“E’ santo. E ci avanza pure il resto”. Nessun lapsus. Don Fausto Parisi lo ripete come un intercalare. Durante la celebrazione della messa, nel corso dell’omelia, prima della benedizione finale. Anche se non è neanche iniziato il processo di canonizzazione per farlo diventare almeno Beato. Ma c’è poco da dire: don Antonio Silvestri è “un Santo”. Perché “aveva capito che la cosa più importante è l’incontro con Gesù Cristo, con l’Eucarestia, con un occhio sempre attento verso gli altri, verso la città, verso chi ha bisogno”. Per l’assistente ecclesiastico del Comitato per la Beatificazione di don Antonio Silvestri, le azioni solidali e concrete portate avanti dal sacerdote foggiano che ha vissuto a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, hanno il sapore della Santità.
APRIRE GLI OCCHI E don Fausto Parisi lo ricorda durante l’omelia della messa celebrata nella chiesa di Sant’Eligio, in un giorno non casuale, il 17 gennaio, in occasione della nascita di don Antonio Silvestri avvenuta il 17 gennaio 1773. Un’omelia che conclude il triduo di celebrazioni e commemorazioni in onore del sacerdote foggiano che aveva già la ‘capacità di fare miracoli’. Perché “aveva aperto gli occhi in una città devastata dai poveri che non venivano curati da nessuno”. Ma lui “aveva visto che c’erano dei problemi e decise di non stare a guardare”. Poveri, derelitti, prostitute. Proprio per le meritrici di quel tempo, “per toglierle dalla strada, decise di costruire il Conservatorio del Buon Consiglio al fine di liberarle, di accoglierle. Ricco della sua forza e ricolmo di Gesù – ricorda don Fausto – si è dato da fare per aiutare gli altri, fino a morire di colera, come gli ammalati che curava”. Di qui, l'invito alla comunità foggiana ad "aprire gli occhi, a guardarsi intorno, a dare concretezza con le azioni alle preghiere"
IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE Eppure, come rileva anche Roberto Papa, del Comitato per la Beatificazione e della Confraternita Sant’Eligio che hanno organizzato il triduo di preghiera, la figura di don Antonio Silvestri è ancora poco conosciuta in città. Anche per questo, ogni anno, nei giorni in cui si ricorda la nascita del sacerdote degli ultimi, da sei anni promuovono momenti di riflessione e di approfondimento sulle sue opere di solidarietà e carità. Ed anche Papa quando parla di don Antonio Silvestri usa l’espressione “Santo”. E lo stesso fa Francesco Andretta, che dopo aver guidato la presidenza della Fondazione Banca del Monte, è entrato a far parte del Comitato per favorire la conoscenza del sacerdote nella comunità foggiana e sostenere il processo di canonizzazione che nel corso degli anni, per via della morte dei vari postulanti è sempre stato interrotto. Ma anche perché quella di don Antonio è una causa difficile da portare avanti perché negli anni si sono susseguite l’Unità d’Italia, la prima e la seconda guerra mondiale. Inoltre, per i tecnici della Curia romana è una causa difficile perché don Antonio Silvestri ha scritto poco, non si trova il corpo e manca un archivio storico. Ma da oggi l’attività del Comitato di Beatificazione si concentrerà proprio su questi aspetti, per ricostruire la sua storia, la ricerca dei documenti e di elementi che possano farlo proclamare Santo, o almeno Beato, quanto prima. Anche se a Sant’Eligio è già santo per i fedeli che hanno partecipato al triduo in suo onore.