Meno cantieri, meno imprese attive, conseguenza: un quarto dei posti di lavoro nel settore edile in Capitanata andati persi negli ultimi quattro anni. L’allarme lo lancia la Fillea Cgil di Foggia, “e le prospettive per il 2013 non sono meno drammatiche”, afferma Giovanni Tarantella, segretario generale della Federazione dei lavoratori delle costruzioni. E se in Italia il comparto dal 2009 ha visto bruciare 120 mila posti di lavoro, che diventano 500 mila se si sommano edilizia e aziende che producono materiali da costruzione, i numeri non sono tanto diversi per la provincia di Foggia, “immersa in un contesto di crisi dove una attenta lettura dei dati ci dice di un forte ridimensionamento in termini di investimenti sia pubblici che privati. Stime dell’Osservatorio della Cassa edile di Capitanata – afferma Tarantella - indicano che dal 2008 ad oggi il numero di cantieri si è ridotto del 20%, del 16 % il numero imprese, del 24% degli addetti, specialmente giovani, con l’effetto di un invecchiamento del settore”.
USCIRE FUORI DALLA CRISI - Per la Fillea, quindi, quello delle costruzione è un settore che “non potrà più avere le caratteristiche e lo sviluppo solo quantitativo del passato e necessitano pertanto di nuove strade basate sulle qualità della produzione, sull’utilizzo di nuovi materiali, sulla messa in sicurezza del territorio e degli edifici, su opere di riqualificazione delle aree urbane, di efficienza energetica degli immobili, di opere pubbliche utili e strategiche. Il tutto per evitare – afferma Tarantella - che il nostro territorio sia affetto da fenomeni di illegalità e da emigrazione, specialmente dei giovani, oggi, i più colpiti dal processo di espulsione dal lavoro”. Di conseguenza, “occorre sostenere e dare ossigeno al settore soprattutto in una provincia come la nostra dove per la sua dimensione il comparto riveste un ruolo strategico”. Da qui la necessità di accelerare “la cantierizzazione di opere già finanziate e lavorare a interventi e progetti per i quali vi sono fondi a disposizione. Nello stesso tempo ci aspettiamo una svolta importante sul versante della sulla qualità, innovando il know how per non restare vincolati a un mercato abitativo saturo. Ed elemento cardine di questo processo non può che essere il lavoro: formato, sicuro, legale”.
IL COMPARTO DEL LEGNO - Ma oltre a quello edile la Fillea evidenzia che a pagare dazio alla recessione è anche il comparto dellegno. “Ad esempio il comparto artigianale del legno, soprattutto in alcune delle zone della provincia a forte vocazione storica come quella di San Severo, ne esce fortemente ridimensionato. Per non parlare della crisi di due grandi industrie come Inside e Bellaria, che hanno portato solo loro alla perdita di circa 200 posti di lavoro in capitanata. Si tratta di vicende che raccontano sì la drammaticità della crisi ma anche dell’incapacità di ristrutturarsi e riorganizzarsi da parte del sistema delle imprese”. A questo si aggiunge la crisi strutturale del laterizio che colpisce in particolare la zona di Lucera, con le difficoltà che attraversa in particolare il gruppo Fantini: “A loro abbiamo chiesto la necessità di una ristrutturazione nel senso delle qualità, considerato che più di tutti questo comparto paga l’effetto di un mercato delle costruzioni – spiega il segretario della Fillea Cgil di Capitanata - ridimensionato. Inoltre si sommano le difficoltà di accesso al credito, in un mercato che valuta l’affidabilità delle aziende in base alla qualità del fare impresa. In tal senso i sindacati hanno suggerito al gruppo Fantini di cercare soluzioni possibili anche attraverso Puglia Sviluppo, la società regionale che si occupa di sostenere gli investimenti imprenditoriali”. Sempre con l’impegno delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni, “si sta garantendo la tenuta sociale ed economica grazie all’utilizzo degli ammortizzatori sociali da oltre quattro anni”.