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Foggia, il Covid non ferma le nuove aperture: all'ex Saicaf la "Dolce Vita" della famiglia Pietradura

Una storia d’amore e passione per la pasticceria. E' quella della famiglia Pietradura che inizia nel lontano 1942: Luigi, durante la guerra, comincia a lavorare come garzone al “bar Norge”, famoso per il suo gelato artigianale e la sua cioccolata in tazza. La vita di questa città di provincia gli sta stretta e la voglia di conoscenza e crescita sul piano professionale guidano i suoi passi fino Roma dove nel 1950 inizia a lavorare in una prestigiosa pasticceria. L’artigiano cresce e dopo un solo anno vince il premio come miglior pasticciere con una torta che diventa una tradizione tramandata ai figli: il “gateau mariage”. Il premio consiste in un viaggio che lui intraprende sulla nave Raffaello dove conosce quella che diventerà sua moglie. A Bogotà, dove raggiunge la sua futura sposa, apre una pasticceria italiana e vi rimane quindici anni. Nel frattempo l’Italia ripresasi dalla guerra vive, nei primi anni sessanta, il suo boom economico e Luigi decide di ritornare a Foggia, sua città natale, dove apre il suo primo bar-pasticceria. Dopo un paio di aperture e chiusure trova la stabilità con l’apertura del “Bar Pasticceria San Carlo” di via Marchese De Rosa. Una pasticceria artigianale che unisce tradizione e qualità. I figli frequentano il laboratorio e imparano dal grande artigiano del dolce i segreti carpiti nei suoi viaggi tra Italia, America e Spagna.

TRA SCUOLA E APERITIVI. Solo Vincenzo seguirà le sue orme mettendosi in proprio aprendo il suo bar-pasticceria, il Dolce Vita che dal 1993 è meta di tanti studenti delle scuole del circondario di via Volta e dei cosiddetti Giardini di piazzale Italia, tutti conoscono Vincenzo, per gli amici Enzo, e i suoi famosi cornetti. Un rito, un appuntamento fisso tra pause caffè e aperitivi all’uscita di scuola. 

L'ACCADEMIA. Una vita di sacrificio e abnegazione, di passione e coraggio quella di Enzo che trasmette anche ai figli Luigi e Giorgio, quest’ultimo decide di frequentare l’Accademia di Iginio Massari, il grande Maestro Pasticciere Italiano conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, e rimane diversi mesi a Brescia. Viene selezionato per effettuare un corso presso la pluripremiata “Pasticceria Veneto”. Lavora gomito a gomito con il “maestro” che ne apprezza le doti.  La tradizione della pasticceria continua accompagnata all’innovazione, si sperimentano nuove tecniche mantenendo alti standard qualitativi.

SPIRITO D'INIZIATIVA. Poi, la decisione di ingrandire l’attività per dare spazio ai giovani di esprimersi. Decidono di rilevare un locale chiuso ormai da tempo che ospitava un altro bar storico della città un tempo torrefazione: il Gran Caffè Saicaf  Un’inversione di tendenza, un atto di fiducia anche per la città e i suoi cittadini. È l’amore per le proprie radici e la tenacia di chi cerca di non scappare e cambiare le cose altrove che li trattiene. Cercare di creare nuove opportunità con spirito d’iniziativa nella propria terra anche quando questa appare respingente. È una decisione non facile quella di Gigi e Giorgio: andare via o restare? La stessa che accomuna molti ragazzi e anche a loro pensano offrendo un posto di lavoro. Sono sei attualmente i giovani dipendenti a cui viene data la possibilità di formarsi e crescere in questo settore.   Gigi e Giorgio hanno scelto di restare, di dare e darsi nuove chance e offrire la loro arte. Hanno deciso di aprire in un momento difficile, ma è pur vero che se si aspetta il momento giusto per mostrare coraggio, quello non arriverà mai. 

IL CORAGGIO DI SPERARE.  La pandemia ha portato con sé dolore e incertezza del futuro. Nonostante l’insicurezza accompagnata dalle continue chiusure e limitazioni degli orari in lockdown, Vincenzo, Luigi e Giorgio hanno trovato il coraggio di osare, di guardare a quell’orizzonte oltre le nubi nere che si erano addensate sul destino di tutti. L’apertura di un nuovo locale bar-pasticceria, di un nuovo Dolce Vita, in corso Garibaldi, è un messaggio di speranza e rinascita per una città che è saltata agli onori della cronaca solo per episodi di malaffare e corruzione. Un sogno realizzato nonostante le avversità, un sogno che dura da settant’anni con un tradizionale passaggio del testimone per una Foggia da bere e da mangiare.

Cinzia Rizzetti

(Articolo realizzato all’interno del laboratorio di giornalismo & scrittura creativa con Foglio di Via, sito partner di Foggia Città Aperta, presso il “Centro Diurno Il Dono”, finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese).

di Redazione 


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