Il Comune di Foggia ha scelto di non costituirsi parte civile nei confronti dei costruttori De Luca, Galano, Perrone, Trisciuoglio e Zammarano, nè del dirigente Affatato, nel processo sulle presunte
false fideiussioni prestate dagli imprenditori a garanzia della realizzazione delle opere di urbanizzazione, nell’ambito delle Convenzioni Prusst. Lo ha fatto, invece, esclusivamente nei confronti dell’agente finanziario Pierluigi Chieffi e di Felice Di Gennaro, legale rappresentante della società finanziaria Vikay, segnalata dalla Banca d’Italia come impresa priva di abilitazioni all’esercizio.
LA VICENDA. Il processo, come si ricorderà, nacque dalle indagini della Guardia di Finanza che portarono al
temporaneo sequestro, poi annullato dalla Cassazione, di quattro aree alla periferia della città (Le Perle, Parco Cultura e Sport, Rione Croci e Ordona Sud), per un totale di oltre 700mila mq, di proprietà degli imprenditori coinvolti. I costruttori ottennero il permesso di costruire nell’ambito del Piano di Rigenerazione Urbana (Prusst), uno strumento che consente di edificare in deroga al Piano Urbanistico Generale, a patto di impegnarsi a realizzare in contropartita opere e servizi in favore del Comune. Le garanzie prestate, tuttavia, secondo l’accusa della Procura, non sarebbero valide in quanto rilasciate dalla società non abilitata Vikay. Per tale motivo tutti gli indagati, compreso Chieffi, devono rispondere del reato di ricettazione mentre gli imprenditori ed il dirigente Affatato anche dell’accusa più grave di truffa.
L’AVVOCATO: “IL COMUNE E’ INCOERENTE”. È proprio questo che non convince l’avvocato D’Ambrosio, difensore dell’agente finanziario Chieffi. “Il comportamento processuale del Comune di Foggia è incomprensibile e sicuramente incoerente. Si è scelto di non costituirsi parte civile nei confronti di chi è accusato del reato di truffa, cioè di aver materialmente arrecato un danno nei confronti del Comune, mentre ora l’Ente si costituisce nei confronti del mio assistito che avrebbe al più fornito lo strumento per commettere tale reato”.
“Sarebbe come se in un processo per omicidio” continua l’avvocato con un paragone volutamente forzato “ci si costituisca parte civile nei confronti di chi abbia procurato la pistola e non lo si faccia nei confronti di chi materialmente abbia ucciso”.
LAVORI FERMI. Nel frattempo i processi, quelli con rito abbreviato a carico degli imprenditori e quello ordinario a carico di Chieffi e Di Gennaro, proseguono. “Un giudizio dove potremo dimostrare l’infondatezza delle accuse” tiene a precisare l’avvocato D’Ambrosio. “Sono certo dell’innocenza del mio assistito così come penso che cadranno le imputazioni a carico di tutti gli indagati”. Resta il fatto che le cause sono ancora in corso e dovranno accertare eventuali responsabilità. A Palazzo di Città, invece, sembrerebbe che qualcuno si sia sostituito alla Procura e abbia già individuato colpevoli e innocenti.