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Fiera di Cerignola, è Vauro il mattatore. Satira, guerra, politica: ce n'è per tutti i gusti

Il celebre vignettista protagonista della rassegna

“Io non sono di sinistra, io sono proprio comunista”. Lo dice a gran voce, al centro della scena, dal “luogo dato al pubblico estro” dell'Ex Opera Pia di Cerignola, teatro della Fiera del Libro che, da venerdì 27 a domenica 29 settembre, ha animato la città di Giuseppe Di Vittorio. Protagonista d'eccezione, Vauro Senesi, ospite della rassegna nella serata di sabato, a colloquio con la giornalista de “L'Attacco” Antonella Soccio e incalzato in merito al suo ultimo lavoro editoriale, “Critica della ragion satirica” (Piemme). Una lunga conversazione nella quale, sigaretta dopo sigaretta, il celebre vignettista – e giornalista e autore – ha affrontato i temi a lui cari, senza mai risparmiarsi ma anzi, dando fondo a tutta la sua verve toscana, figlia di un modo di fare informazione quasi dimenticato. Dall'antica arte della satira al Governo (“appena caduto, mi dicono...”), passando per il giornalismo di guerra, sino ad arrivare alla sinistra, a “questa sinistra” e, ovviamente, a Berlusconi, argomento non marginale dell'incontro. Nel video qui riportato, pertanto, Vauro parla proprio di quest'ultimo, definendolo “un puttaniere delinquente”.
 
SE IL COMUNISMO, CON VAURO, DIVENTA 'COOL'. “Mi avete convinto dei nostri errori, ma non mi avete convinto delle vostre ragioni”. Questa la motivazione di Vauro, parlando del suo essere dichiaratamente comunista e non, si badi, di sinistra o – ancor più abiettamente, secondo il suo parere – di centro-sinistra. “Questo perché – ha motivato – io credo ancora fermamente che tutte diseguaglianze sociali, tutta la questione della mancanza dei diritti, dipendano dal sistema capitalistico, si parli di quello produttivo di prima o, peggio ancora, di quello finanziario di oggi”. Un partito preso che, nelle parole di uno dei protagonisti della satira nazionale, torna quasi di moda, facendosi addirittura “cool”, per dirla come Renzi (anche lui sfiorato dalle parole del vignettista). L'applauso, al termine della sua dichiarazione “rossa” d'amore (nessuna rivelazione epocale, s'intende), arriva spontaneo, da un pubblico, quello cerignolano, attento e ben capace di sollevare questioni interessanti, intervenendo con domande dirette durante l'incontro con l'autore.
 
GRILLO, LA SINISTRA E QUESTA SINISTRA (E BERLUSCONI). “Io non credo nel partito del comico” ha detto Vauro, rispondendo proprio ad una domanda mirata la quale, più o meno manifestamente, faceva diretto riferimento all'esperienza dei Cinque Stelle. Tuttavia, la critica del vignettista non si è fermata di certo a Grillo e compagni: “Che cosa ha fatto questa sedicente sinistra? Ve lo dico io: ha passato e sta passando il tempo a cercare di trovare una soluzione per convivere con un delinquente puttaniere”. Vent'anni a scrivere sul cavaliere sono tanti insomma, per ammissione dello stesso Vauro, il quale definisce la ripetitività (dei personaggi e delle situazioni) e il conformismo i due veri pericoli della buona satira: “Voi credete che sia facile scrivere e disegnare per trent'anni Andreotti e per altri venti anni Berlusconi?”.
 
