"Scenderemo in piazza per riprenderci tutto ciò che ci è stato negato, per riprenderci il diritto ad essere cittadini attivi, a poter scegliere autonomamente dove e cosa studiare, senza dover per forza affidarci alle nostre famiglie, per riprenderci le nostre scuole ormai in balia dei privati, per rompere le catene che ci destinano ad un futuro incerto e precario". Queste le motivazione che venerdì 12 ottobre porteranno in strada gli studenti della provincia di Foggia per protestare contro l'attuale Governo Monti, per ribadire che "la nostra scuola non è in vendita. Rivendichiamo una scuola pubblica, laica e di qualità. Vogliamo liberare i saperi per liberare le persone". Per questo, il corteo studentesco promosso dalll’Unione degli Studenti, in collaborazione con la Rete della Conoscenza e il sindacato universitario Link Foggia, si muoverà in contempornea con le altre città italiane lungo le strade del capoluogo dauno.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA - "Nonostante le promesse del Ministro Profumo, non si è voluta recepire l'ESIGENZA DI UNA LEGGE NAZIONALE SUL DIRITTO ALLO STUDIO, che sancisca livelli essenziali delle prestazioni e finanziamenti, basilari regione per regione. I saperi per loro natura sono un prodotto sociale che non può in alcun modo essere ridotto a un servizio a pagamento". Ma non solo. "Dopo l’approvazione della riforma Gelmini, scendiamo nuovamente in piazza per contrattaccare e chiedere la ri-publicizzazione dei saperi. Chiediamo che si torni ad investire sulla didattica e sulla ricerca, che si copra il 100% delle borse di studio e diciamo no ai prestiti d’onore". E ancora: "Vogliamo un'edilizia sicura nei luoghi della fomazione e che non accadano mai più 'incidenti' nelle aule dovuti alla mancanza di manutenzione e controllo.Chiediamo spazi di aggregazione per i giovani, in una città che vive una crisi sociale profonda, per riattivare la partecipazione attiva dei ragazzi, per poterci confrontare e crescere, per riappropriarci della politica. Siamo stanchi di essere utilizzati come 'scusa' per far passare leggi che impongono austerity e tagli". Tra i temi della protesta, quello della precarità, "cifra dominante della nostra generazione. Una generazione nata e cresciuta con il dogma della flessibilità e della 'sana competizione' che in realtà si sono
rivelate parole per mascherare una compressione dei diritti, della democrazia, un’impossibilità di costruire una vera progettualità di vita e dunque individualismo, insoddisfazione e solitudine".