Stampa questa pagina

Cut teatro, il caos dentro ‘Kaos’ LA RECENSIONE

Intensa interpretazione di Stefano Tornese

La storia di un attore che rimane imbrigliato nei personaggi che interpreta: è la trama di ‘Kaos’, lo spettacolo ideato dal foggiano Gianluca Tornese, che racconta la vita di Heath Andrew Ledger, attore australiano di fama mondiale prematuramente scomparso nel 2008, in circostanze ancora dubbie. Lo spettacolo, organizzato e promosso dal Centro Universitario Teatrale - CUT Foggia, si inserisce all’interno della stagione “Cultura e passione” presso il Piccolo Teatro.

IN SCENA. La rappresentazione prende il via nel buio e attraverso una scenografia minimalista, creata ad hoc da Filippo Sarcinelli e gli ‘eVersivi’, fatta da oggetti di scena da indossare un po’ alla volta, e le musiche originali di Marcello Strinati e Wadir Marchesiello, conduce lo spettatore alle luci della ribalta. Luci che sono fatali per il protagonista della storia, che è sempre lo stesso ma che si perde nella psicologia dei ruoli che interpreta, tutti decisamente borderline, finendo per assumerne le caratteristiche fisiche e psichiche, fino a giungere alla perdita completa di senno interpretando il ruolo dello psicopatico per antonomasia, quello di Joker.

MAGISTRALE INTERPRETAZIONE. ‘Kaos’ si regge su un monologo in un solo atto, magistralmente interpretato e diretto da Stefano Tornese, che di ruoli ne articola ben cinque, passando in rassegna tutti i più grandi personaggi rappresentati da Ledger nel corso della propria vita. L’intento è quello di mettere a nudo la grande fragilità dell’attore stesso e le trappole in cui si imbatte, finendo per essere ognuno dei personaggi delle proprie storie.

IL CAOS. L’idea di fondo non è male, lo spettacolo è incalzante e tiene col fiato sospeso chi lo guarda, ma l’intreccio tra i ruoli è troppo fitto ed è rivedibile la gestione secondo i tempi teatrali. Ne viene fuori un’immagine confusa, assordante e forse ingenua di quella che è la vita di uno dei più grandi attori contemporanei. Se il fine ultimo era presentare la vita di Ledger come un grande caos, il fine è stato raggiunto. Se, invece, l’idea era dare un senso, mettere in ordine quel ‘Kaos’, il punto di arrivo è ancora lontano. ‘Kaos’ si connota così come un ibrido, un esperimento da mettere a punto, un buon punto di partenza per una prossima idea teatrale.

Bianca Bruno

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload