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Nell’incendio della discarica si è liberata diossina? Lo chiedono le associazioni ambientaliste

Ci sono inquietanti anomalie che si sono verificate nella gestione del disastro ambientale causato dall'incendio della discarica abusiva di rifiuti di via Castelluccio, lo scrivono in una nota inviata alla stampa le Associazioni ACLI Ambiente, Centro Studi Naturalistici, Italia Nostra, Legambiente circolo Gaia, Verdi Ambiente e Società, WWF di Foggia.

LE ECOBALLE. Le Associazioni respingono il termine "ecoballe" attribuito ai rifiuti della discarica in quanto quei cumuli non avevano nulla di eco e di sostenibile, mentre i foggiani la prima sera dell'incendio avvertivano distintamente in città la puzza di immondizia bruciata, dagli Enti di controllo non sono arrivate decisioni e comunicazioni alla cittadinanza. Anche il Sindaco –prosegue il comunicato-, probabilmente condizionato dai silenzi degli organismi di controllo, ha tardato a far valere il suo ruolo, previsto dalla Legge, di autorità sanitaria locale a tutela dell'ambiente e della salute pubblica. Malgrado, infatti, sia stato invitato da alcuni consiglieri comunali a emettere subito un'ordinanza a tutela delle persone, ha preferito aspettare. I dati, quando finalmente sono stati resi pubblici, hanno confermato che le preoccupazioni dei cittadini erano fondate. I quantitativi di PM 10 presentano, infatti, un valore di 1000 ug/m3 contro il limite giornaliero di 50 ug/m3 da non superare in qualsiasi città.

L’ORDINANZA. Altro aspetto è l'area oggetto della ordinanza che ha un raggio di solo 400 metri. Le Associazioni si chiedono se sia sufficiente considerato che a Pomezia l'ordinanza sindacale, emessa con valori di PM molto più bassi, ha riguardato un raggio di 5 km e là erano solo plastiche, mentre nel nostro caso sono rifiuti ignoti, stoccati illecitamente e di dubbia provenienza. ALTRE DISCARICHE. Purtroppo quello incendiato non è l’unico sito in cui sono stati rinvenuti rifiuti trattati e stoccati illegalmente. È di pochi giorni fa la notizia che altre “balle di rifiuti trattati” sono stati ritrovati nei pressi di via del Mare, rifiuti che Grandaliano disconosce come prodotti da impianti pubblici pugliesi. Com’è possibile, si chiedono le associazioni, che la zona di Foggia sia diventato un luogo di smaltimento illegale di rifiuti a cielo aperto e in zone di frequente passaggio? Forse è anche la lentezza con cui si tarda a rimuovere le discariche di inerti, spesso presenti in zone adiacenti le tangenziali, a invogliare “altri” smaltimenti illeciti.

I DATI. ACLI Ambiente, Centro Studi Naturalistici, Italia Nostra, Legambiente circolo Gaia, Verdi Ambiente e Società, WWF chiedono in definitiva alla Amministrazione Comunale di Foggia di pubblicare e spiegare i dati raccolti e le modalità con cui verrà fatta la bonifica, assicurando i cittadini che tutte le istituzioni competenti in materia (ARPA, ASL, IZS) lavorino insieme per conoscere esattamente quali sostanze si siano diffuse nell’aria, se ci sono conseguenze per i terreni e le colture e se esistono condizioni di potenziale pericolosità futura. L'incendio ha prodotto sicuramente una quantità non trascurabile di numerosi macro e micro inquinanti (polveri sottili ed ultra sottili, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici) con effetti potenzialmente pericolosi per la salute della popolazione esposta. In particolare -conclude la nota- occorre rispondere alle domande alla quali tutti hanno subito pensato: si è liberata diossina? L'ecomafia ha di nuovo vinto a danno della popolazione?

di Redazione 


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