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Foggia, “Macellum”: l'onore e la colpa. La strada del racconto, tra storia e leggenda

Ultima replica, questa sera, al Teatro dei Limoni

Lo sferragliare delle spade e l’incedere di due schieramenti – romani contro albani, albani contro romani – hanno il ritmo, pesante e cadenzato, della storia. Un ritmo che si fa musica, nel racconto prima che nella leggenda. Un cambio di registro che si fa più evidente quando l’oggetto della narrazione è una tra le pagine più note della storia romana, quella delle origini: la guerra degli Orazi contro i Curiazi, già trasmessa da Tito Livio, episodio assurto ad exemplum e fonte d'ispirazione per poeti e artisti di sorta.
LO SPETTACOLO. “Macellum” - una produzione Mat Spazio_Teatro, in scena ieri sera al Teatro dei Limoni - è soprattutto uno spettacolo di narrazione: si pone a metà strada tra storia e leggenda, si adagia sulla linea sottile del racconto. Racconto popolare per giunta, che non risparmia incursioni nel dialetto ciociaro. Tre fratelli contro tre fratelli che, estratti a sorte per non infiacchire le forze di Romani ed Albani, si affrontano sulla via Appia in un gioco al massacro. Quando l'ultimo degli Orazi ebbe trafitto l'ultimo Curiazio (promesso sposo della sorella) non regge la vista di quella donna dilaniata dal dolore e per questo, la uccide. La sua spada, sporca del sangue di due vittime, diventa l’emblema della Storia, di una verità che non può essere spuria o parziale.
MISE-EN-SCÈNE. Un solo attore in scena, Titta Ceccano (che ne ha curato la regia con Julia Borretti): a lui spetta il compito di ripercorrere e narrare uno dei miti di fondazione della società occidentale. Nel suo racconto, le parole si fanno materia e le scene prendono consistenza nei suggestivi manichini - leggeri, dai profili appena accennati, bianco latte - di Jessica Fabrizi. Sarà lo spettatore ad assegnare loro lineamenti e colori: macchiarli della colpa o dipingerli dell’onore. Lo spettacolo procede per circa 50 minuti tra musica e parole, tra parole e musica, quella eseguita in scena da Roberto Caetani. La narrazione di Ceccano domina o fa da contrappunto al “tappeto musicale”, il tutto in un continuum ben orchestrato e che, senza soluzione di continuità, conduce al finale. E’ in questo modo che la storia dell’ultimo degli Orazi diventa un “valzer” di onori e colpe: ad ogni giro viene acclamato ora vincitore, ora assassino; ad ogni figura, vi è ora l’onore dell’alloro, ora il disonore della scure. Ispirato a L'Orazio di Heiner Müller, “Macellum” vuole indurre una riflessione sul bene e sul male, ovvero sull’onore e sulla colpa, due facce della stessa medaglia puntata al petto di uno stesso individuo. Lo spettacolo, secondo appuntamento della stagione teatrale indipendente “GialloCoraggioso”, andrà nuovamente in scena questa sera, alle ore 21, sul palco del TdL, in via Giardino.
IN FOTO: TITTA CECCANO (ph. MATUTA TEATRO)

di Redazione 


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