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Quel che resta di Bari-Foggia…

Il commento di Antonio Di Donna

Qualche tempo fa, i Negrita si chiedevano quale rumore facesse la felicità. Ben altri, viene da pensare, in senso assoluto. Perché è di calcio che si sta parlando e perché è bene tenere al guinzaglio la smaniosa inerzia della retorica. Pur in un contesto di coinvolgente entusiasmo. Ma cosa resta di questo 9 agosto, quello sì, quello è lecito chiederselo, ora che l'adrenalina è smaltita e che si è più lucidi nelle analisi.

LE VITTORIE. Resta che il Foggia batte il Bari a casa sua per la terza volta nelle ultime quattro occasioni. Al San Nicola, negli ultimi 23 anni hanno perso solo i satanelli di Catuzzi nella domenica in cui l'arbitro Nicchi fu un fattore, quasi quanto i tre gol che vivacizzarono quella contesa.

I RICORDI. Resta, pure se si tratta di Coppa Italia, che la testa di Gigliotti e il perentorio taglio di Floriano si accomodano nella videoteca dei ricordi più belli, andando a fare compagnia al siluro di Shalimov, alla maglia strappata del suo connazionale Kolyvanov, alla punizione di Matrone e al guizzo di Di Michele.

IL PULLMAN.Resta che il 9 agosto si strombazza per strada e quest'anno non ci sono i mondiali, resta che non c’è parcheggio alle due del mattino in via Gioberti. Restano i riflettori accesi e più di mille persone sveglie e con gli occhi spalancati in uno stadio in cui non si gioca una partita e l'evento clou è un pullman che ha da poco mollato l'A14.

LA SQUADRA. Resta un dominio, quello del secondo tempo, per certi versi imbarazzante nella sua oggettività. Resta una squadra che non si disunisce quasi mai, che pare recitare un copione con una diligenza che si fa beffe dell'ambiente, della categoria e dei valori tecnici di chi calca il manto erboso di uno stadio che è la casa di una squadra che, dicono, sia stata concepita per il ritorno in serie B.

DE ZERBI. Resta la mentalità di un allenatore quasi si disinteressa del gioco che prosegue e "si mangia" l'ottimo Miguel Sainz-Maza quando, sul 2-0 e al limite dell'area avversaria perde un pallone che innesca il contropiede che riapre una partita che ha praticamente già detto tutto. Per De Zerbi, il calcio pare essere scienza pressoché esatta. In quel frangente, ha dato l'impressione di essere quello che già sapeva, cosa sarebbe accaduto da lì ai successivi venti secondi. Dalla tribuna è curioso pure "pizzicarlo" negli attimi in cui pare "telecomandare" la rimessa in gioco di Antonio Narciso, aspettando che si allarghino gli esterni ed infischiandosene degli avanti avversari a ringhiare, in due o in tre, nel pressing alto.

LA TESSERA.Resta, e deve restare, il pre-partita. Tutto quello che è accaduto in settimana. Senza stare troppo a guardare l'inadeguatezza di certe espressioni, e senza considerare che il ruolo di chi le ha adottate è un'aggravante, il dato vero è uno. La delegittimazione istituzionale di un provvedimento che le istituzioni stesse hanno adottato. Hanno deciso che per guidare un'auto serve la patente. Poi hanno stabilito che di quella patente puoi farne al massimo un ventaglio, se ci sono strade pericolose. Sarebbe interessante capire se i ministri, gli osservatori, i questori, i prefetti ritengono che la tessera del tifoso abbia risolto il problema. Resta da capire se Bari-Lecce, Foggia-Barletta, Ternana-Perugia (senza scomodare i Lazio-Roma o gli Atalanta-Brescia) presentino o meno gli stessi presupposti di pericolosità. E che quindi, i rispettivi "settori ospiti" restino deserti come ieri. Ma senza sindrome da vittimismo, semplicemente per capire come funziona. Sempre che per primo, l'abbiano capito quelli che hanno legiferato.

IL DS. Resta che Di Bari ha ottime chances di non averne sbagliata una neppure stavolta, pure se il budget stavolta diminuiva i margini di errore (discorso comunque sempre relativo).

IL VERONA. Restano tante cose della notte del San Nicola. Finisce che l'ultimo dettaglio è che tra qualche giorno si torna in campo. A sfidare Toni, Pazzini. Con la consueta sfrontatezza e, forse, con la lucidissima incoscienza.

IL PARCHEGGIO. Resta che tra pochi giorni è 19 agosto. E tre anni fa, di questi tempi, c'era Termoli-Foggia. Permettete allora che, la gente che era in Molise quella sera del 2012 ora ascolti, non il rumore della felicità (perché, si diceva, sempre calcio è). Ma un frastuono bellissimo, che ti piglia lo stomaco e che non ti fa trovare parcheggio. A Via Gioberti, la notte del 9 agosto. Alle 2 del mattino.
Antonio Di Donna

di Redazione 


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