Il Dopoguerra e il Treno dell'Amicizia a Foggia, con 5 vagoni pieni di viveri/CRONACHE DAL PASSATO
La rubrica a cura di Salvatore Aiezza
A cavallo dei mesi di novembre/dicembre del 1947, anche Foggia fu interessata da una gigantesca iniziativa umanitaria, la prima di tal genere dalla fine della guerra, in favore delle popolazioni e degli Stati europei vittime degli eventi bellici. L’iniziativa rientrava nel più ampio piano di aiuti che prendeva il nome di “piano Marshall”. Ma vediamo dei dettagli cosa avvenne in quei giorni. Con il rientro nei luoghi di origine dei soldati alleati, il nostro Paese si trovò a dover fronteggiare, da solo, l’enorme disagio e lo stato di povertà che anni di duro conflitto avevano provocato. Gli Stati usciti vittoriosi dalla guerra avviarono subito piani di aiuti: sia per la ricostruzione di gran parte delle grandi capitali, ma anche di piccole città che, come Foggia, subirono i terrificanti bombardamenti, che per le popolazioni civili, costrette a razionare anche i beni di prima necessità. I “piani” di intervento prevedevano, come noto, l’invio di una gran quantità di beni per soddisfare le esigenze dei cittadini, ma, soprattutto, cospicui aiuti economici. Tra tutti si ricorda Il piano Marshall che fu quello più famoso: importante ( e ricco!).
IL TRENO DELL’AMICIZIA. In realtà tutti sappiamo come questi interventi avessero quale scopo primario quello “politico”, al fine di instaurare buoni rapporti tra USA ed Europa e di sostenere e favorire i vari movimenti popolari-democratici presenti nei Paesi europei. Tra i tanti aiuti “umanitari” che giungevano d’oltreoceano, uno, in particolare, è ancora oggi presente nella memoria di molti anziani: “Il Treno dell’Amicizia”. L’iniziativa umanitaria, ma anche dalla forte valenza politica, fu ideata e voluta da un giornalista americano: Andrew Russel Pearson. Questi, forte del seguito che aveva sia sui giornali che alla radio, nel 1947, lanciò un messaggio che venne raccolto e rilanciato da moltissimi media per la raccolta di viveri di ogni genere da inviare in Europa. Famiglie, scuole, chiese, aziende e diverse organizzazioni risposero con i contributi e così Pearson raccolse una grande quantità di generi alimentari offerti dal popolo americano e organizzò un convoglio che avrebbe dovuto raggiungere la Francia e l’Italia, Paesi destinatari degli aiuti. Il treno dell’amicizia partì da Los Angeles il 7 novembre del 1947 e il viaggio durò 11 giorni: da Los Angeles, California, procedendo attraverso il Nevada, Utah, Colorado, South Dakota, Wyoming, Nebraska, Iowa, Illinois, Indiana, Ohio, Pennsylvania, New Jersey, e, infine, New York, dove giunse il 19 novembre del 47, raccolse generi vari e viveri per oltre 40 milioni di dollari. L’evento ebbe grande seguito in America, tanto che a New York venne celebrato con una grande festa e sfilata.
LA NAVE. Il “Treno dell’Amicizia”, un Boxcar 700, portava cibo, medicinali, vestiario e combustibile. Giunse in Francia il 18 dicembre del 47: all’approssimarsi delle feste natalizie, scelta come data proprio per trarne la maggior visibilità. In Italia, poiché gli aiuti viaggiavano via mare su grosse navi, queste vennero fatte attraccare in più porti e poi caricate su speciali treni che prendevano appunto il nome di “Treno dell’Amicizia”. la nave più imponente e importante, anche perché vi viaggiava la rappresentanza americana, era l’Experia, che fece il suo ingresso nel porto di Napoli, accolta da una immensa folla. Dalla nave, dopo l’accoglienza dell’ambasciatore Dunn; di Mr. Pearson e altri rappresentanti americani, vennero scaricati i viveri e caricati sul treno, che percorse tutta l’Italia, effettuando soste in tutte le stazioni delle città più importanti ove venne accolto da “folle entusiaste e manifestanti riconoscenza verso l’America”, come raccontano le cronache dell’epoca: non mancavano comitati di accoglienza e, ovviamente la presenza, in prima linea dei politici e autorità civili , religiose e militari del luogo. L’arrivo del treno era, ovviamente preceduto da grande pubblicità, il tutto non slegato da opportunità politiche di favorire il crescente consenso verso il Fronte popolare di De Gasperi.
