Diplomi falsi, Marinacci e il figlio scelgono di non rispondere davanti al GIP
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere l’ex deputato Nicandro Marinacci e suo figlio Vincenzo nell’ambito dell’inchiesta sulla fabbrica di falsi diplomi in particolare per operatori socio sanitari. Stessa scelta compiuta dall’altro indagato Roberto Melchionda.
LE ACCUSE. I due politici – Nicandro, ex deputato e sindaco della cittadina di San Nicandro Garganico e il figlio Vincenzo, consigliere comunale nello stesso paese – sono accusati di aver messo in piedi un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di decine di reati di truffa, falsità ideologica e materiale in atti pubblici (posti in essere anche mediante induzione in errore di pubblici ufficiali) e contraffazione ed uso di sigilli dell’Unione Europea, della Repubblica Italiana, della Regione Campania ed altri enti pubblici. L’inchiesta è nata da alcune denunce presentate dalle persone truffate. Lo scorso mercoledì Nicandro è stato rinchiuso in carcere, il figlio Vincenzo è stato posto ai domiciliari così come Roberto Melchionda.
LA RICHIESTA DEL LEGALE. Al termine dell’interrogatorio di garanzia Il legale di Nicandro Marinacci, Antonio Vigiano ha annunciato la richiesta di scarcerazione: “Allo stato dell’arte i miei assistiti hanno ritenuto di non rispondere alle domande del gip. Intanto - ha aggiunto l’avvocato - abbiamo presentato istanza di sostituzione della misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari. Non riteniamo sussista il pericolo di inquinamento delle prove, anche per la quantità immanente di materiale probatorio, così come quello della reiterazione del reato. Il mio cliente ha peraltro diverse patologie mediche”.
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