La Comunità di Emmaus ha un nuovo presidente: Raffaele Ruggiero, "un passaggio nel segno della continuità"
Raffaele Ruggiero, classe '55, è il nuovo presidente dell' Associazione "Comunità sulla strada di Emmaus". Ad affiancare il nuovo presidente, ci saranno Lucia Catalano, vice presidente, Cornelia Hunger, Marino Valente, Michele Gravina, Caterina Luppa e Domenico la Marca, consiglieri.
LA FAMIGLIA. Ruggiero è uno dei soci fondatori dell'Associazione, nata nel 1978 e succede a Marino Valente che, dopo don Vito Cecere, dal 2011 ha raccolto l' importante eredità di don Michele de Paolis. Insediandosi, Ruggiero ha ringraziato lo stesso Valente per quanto fatto in questi anni e si è augurato di poter contare sulla sua esperienza e disponibilità.
"Raccolgo con gratitudine il testimone della Presidenza - ha spiegato nel suo messaggio ai soci -. Sarò sempre grato ai trent'anni di vita insieme. Ho passato con molti di voi più tempo che con la mia famiglia, quella d’origine e quella acquisita, più tempo con voi che con i miei figli, più tempo a occuparmi dei ragazzi che di me stesso, più tempo nei luoghi dell’accoglienza che a casa mia. Ho scelto di non avere una casa mia, perché casa mia è Emmaus. Anche se poi, in fondo, io non ho mai scelto, ho sempre seguito il Cuore”.
IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE. L’ appartenenza è la parola su cui si è soffermata la riflessione del neo presidente, invitando tutti i soci a mettere in campo ognuno le proprie competenze, per il perseguimento di un fine comune, fatto, sì di idealità, ma anche di azioni concrete. L’augurio di buon lavoro è giunto anche da Marino Valente in questo passaggio di testimone a chi dal 1978 ha percorso insieme la “strada” di Emmaus . "Sono molto fiducioso nel passare a lui il testimone della guida della nostra associazione. Sono sicuro - ha evidenziato - della continuità nell’ impegno e nel servizio ai giovani, ma so anche che ci attende un delicato lavoro, come consiglio, per tessere unità nella complessità del progetto Emmaus. L’augurio a tutti è di continuare ad essere segno di accoglienza e possibilità di cambiamento per i giovani, specialmente per i più poveri del nostro territorio, secondo lo stile educativo di don Bosco”.
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