LA FOLLA. Il treno dell’amicizia giunse a Foggia subito dopo la befana del 1948 “ in una stazione affollatissima, come mai la si era vista in precedenza”. I giornali dell’epoca, come era naturale, diedero molto risalto all’evento. In particolare soffermandosi sull’arrivo del convoglio umanitario . Il Corriere di Foggia del 19.1.48, lo ricordava così: “Il treno dell’Amcizia è stato salutato , sabato, alla stazione ferroviaria da una spontanea, commovente e imponente manifestazione del popolo”. Tanta era la folla che stentava ad essere contenuta anche dal servizio d’ordine. Erano presenti tutte le Autorità: Dal Prefetto: Dr Donadu, al Questore Mendola, il Vescovo , Mons. Farina, il Vice Presidente della deputazione provinciale, Colaminè, il Proc. Della Repubblica Rennis e tutte le alte cariche militari. Il treno giunse a Foggia alle 15 precise. Il “cerimoniale” prevedeva la salita sul vagone centrale del treno, che era scoperto, delle maggiori Autorità, per il saluto di rito agli organizzatori e il discorso della rappresentante del North American Newspaper Alliance: Miss Hume e quello del rappresentante dell’organizzatore del treno, Pearson, Comm Giulii e infine quello di Mons Carrol-Abbing per l’American Relief for Italy. Dopo i discorsi, all’interno della sala centrale del fabbricato della nuova stazione in via di costruzione, si tenne l’esibizione di gruppi e balli folcloristici e l’offerta di prodotti vinicoli locali agli ospiti americani. A Foggia vennero destinati ben 5 vagoni di ogni qualità di viveri, per quasi 200 quintali, prima che il treno riprendesse la sua marcia alla volta di Bari.
IL TEMINAL. Ma quel novembre del 1947 fu mese di altre importanti discussioni in seno alle amministrazioni locali; erano trascorsi due anni dalla conclusione degli eventi bellici e si stava ricostruendo e, con la ricostruzione piovevano tanti soldi e occorreva determinare e approvare progetti di risistemazione, ricostruzione e riqualificazione della città e dei suoi più importanti monumenti , strade e uffici. Così i giornali del tempo erano pieni di editoriali, fondi, notizie e interventi che peroravano ora l’una ora l’altra opera. Urgente era, per esempio, ritenuta la ricostruzione della nostra stazione ferroviaria, completamente distrutta dalle bombe dell’estate del 43 e le strade del centro più importanti : in primis Viale XXIV Maggio e il piazzale della stazione, destinato ad essere percorso da un gran numero di carrozze a cavallo, autovetture e soprattutto le circolari e le autocorriere : urbane e suburbane. Così si iniziò a parlare insistentemente della costruzione di un terminale per le autocorriere; una sorta di “terminal” in pectore, rispetto a quello attuale, che servisse a decongestionare ( pensate un po’ se ne parlava 70 anni fa… quando si dice la lungimiranza!) la città e il centro dalle “troppe” corriere che provenivano dalla provincia e liberare così il piazzale della stazione. Altro argomento molto in voga in quei giorni (e sul quale torneremo con una rubrica dedicata) era quello della “destinazione” urbanistica della Villa Comunale e del suo splendido Pronao che, come noto, a molti, per buona parte degli amministratori locali del tempo, ma anche parte dei cittadini, doveva essere destinata all’abbattimento ed alla costruzione al suo posto di una mega galleria con alberghi e negozi..! Insomma una “fissa” questa dei centri commerciali dei nostri politici.
IL FOGGIA. Il calcio, invece, in quel 1947 era relegato a poche righe in quarta pagina. I rossoneri navigavano ancora nelle serie minori. Il campionato di serie C al quale il Foggia, insieme all’Incedit,, allora divise, partecipava nel girone S della Lega Interregionale, prese avvio, con ritardo, proprio il 12 novembre del 47. Si giocava a San Ferdinando di Puglia, campo neutro, in quella Domenica di novembre il Foggia ne suonò 4 al Barletta , mentre l’Incedit prese un bel pareggio, 0-0 su quel di Molfetta. Due le reti per tempo, dei rossoneri Cataldo e Nicol: la coppia-gol, stese i cugini barlettani con due doppiette a testa. Inutile sottolineare che, come oggi, anche allora, complice ovviamente la vicinanza del comune ofantino a quello foggiano, furono centinaia i tifosi foggiani che sostennero i satanelli. (Salvatore Aiezza)
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