Stampa questa pagina

Viale Giotto, il dramma delle famiglie sepolte vive: il ricordo di Giuseppina Dota

L'omaggio alle 67 vittime della blogger di Foggia Città Aperta

"Dove sei? Maledettissimo pezzo di stella cadente, mi hai colpito al cuore e lo sai..."
Eh no, non mi piace in genere Gigi D'Alessio. Ma questa canzone, ogni 11 novembre che pioverà dal cielo, mi torna e sempre mi tornerà alla mente. I giornali dell'epoca hanno scritto che era la canzone preferita di Giovanna D'Angelo, preadolescente rimasta uccisa nel crollo di viale Giotto del 1999. Quei ritratti giornalistici che si fanno, per restituire umanità e spessore a vite e nomi schiacciati dalle macerie, così numerosi che se non si cerca di fissare un frammento, possono finire per sembrare un lungo elenco a cui prestiamo poca attenzione.

LA FAMIGLIA DI GIOVANNA. Giovanna era la primogenita di Paolo e Maria Rosaria, sposini venuti a vivere nel palazzo dei miei genitori pochi mesi dopo che eravamo arrivati a Foggia pure noi. Giovanissimi, riservati, educati, il balcone al primo piano proprio di fronte alla nostra finestra della cucina che però è al secondo, ricordo anche la gentilezza e il sorriso timido della mamma di Maria Rosaria, che veniva tutti i giorni nella casa della giovanissima coppia per aiutare nelle faccende di casa. Ho creduto per lungo tempo che fosse una usanza della città a me sconosciuta, io che ho avuto la mamma che ha lavorato sempre e viveva lontana dalla sua famiglia, che le mamme casalinghe, là dove non potevano fornire aiuti economici, andassero ad insegnare alle figlie neocasalinghe come tenere dietro a una casa e una famiglia. Giovanna nacque subito. Valentina pochi anni dopo. D'un tratto il trasloco, in quel palazzo non vecchio di viale Giotto, nemmeno ottanta metri dal nostro condominio, una casa pagata a prezzo di affare, un affare che Paolo, giovane papà e serio lavoratore, vantava fiero e speranzoso. Chissà quanti sogni, lasciando una piccola casa in un palazzo vecchio e portando le sue signore in un condominio residenziale. Io vivevo all'epoca del crollo, e sono tornata a vivere, nel palazzo vecchio.

LA NOTIZIA. Quella mattina il telefono suonò prima delle sette, era papà che era già al lavoro e sgomento diceva di questa terribile notizia, un crollo, le sirene dei mezzi di soccorso, la via bloccata. Ho risposto io, e ancora al telefono mi misi a sfogliare l'elenco telefonico, mi serviva di sapere il numero civico, un caro amico viveva a viale Giotto e da alcuni mesi per una incomprensione avevamo interrotto i rapporti tra noi. Non era casa sua, ad essere crollata. È iniziata l'attesa davanti alla TV, insieme ai vicini di casa, per aspettare che dalle macerie venissero su Paolo, Maria Rosaria, Valentina e Giovanna. Ogni tanto pareva che tirassero fuori qualcuno che dalla descrizione della famiglia sembrava essere loro.

TUTTI MORTI. Nelle lunghe, lunghe ore che sono seguite, ho scoperto che avrei sperato che si potessero salvare Raffaele, fratello di una mia compagna di scuola, e la sua sposa incinta, Palmina, Francesco che aveva lavorato con me al supermercato dok solo pochi mesi prima, Enzo dagli occhi celesti che andava nella sezione di tedesco alle superiori sul mio stesso corridoio e avevamo fatto le gite del gemellaggio insieme, la famiglia che gestiva il laboratorio di doratura metalli proprio di fronte al negozio dei miei. E invece no. Tutti i sepolti vivi che aspettavo io, sono finiti seppelliti davvero, ho visto le loro bare nella improvvisata camera ardente al padiglione in fiera, e la bara di Francesco non c'era nemmeno. Pochi frammenti del ragazzone alto e imponente che era stato sono stati ricomposti l'estate successiva, sono andata ai funerali per vedere una sorella straziata abbracciare una bara quasi vuota. Non racconto nulla, di quel dolore, che non abbia provato qualsiasi foggiano. Racconto per chi non sa, cosa sia stato Viale Giotto, per chi non è foggiano, racconto perché vivo di nuovo di fronte a quel balcone pulitissimo, dove due ragazzi giovanissimi costruivano una famiglia dal futuro breve.

L'AUTRICE. Giuseppina Dota, è una blogger di Foggia Città Aperta

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload