“Voglia sommessamente codesto Tribunale individuare gli “eventuali” nominandi curatori nelle persone del dott. Silvio Fuiano e dell’avv. Claudio Iadarola, con i quali lo scrivente ha avuto, nel recente passato positive collaborazioni professionali che rappresentano la garanzia di gestione armonica della procedura”. L’accorato appello è messo nero su bianco nella richiesta di “aiuto” inviata al tribunale di Foggia dal curatore del fallimento Gema, Christian Favino. E ad accettarlo, senza fare una piega, è il collegio del tribunale di Foggia che in un colpo solo ha trasformato la curatela da una a trina e ha scelto, guarda caso, proprio i nomi suggeriti.
RICHIESTA DI AIUTO. L’istanza del curatore fallimentare della Gema è dello scorso 28 maggio. Christian Favino, evidentemente preoccupato dalla grossa mole di lavoro che comporta la ricostruzione del patrimonio della ex società di riscossione dei tributi, ha preso carta e penna e ha chiesto umilmente un supporto. È bastato poco più di un mese dalla sua nomina, avvenuta lo scorso 23 aprile, contestualmente alla sentenza che ha decretato ufficialmente il fallimento della società di Tavasci sommersa da milioni di euro di debiti, per “alzare bandiera bianca” dinanzi alla documentazione da esaminare.
PROCEDURA COMPLESSA. Perché una cosa è certa e non si contesta. Il fallimento Gema comporta una complessità nelle operazioni richieste, anche per la diffusione delle attività svolte sull’intero territorio nazionale. E la necessità di più curatori è quanto mai giustificata. Sia chiaro, inoltre, che la nomina dei nuovi curatori non comporterà alcun costo in più a carico della procedura fallimentare poiché, come precisato nel dispositivo, il compenso sarà comunque “unico” e diviso per tutti i curatori in parti uguali.
QUALI I CRITERI DI SCELTA? Ma il punto non è questo. Ci si chiede: quali sono i criteri di scelta dei curatori al tribunale di Foggia? Può avere il diritto il professionista incaricato di esprimere le proprie preferenze? In altri tribunali i curatori sono estratti da un elenco pubblico. E se la procedura è utilizzata anche al tribunale di Foggia (una risposta in questo senso non sarebbe male) perché non utilizzare il metodo dell’estrazione anche per la nomina dei curatori aggiunti? La ricerca di “una gestione armonica della procedura” basta a superare questioni di equità tanto più necessarie in una procedura che vede coinvolti tra i più grandi creditori enti pubblici come il Comune di Cerignola e quello di Foggia e nella quale gli interessi in gioco sono alti?
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