IL GIORNALISMO DI GUERRA. Ma a Cerignola, Vauro non ha parlato solo di politica. La sua esperienza come inviato di guerra infatti, è sempre al centro delle proprie argomentazioni, protagonista anche della sua stessa pubblicazione più recente. Raccontare l'Afghanistan attraverso una vignetta non è cosa da poco in un luogo nel quale, come ripete più volte Vauro, la guerra dura da circa trent'anni e ha mietuto più vittime civili della Seconda Guerra Mondiale. “Quando sono arrivato in Afghanistan – ha detto Vauro – il tassista che mi ha accompagnato, mentre sentiva le bombe che cadevano, ha detto che erano opera dei 'senza Dio'... Credeva che fossero ancora i sovietici, a buttarle, vi rendete conto?”. Nel mirino, infine, dell'autore toscano, c'è anche e soprattutto l'Italia “che da più di vent'anni è in guerra, anche se pochi se ne sono accorti, pur parlando di guerre più o meno democratiche in televisione...”. Come controprova della propria argomentazione, Vauro Senesi cita unicamente la Costituzione italiana, quell'articolo undici in fondo ben chiaro: “L'Italia ripudia la guerra – dice l'ospite di Cerignola – ma allora perché siamo sempre lì?”.
“Io non sono di sinistra, io sono proprio comunista”. Lo dice a gran voce, al centro della scena, dal “luogo dato al pubblico estro” dell'Ex Opera Pia di Cerignola, teatro della Fiera del Libro che, da venerdì 27 a domenica 29 settembre, ha animato la città di Giuseppe Di Vittorio. Protagonista d'eccezione, Vauro Senesi, ospite della rassegna nella serata di sabato, a colloquio con la giornalista de “L'Attacco” Antonella Soccio e incalzato in merito al suo ultimo lavoro editoriale, “Critica della ragion satirica” (Piemme). Una lunga conversazione nella quale, sigaretta dopo sigaretta, il celebre vignettista – e giornalista e autore – ha affrontato i temi a lui cari, senza mai risparmiarsi ma anzi, dando fondo a tutta la sua verve toscana, figlia di un modo di fare informazione quasi dimenticato. Dall'antica arte della satira al Governo (“appena caduto, mi dicono...”), passando per il giornalismo di guerra, sino ad arrivare alla sinistra, a “questa sinistra” e, ovviamente, a Berlusconi, argomento non marginale dell'incontro. Nel video qui riportato, pertanto, Vauro parla proprio di quest'ultimo, definendolo “un puttaniere delinquente”.
SE IL COMUNISMO, CON VAURO, DIVENTA 'COOL'. “Mi avete convinto dei nostri errori, ma non mi avete convinto delle vostre ragioni”. Questa la motivazione di Vauro, parlando del suo essere dichiaratamente comunista e non, si badi, di sinistra o – ancor più abiettamente, secondo il suo parere – di centro-sinistra. “Questo perché – ha motivato – io credo ancora fermamente che tutte diseguaglianze sociali, tutta la questione della mancanza dei diritti, dipendano dal sistema capitalistico, si parli di quello produttivo di prima o, peggio ancora, di quello finanziario di oggi”. Un partito preso che, nelle parole di uno dei protagonisti della satira nazionale, torna quasi di moda, facendosi addirittura “cool”, per dirla come Renzi (anche lui sfiorato dalle parole del vignettista). L'applauso, al termine della sua dichiarazione “rossa” d'amore (nessuna rivelazione epocale, s'intende), arriva spontaneo, da un pubblico, quello cerignolano, attento e ben capace di sollevare questioni interessanti, intervenendo con domande dirette durante l'incontro con l'autore.
GRILLO, LA SINISTRA E QUESTA SINISTRA (E BERLUSCONI). “Io non credo nel partito del comico” ha detto Vauro, rispondendo proprio ad una domanda mirata la quale, più o meno manifestamente, faceva diretto riferimento all'esperienza dei Cinque Stelle. Tuttavia, la critica del vignettista non si è fermata di certo a Grillo e compagni: “Che cosa ha fatto questa sedicente sinistra? Ve lo dico io: ha passato e sta passando il tempo a cercare di trovare una soluzione per convivere con un delinquente puttaniere”. Vent'anni a scrivere sul cavaliere sono tanti insomma, per ammissione dello stesso Vauro, il quale definisce la ripetitività (dei personaggi e delle situazioni) e il conformismo i due veri pericoli della buona satira: “Voi credete che sia facile scrivere e disegnare per trent'anni Andreotti e per altri venti anni Berlusconi?”.
IL GIORNALISMO DI GUERRA. Ma a Cerignola, Vauro non ha parlato solo di politica. La sua esperienza come inviato di guerra infatti, è sempre al centro delle proprie argomentazioni, protagonista anche della sua stessa pubblicazione più recente. Raccontare l'Afghanistan attraverso una vignetta non è cosa da poco in un luogo nel quale, come ripete più volte Vauro, la guerra dura da circa trent'anni e ha mietuto più vittime civili della Seconda Guerra Mondiale. “Quando sono arrivato in Afghanistan – ha detto Vauro – il tassista che mi ha accompagnato, mentre sentiva le bombe che cadevano, ha detto che erano opera dei 'senza Dio'... Credeva che fossero ancora i sovietici, a buttarle, vi rendete conto?”. Nel mirino, infine, dell'autore toscano, c'è anche e soprattutto l'Italia “che da più di vent'anni è in guerra, anche se pochi se ne sono accorti, pur parlando di guerre più o meno democratiche in televisione...”. Come controprova della propria argomentazione, Vauro Senesi cita unicamente la Costituzione italiana, quell'articolo undici in fondo ben chiaro: “L'Italia ripudia la guerra – dice l'ospite di Cerignola – ma allora perché siamo sempre lì?”.

di Redazione 


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