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La Filiera Culturale di Foggia: ”Dopo la crisi Covid serve un censimento delle maestranze”

La Filiera Culturale della città di Foggia ha diffuso una nota sulla crisi derivante dal Covid19. “Abbiamo avuto notizia - scrivono gli aderenti - del disegno di legge regionale presentato dall’Assessore alla cultura Massimo Bray, approvato a fine luglio dalla Regione Puglia, riguardante un censimento del patrimonio culturale, inteso secondo Bray come l’insieme dei beni culturali immateriali, cioè non solo i monumenti, non solo i siti di interesse culturale o storico-architettonico o le collezioni di oggetti antichi o contemporanei, ma anche le espressioni orali, incluso il linguaggio, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali, i riti e le feste.

DALLA REGIONE PROMESSE NON MANTENUTE. “Dopo essere stati finalmente ascoltati in VI Commissione Cultura della Regione Puglia il 23 giugno, alla presenza del direttore di dipartimento Economia della Cultura Aldo Patruno, nulla si è più mosso, sommando questo nulla alle precedenti non risposte della Regione da maggio 2020, ovvero sin dalla nostra prima istanza ad Emiliano – dichiara Marco Maffei, uno dei firmatari del documento della Filiera – Il direttore Patruno, il 23 giugno, ci ha chiaramente garantito un ampliamento del portale regionale DMS (Digital Management System), in modo da poter finalmente includere e censire anche tutte le oltre cinquanta tipologie di aziende, professionisti e singoli lavoratori della cultura che operano o che operavano prima della crisi Covid. Egli ci ha promesso anche una modalità di interlocuzione efficiente fra la Regione e noi della Filiera, che possa far tesoro delle esperienze e puntare al bene comune. Purtroppo, oltre alle parole, null’altro è accaduto”.

CENSIRE PERSONE E NON EVENTI. Aggiunge Salvatore Imperio: “Temiamo che questa legge regionale di Bray, in assenza di elementi fattivi e di azioni ben più urgenti, venga fuori da una distorsione consapevole della nostra richiesta di censimento capillare di persone, che è stata volutamente trasformata in un censimento di sagre ed eventi, come se i problemi dei blocchi lavorativi possano essere messi a confronto con le stesse. Tutto ciò ci sembra alquanto curioso, soprattutto in assenza del dialogo e dei fatti promessi”.

A FOGGIA. Nella città di Foggia - continua la nota - abbiamo fatto una assemblea pubblica l’8 maggio, una manifestazione il 18 maggio per reclamare una doverosa azione dal nostro Comune, con un incontro con il dirigente Carlo Dicesare, che pur avendo lasciato immaginare un seguito utile alla causa, nei fatti non ha portato a nulla. Prima ancora, abbiamo avuto due audizioni in commissione cultura del Comune di Foggia (recentemente sciolto per infiltrazioni mafiose). Abbiamo fatto due richieste di incontro con il commissario prefettizio Magno, senza ricevere alcun riscontro. Con la Regione abbiamo avuto anche un incontro con gli assessori regionali Piemontese e Bray, ma constatiamo in generale un certo immobilismo delle istituzioni comunali e regionali.

TUTELARE IL MONDO DELLA CULTURA. Ci chiediamo si conclude l'appello - se esiste uno stato di diritto che finalmente dimostri intelligenza e che tuteli i lavoratori che, come noi, hanno visto il loro futuro andare in frantumi a causa di un blocco lunghissimo e imposto dall’alto. Il mondo della cultura non dovrebbe mai essere un giocattolo in mano alle istituzioni, ma un vero e proprio patrimonio fatto innanzitutto da PERSONE, formato dalla creatività di esseri umani e, solo successivamente, di sagre e linguaggi. Censire gli ultimi senza capire chi è davvero in pericolo da quasi due anni, significa ignorare la vera causa di un grave problema che è già da tempo sotto gli occhi di tutti. Il ministro Franceschini, dal recente G20 sulla cultura tenutosi a Roma, ha dichiarato: “La cultura è un grande fattore di crescita e opportunità economica per le nuove generazioni e categorie più vulnerabili. Ora se ne riconosce il suo valore economico”.
Una tale affermazione deve essere rappresentata da azioni adeguate su tutti i territori regionali e comunali, per salvare noi che viviamo di questo, altrimenti le nuove generazioni non ci saranno affatto. Care istituzioni, volete aiutare davvero chi lavora nella cultura o volete annientarlo?"

di Redazione 


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