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Foggia, saluta quella curva vuota

Una protesta “simbolica” contro il divieto imposto ai tifosi. Rossoneri, sfilate sotto il settore ospiti

Cento persone. Cento. Cento maledette persone. Fanno così paura? Evidentemente  sì: lo ha deciso il prefetto di Barletta-Andria-Trani (una provincia che, tra l’altro, sta esalando l’ultimo respiro, succube della mannaia del governo).
FOGGIANI A CASA. Niente curva ospite, niente tifosi. L’ennesima beffa per i foggiani (senza stadio Zaccheria per due giornate, senza trasferte se si esclude Santa Maria Capua vetere), con il contorno della farsa. Perché dopo aver messo in vendita i biglietti, ne sono stati sottratti  200 rispetto all’iniziale quota destinata ai foggiani e poi, il prefetto ha pensato bene di far risparmiare il viaggio anche a quei cento, fedelissimi rossoneri.
 
ANCHE BISCEGLIE PROTESTA. Eppure anche il Bisceglie ha ufficialmente preso posizione contro la decisione, che “sarebbe (in realtà nella prima relazione del Cams non ci sono divieti) da attribuire alla segnalazione dell´Osservatorio sulle manifestazioni sportive che ha considerato ad alto rischio l´incontro. L´A.S.Bisceglie Calcio 1913 – si legge in una nota - , nel sottolineare che i due club non si incontrano in partite ufficiali da oltre cinquant´anni, che in precedenza non si sono mai registrati episodi di violenza tra le due fazioni, esprime profonda delusione e sgomento per una decisione che rappresenta l´ennesima sconfitta per il mondo del calcio e dello sport”.
SCONFITTA PER TUTTI. La società del Bisceglie (che aveva inoltre ringraziato il Foggia per aver accettato senza alcun problema il posticipo della gara alle 18), ha dimenticato un elemento: è sì una sconfitta del mondo del calcio e dello sport, ma lo è soprattutto dello Stato. Perché uno Stato che si arrende in partenza e non è capace di assicurare l’incolumità pubblica in un incontro a cui dovrebbero assistere cento tifosi di un’altra città, è uno Stato irrimediabilmente rassegnato alla sconfitta. Anzi, per evitare di perdere, decide di non giocare. Perché è troppo, troppo facile vietare e lavarsi le mani. Troppo, fedeli a quell’assurdo principio che ha guidato anche l’istituzione della tessera del tifoso.
PROTESTA SIMBOLICA. A questo punto, la rabbia è tanta. La voglia di qualche gesto forte e impulsivo deve essere invece incanalata verso una forma di protesta d’impatto, ma senza incorrere in ammende e ritorsioni. È per questo che l’invito che rivolgiamo alla società e alla squadra, è semplice: prima e dopo il riscaldamento, in caso di gol e al termine della partita, andate comunque sotto la curva (o sotto quello spicchio di stadio destinato alla tifoseria ospite) come avreste fatto in caso di presenza dei tifosi. Sarà solo simbolico, è vero. Ma renderà giustizia e onore a una tifoseria che si sente come un leone in gabbia, lontano dal campo e vicina alla tv.

di Redazione 


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