Estorsione a imprenditore agricolo, confisca di beni per 200mila euro
La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha eseguito un provvedimento di confisca di beni del valore di circa 200.000 euro nei confronti di una donna a San Nicandro Garganico, condannata definitivamente alla pena di un anno e 10 mesi di reclusione e al pagamento di 4.000 euro di multa, per aver concorso con il marito nel reato di usura ed estorsione in danno di un imprenditore agricolo della provincia foggiana.
LA CONFISCA. I beni oggetto dell'odierno provvedimento, due autovetture di cui una di lusso, due immobili e un conto corrente bancario costituiscono una parte di un più ampio sequestro preventivo per sproporzione e per equivalente eseguito, contestualmente all'arresto della coppia, nel novembre del 2021 a conclusione di un'attività investigativa diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
L'AGGRAVANTE MAFIOSA. La DIA, infatti, aveva documentato una prolungata azione di usura ed estorsione compiute dalla donna e dal marito al quale è stata contestata anche l'aggravante di avere agito con metodo mafioso. Per quest'ultimo è in corso il processo di appello, nel rispetto del pieno diritto di difesa e di contraddittorio, trovandosi attualmente detenuto in quanto condannato in primo grado di giudizio dal Tribunale di Bari alla pena di 7 anni e 8 mesi di reclusione e al pagamento di 8.000 euro di multa, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, al risarcimento del danno alla vittima con il pagamento di una provvisionale di 30.000 euro, al risarcimento del danno alla Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane (FAI), costituitasi Parte Civile, nonché al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere.
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