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Fiera di Foggia, l'affondo di Rita Montrone: "Lavori fermi al 20%. Patrimonio trascurato, vittima di 'baricentrismo' e immobilismo"

«La Fiera di Foggia, un tempo vanto della nostra città e del territorio della Capitanata, oggi rischia di diventare un simbolo di quello che accade quando la politica locale e regionale mancano di una visione strategica chiara e si perde nell’immobilismo e nel “baricentrismo”». A formulare l’amara quanto realistica valutazione è Rita Montrone, Commissario della Polizia di Stato in pensione e candidata Consigliere regionale di Fratelli d’Italia per la provincia di Foggia.

LE CRITICITA'. «È una situazione che conosco bene - dice Rita Montrone -, anche per il mio impegno costante nel denunciare criticità e proporre soluzioni concrete per il bene della comunità». L’esponente di Fratelli d’Italia ricorda che la Fiera foggiana ha origini antichissime ma alla metà degli anni ’30 rientrò sotto l’autorità governativa che divenne responsabile in materia di manifestazioni fieristiche. Così, dopo la prima Fiera agricola di Foggia del 1938 e con il Regio Decreto del 1939, che istituì l’Ente Autonomo della Fiera di Foggia, iniziò una nuova gloriosa storia, fatta di successi di pubblico e di prestigio nazionale e internazionale. La Fiera ha rappresentato per decenni un luogo di incontro, sviluppo economico e culturale. Si sono svolte qui importanti manifestazioni come la Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, che hanno attirato operatori, aziende e visitatori da tutta Italia e non solo.

IL "CIMITERO FIERISTICO". «Nel corso degli anni, però, - sottolinea Rita Montrone - questo patrimonio è stato progressivamente abbandonato, lasciando che la struttura si deteriorasse e che la sua importanza venisse ridimensionata. La Fiera è stata così ridotta, di fatto, a un mero spazio per eventi occasionali, privi della forza e della capacità attrattiva che avrebbe potuto e dovuto avere. La responsabilità di questo declino è da attribuire in primo luogo a una mancanza di visione politica chiara. L’eccessiva attenzione per il capoluogo, esercitata dalla Regione Puglia a scapito delle altre province, ha penalizzato pesantemente Foggia e il suo territorio. Una politica miope che, invece di valorizzare le eccellenze dell’intero territorio regionale e creare una rete di sviluppo diffusa, si limita a una gestione centralistica, perdendo così preziose occasioni di crescita economica e sociale. A ciò si aggiunge un immobilismo quasi imbarazzante nella capacità di realizzare azioni concrete. I lavori di riqualificazione, iniziati nel 2020 con grandi speranze e finanziamenti pubblici, sono fermi da quasi due anni con un avanzamento complessivo di circa il 20%. L’arretrato di circa 2,5 milioni di euro verso le imprese incaricate ha generato malumori e proteste che sono un campanello d’allarme inequivocabile sulle difficoltà di gestione. Nel frattempo, la struttura è rimasta sostanzialmente inutilizzata e abbandonata a sé stessa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una Fiera ridotta a un contenitore vuoto, incapace di attrarre eventi di rilievo e privo di un efficace piano strategico di rilancio. È come se si fosse deciso, silenziosamente ma con determinazione, di depotenziarla e lasciarla morire lentamente, trasformandola in una sorta di “cimitero fieristico”. Una metafora che più volte ho usato in esternazioni pubbliche per richiamare l’attenzione su un problema reale e urgente. Nel frattempo, altre entità regionali, meno dotate ma meglio gestite, continuano a crescere, sottraendo opportunità al nostro territorio. Questo visione limitata ed accentratrice non solo limita le possibilità di sviluppo di Foggia ma allontana investimenti, aziende e visitatori, impoverendo ulteriormente un’area che ha invece un enorme potenziale ancora inespresso. Come cittadina attenta e impegnata, non posso accettare questa situazione e spero di avere l’opportunità di battermi anche nella veste istituzionale di Consigliere regionale affinché si torni a investire seriamente sulla Fiera di Foggia. Serve una svolta politica che riconosca l’importanza strategica di questa infrastruttura, dotandola delle risorse necessarie e soprattutto di una governance forte e competente. Il rilancio della Fiera può e deve diventare un motore di crescita per tutta la Capitanata, capace di generare lavoro, attirare investimenti e valorizzare le nostre eccellenze agricole, artigianali e culturali».

L'IMPEGNO. «Occorrono - conclude Rita Montrone - un impegno continuativo, una programmazione seria e condivisa e soprattutto una volontà politica che ponga al centro gli interessi reali della Capitanata e dei suoi abitanti. Intendo proseguire questa battaglia, che è economica ma anche culturale, perché la Fiera di Foggia non è solo un luogo fisico: è un simbolo di identità, lavoro e futuro. Non possiamo permettere che diventi solo un ricordo sbiadito. La città e la provincia di Foggia meritano molto di più».

di Redazione 


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