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Criminalità nel Foggiano, relazione DIA: “Tra vecchie e nuove alleanze mafiose, il quadro è complesso e instabile”

Un quadro "complesso e instabile". E' la fotografia dei sodalizi criminali in provincia di Foggia, che emerge nell’ultima “Relazione Semestrale DIA” (Direzione Investigativa Antimafia), riferita al 2° Semestre 2019, che approfondiremo su Foggia Città Aperta in più articoli.

L'ATTENZIONE. La questione della criminalità foggiana - si legge nel report - è stata oggetto di una particolare attenzione nel corso del 2019, come attestato, da ultimo, dal Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, riunitosi presso la Prefettura di Foggia, il 23 dicembre 2019, alla presenza del Ministro dell’Interno. Dopo la “strage di San Marco in Lamis” del 9 agosto 2017 e a causa di una serie di eventi criminali accaduti tra il 2018 e il 2019, la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nella provincia è rimasta sempre alla ribalta della cronaca, anche nazionale. A seguito, poi, dell’escalation di atti intimidatori registrata tra la fine del 2019 ed i primi giorni del 2020, il Ministro dell’Interno ha deciso l’invio “di un contingente straordinario di Forze di polizia” e l’attivazione, a Foggia, di una Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia, formalmente istituita il 15 febbraio 2020..In tale contesto - evidenzia la DIA -, la risposta istituzionale si è concretizzata, oltre che in un capillare controllo del territorio e nelle attività info-investigative (con i proficui risultati conseguiti da magistratura e Forze di Polizia), in un’efficace applicazione della disciplina del Codice Antimafia, in particolare in materia di interdittive, nonché in significativi interventi sulle attività degli Enti Locali (tanto che nel corso del semestre in esame sono stati sciolti i consigli comunali di Manfredonia e Cerignola).

GLI EQUILIBRI. Ciò ha indotto le consorterie mafiose, quasi tutte private degli elementi di vertice e fortemente destabilizzate sia sul piano operativo che decisionale, a creare nuove alleanze o rinvigorire quelle già esistenti, rafforzando i legami tra i gruppi delle diverse macro-aree (capoluogo di provincia, Gargano, alto e basso Tavoliere). Per tali ragioni il quadro criminale della provincia risulta particolarmente complesso e instabile. Nella città di Foggia, continua lo stallo tra le tre batterie dei SINESI-FRANCAVILLA, MORETTI-PELLEGRINO-LANZA e TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE, tutte pesantemente colpite dalle operazioni “Decima Azione” (del 2018), “Chorus”898 e “Chorus 2” (rispettivamente del 5 febbraio e 9 maggio 2019), che hanno privato i clan delle figure apicali: attualmente - rimarca la DIA -, risultano detenuti in carcere i boss dei clan MORETTI, SINESI, LANZA, TOLONESE ed i fratelli reggenti del clan FRANCAVILLA, mentre il capoclan dei TRISCIUOGLIO è agli arresti domiciliari per ragioni di salute.

LE ESTORSIONI. Sotto il profilo dell’analisi, come già evidenziato nelle precedenti Relazioni Semestrali, queste inchieste sanciscono un passaggio significativo nell’evoluzione del rapporto estorto-estorsore, che dal tradizionale racket fatto di minacce esplicite e violenze dirette si è trasformato in un modello molto più subdolo ed insidioso, in cui per l’assoggettamento è sufficiente la fama criminale e la forza intimidatrice promanante dal vincolo associativo (c.d. estorsione ambientale). La misura del condizionamento può essere dedotta anche dal fatto che in un processo come quello scaturito dalla citata operazione “Decima Azione”, a costituirsi parte civile in rappresentanza della società civile e degli interessi degli imprenditori taglieggiati siano stati la Regione Puglia, la città di Foggia, la Fondazione Antiracket e Confindustria, mentre, come abbondantemente evidenziato dalla stampa, stride il silenzio delle vittime delle estorsioni.

IN PROVINCIA. Per altro verso, la società foggiana conferma una progressiva azione di espansione verso il Gargano (dove i SINESI-FRANCAVILLA vantano stabili rapporti con il clan LI BERGOLIS, mentre i TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE sono alleati dei ROMITO) e l’Alto Tavoliere (a San Severo per i legami tra i SINESI-FRANCAVILLAed il gruppo NARDINO, da un lato, e tra i clan MORETTI e LA PICCIRELLA dall’altro, e a Orta Nova per lapresenza dei TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE). L’influenza dei MORETTI nel sanseverese è stata comprovata dalla sentenza emessa nei confronti del capoclan, figura storica della mafia foggiana, condannato unitamente ad altri tre sodali, in quanto ritenuti colpevoli, tra l’altro, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di un imprenditore di San Severo. Trai condannati compare anche il capo del gruppo LA PICCIRELLA, a sua volta ritenuto elemento di vertice della criminalità organizzata dell’area di San Severo, ma nel procedimento penale in esame giudicato quale partecipe della società foggiana. Tali collegamenti sono stati confermati dall’operazione “Hydra”, eseguita nel semestre in esame e nata proprio da approfondimenti investigativi sui legami tra i MORETTI-PELLEGRINO-LANZA e soggetti del sanseverese, in particolare un imprenditore operante nel settore dei rifiuti e uomo di fiducia del capoclan LA PICCIRELLA.

AFFARI FUORI DALLA PUGLIA. Fuori Regione, oltre ai rapporti con ‘ndrangheta e camorra, è conclamata la presenza della società foggiana in Abruzzo, Molise e Marche, nonché in Lombardia. Il 21 ottobre 2019, in provincia di Milano, in ottemperanza ad un ordine di esecuzione pena, è stato tratto arresto un cerignolano ritenuto il referente lombardo di un gruppo criminale contiguo alla batteria SINESI-FRANCAVILLA, che si occupava per conto del sodalizio pugliese dell’approvvigionamento di grossi quantitativi di stupefacenti. Il pregiudicato era stato arrestato, nel 2014, nell’ambito dell’operazione “Gold&Camel”, indagine che aveva appunto comprovato traffici illeciti anche nelle Marche e in Molise, dove il gruppo organizzava plurime cessioni di partite di sostanze stupefacenti nei confronti di una diffusa clientela.

di Redazione 


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