“Meglio soffrire per poi gioire, che illudersi per poi morire”. Campeggiava dietro la porta sotto la curva Sud, con il Foggia in Serie A. Più che uno striscione, un principio di vita. Talmente celebre da essere rievocato a distanza di anni anche da Gigi Buffon, che durante gli scorsi Europei lo citò per sintetizzarne il proprio stato d’animo.
“Meglio soffrire per poi gioire, che illudersi per poi morire”. Campeggiava dietro la porta sotto la curva Sud, con il Foggia in Serie A. Più che uno striscione, un principio di vita. Talmente celebre da essere rievocato a distanza di anni anche da Gigi Buffon, che durante gli scorsi Europei lo citò per sintetizzarne il proprio stato d’animo.
CITTÀ SENZA CRITERIO. Poesia allo stato puro, a cui spesso ci ha abituato la tifoseria rossonera. Che negli ultimi tempi, però, non ha disdegnato qualche capatina extracalcistica. E così, quello che accade in città – politica ed emergenze comprese – finisce immediatamente su qualche panno da esporre allo stadio. L’ultimo, in ordine di tempo, recitava così: “A voi 200 mila euro di premio, a noi una città senza criterio. Vergogna”. Difficile sbagliarsi sui destinatari, quegli ormai celebri dirigenti del Comune che hanno invaso anche le cronache nazionali, per la polemica sui super bonus da “primi della classe”.
BABBO NATALE E AMICA. Sdegno e rabbia, ma anche ironia e sarcasmo. Prima della pausa, infatti, nella gara contro il Pomigliano la stessa curva ha issato uno striscione eloquente: “Per Foggia più pulita… Babbo Natale nell’Amica?!”. Altro che Amiu, Scaf, Smat e compagnia bella. La vera soluzione all’emergenza dei rifiuti l’avevano trovata loro sugli spalti (e lo spunto è diventato anche un
cortometraggio).
NOI SENZA GRADONI… Ha scelto messaggi più diretti la Curva Nord, che durante la diatriba legata allo stadio (che è costata a inizio stagione due gare a porte chiuse), hanno forzosamente abbandonato lo Zaccheria, trasferendosi sui muri della città. “Se fosse un ipermercato, lo avreste già condonato” ammoniva uno striscione provocatorio, riprendendo il patetico rimbalzo di responsabilità che portò all’inagibilità dello stadio. “Noi senza gradoni, voi senza coglioni” e "Negarci di vedere la partita, ultimo atto di una città fallita" era invece un atto d’accusa inconfondibile, lasciato tra Palazzo di città e la Prefettura.
CALCIO E VITA QUOTIDIANA. A questi più polemici vanno aggiunti anche striscioni di solidarietà e celebrativi di lutti che hanno scosso la città – solo per citare gli ultimi esempi, le dediche a Franco Mancini, Vittorio Nocera e le vittime di viale Giotto – ma sarebbe troppo riduttivo sintetizzare il fenomeno con il concetto della politica che entra nello stadio. Qui, in realtà, c’è una fetta di tifosi, che sveste questo abito e si impadronisce nuovamente del concetto di “cittadinanza”. Esprimendolo nella forma più semplice, immediata, consona e comprensibile: uno striscione. Perché per qualche minuto a settimana può anche accadere che non sia il calcio a entrare nelle vite delle persone, ma esattamente il contrario.