorni, vienimi a trovare!” Si ferma, si volta e mi dice un si a bassa voce. Ti aspetto, cucciolo d’uomo che un virus “che non esiste” sta facendo crescere velocemente ....una cicatrice nell’animo per entrambi.
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