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Detenuti e riabilitazione, c’è solo una strada: il lavoro (anche in carcere)

L’esito del dibattito al workshop dell’UIEPE di Foggia

Il lavoro come strumento di riabilitazione in rapporto alla comunità di riferimento; le difficoltà nel definire i percorsi di inclusione sociale e il valore della promozione della cultura della legalità. Questi alcuni dei temi affrontati nel corso del workshop “Il lavoro ri-abilita. La comunità ri-accoglie? Germogli di opportunità in Capitanata per soggetti in conflitto con la legge”, organizzato dall’UlEPE, Ufficio locale di Esecuzione Penale esterna di Foggia, in collaborazione con il CSV Foggia e con il sostegno della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia.

I PARTECIPANTI. Un’iniziativa importante e formativa che ha avuto luogo nella giornata di ieri, 29 ottobre, e che ha posto l’attenzione sui modelli di ri-abilitazione dei progetti “Riscatto Sociale” di Aranea e “Ciascuno cresce solo se sognato” di Pietra di Scarto. Dopo i saluti di Roberto Lavanna, membro del CdA della Fondazione, è intervenuto Pietro Fragasso, presidente della coop. Pietra di Scarto di Cerignola, che ha raccontato, anche attraverso la testimonianza di Franco, Gianluca e Giovanni, il progetto di filiera equa e solidale del pomodoro. A seguire, Vincenzo Pacentra del Consorzio Aranea, insieme con Loredana, Giovanni e Oronzo, ha illustrato il percorso di crescita di “Riscatti sociali – lotterai, l´otterrai, lo terrai”.

IL LAVORO, UNICA STRADA. Al centro del dibattito, la speranza per i soggetti che sono entrati in conflitto con la legge di guardare al futuro, di credere nella possibilità di rifarsi una vita dopo la conclusione della pena. La scommessa – da quanto è emerso dai lavori - è dare a ogni ristretto ed ex detenuto un ruolo, una prospettiva; costruire un percorso di reinserimento nella società. La strada? Una sola: il lavoro. “In alcuni Istituti Penitenziari si realizzano prodotti di qualità a costi contenuti: dobbiamo costruire percorsi simili anche in Capitanata. Ogni detenuto che vuole lavorare deve poterlo fare, perché solo così si fa vera prevenzione, solo così si costruisce una società più sicura”, ha evidenziato il procuratore Vaccaro, intervenuto durante l’incontro.

LA DETENZIONE COME SVILUPPO. Stando a quanto è emerso durante la giornata, appare netta la convinzione che non è corretto pensare che il detenuto debba passare il tempo solo aspettando la libertà. “La detenzione – si legge nel comunicato inviato – rappresenta un periodo della vita da utilizzare per crescere, uno sviluppo a cui tutti devono contribuire, ciascuno per la propria parte. Questo l’impegno assunto dai presenti”.

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di Redazione 


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