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Foggia, la fame di calcio è voglia di riscatto

E mercoledì c'è la partita a Matera con un auspicio: non vietare la trasferta, nel segno di Mancio

Già immaginiamo cosa diranno i benpensanti moralisti: “Con tutti i problemi che ha Foggia, questi vanno a perdere tempo ad aspettare la squadra allo stadio…”. E per cosa, poi? Per la qualificazione alla finale di playoff del Campionato Dilettanti. Che per vincere gli spareggi ora ci vogliono altri cinque successi e infine bisogna sperare che qualche squadra fallisca per essere ripescati.
UNA FAME DI RISCATTO. Dite pure, concedetevi pure a facili moralismi. Noi, intanto, ci godiamo una città in festa, se permettete. Una città che per qualche ora dimentica i propri problemi e si unisce attorno a undici magliette e due colori. Che è scesa nell’inferno del Dilettantismo – nel calcio come in tanti altri ambiti – e che ora ha fame. Fame di calcio, ma soprattutto di riscatto, di risalita. Guardate la faccia dei calciatori quando scendono dal pullman: sembrano ipnotizzati, sono loro a filmare i tifosi e non il contrario. Sono quasi spaventati da questa passione. Ecco, questa è Foggia: una città dai mille paradossi ma che sa renderti grande e apprezzarti in un secondo.
UN'ALTRA FACCIA DELLA CITTA'. Scene come quella di ieri davanti al piazzale dello Zaccheria permettono di mostrare  un’altra faccia della nostra città: perché negli occhi di quei calciatori, quando parleranno di Foggia tra qualche anno, non rivivrà solo il ricordo di un Natale passato con l’immondizia per strada, delle bombe che esplodono nel pieno della notte e così via. Ma anche immagini di festa. proprio come quelle di ieri sera.
RICORDATE RIVALDO? È vero, è solo una partita di calcio. È vero, è solo una semifinale di playoff di Dilettanti. Ma che vi costa lasciarci la passione? Esultare perché la tua squadra ha vinto, non è incompatibile con l’interessarsi ai problemi “reali” della città. Anzi, spesso una squadra vincente è la fotografia di una città vincente. E di rimando, una squadra sconfitta, fa il paio con una città sconfitta. Quel tiro di Rivaldo che al 90’ ci condannò contro l’Avellino, in realtà ha contribuito a condannare una intera città. Ve lo ricordate il clima di
quell’anno? La città era rigenerata,la passione guidava Foggia, avremmo giocato una serie B con un sodalizio fatto da soci tutti foggiani, che ne avrebbero giovato economicamente (con tutto l’indotto che ne scaturiva), e invece...
NEL SEGNO DI MANCINI. Oggi abbiamo qualche categoria di meno, ma il discorso è molto simile. Ecco perché non sono ammessi moralismi. E anzi, rilanciamo. Mercoledì si va a Matera, dove abbiamo ancora un credito. Va vendicata l’onta della mancata trasferta per i rossoneri, proprio nella ricorrenza del Mancini day. I tifosi materani disertarono la curva per solidarietà. La moglie di Mancini, Chiara Carpano (GUARDA IL RICORDO DI CHIARA CARPANO), propose addirittura la nascita di un gemellaggio dopo quel gesto. Ora il destino offre la carta giusta per redimersi da un errore marchiano: non vietate la trasferta.

di Redazione 


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