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Bombe a "Il Sorriso di Stefano" e Poseidon, l'autore materiale "tradito" anche da un tatuaggio

Arrivava con uno zaino, piazzava l’ordigno e fuggiva. Ed è stato anche un tatuaggio a tradire  Erjon Rameta, detto Antonio, classe 1988, arrestato perché ritenuto responsabile di due dei recenti episodi dinamitardi, commessi ai danni di attività imprenditoriali della città di Foggia con modalità del tutto simili, ovvero mediante esplosioni notturne di ordigni rudimentali, che hanno provocato importanti danni materiali e un notevole allarme sociale. In particolare, Rameta è ritenuto responsabile dell’attentato esplosivo commesso il 16 gennaio scorso ai danni del centro sociale polivalente per persone anziane denominato “Il Sorriso di Stefano” in via Acquaviva, appartenente alla cooperativa sociale “SanitàPiù” e dell’ordigno piazzato il 12 novembre 2019 ai danni dell’esercizio commerciale denominato “Poseidon” in vico Ciancarella.

LE IMMAGINI. Gli investigatori della Polizia di Stato hanno analizzato i numerosi filmati ripresi dalle telecamere pubbliche e private della città di Foggia acquisite nell’immediatezza degli eventi delittuosi. A proposito dell’attentato a danno de “Il Sorriso di Stefano ”, le diverse ore di filmati acquisiti dagli investigatori,  oltre a inquadrare l’autore nel momento in cui ha posizionato l’ordigno, ne hanno ripreso sia i movimenti a ritroso, consentendo di accertare il percorso compiuto fino all’arrivo presso il Centro Anziani, sia il tragitto fatto dall’autore dopo avere collocato l’ordigno, permettendo tra l’altro di individuare un particolare decisivo per la sua identificazione, consistente in un tatuaggio sulla mano. Sostanzialmente simile l’analisi investigativa che ha permesso di acquisire indizi utili a identificare in Rameta come colui che aveva collocato anche l’ordigno alla friggitoria “Poseidon”.

LA RICOSTRUZIONE. Un dato comune a entrambi gli eventi – ricostruiscono gli investigatori - è quello relativo alle modalità di trasporto dei pericolosi ordigni fatti esplodere innanzi alle due strutture, occultati in entrambi i casi in uno “zaino” contenenti sia l’ordigno che la miccia a lenta combustione per innescarlo. Al riguardo viene contestato a Rameta anche il metodo mafioso delle azioni criminali, con specifico riferimento alle eclatanti modalità con cui le azioni sono stata commesse - ovverossia facendo esplodere un ordigno esplosivo dalla spiccata capacità offensiva in un orario notturno, in un luogo aperto al pubblico e sulla pubblica via - tipiche dell’azione della criminalità di tipo mafioso ed idonee a provocare allarme sociale nella collettività, rafforzando il messaggio intimidatorio ai danni delle vittime.

GLI EFFETTI. Entrambe le deflagrazioni hanno causato rilevanti danni, consistenti in danneggiamenti degli infissi, suppellettili, arredi, vetrate e parte delle strutture murarie del pub “Poseidon” e di alcune abitazioni private presenti nelle immediate vicinanze del “Poseidon”, tra cui anche una chiesa adiacente, nonché, nel caso della struttura dei Vigilante, il danneggiamento di 6 autovetture parcheggiate nelle vicinanze della RSA “Il Sorriso di Stefano”. Sul punto si evidenzia che gli accertamenti espletati da personale della Polizia Scientifica – concludono gli inquirenti - hanno sottolineato che l’ordigno utilizzato in entrambi gli attentati era dotato di spiccata capacità offensiva. L’onda pressoria generata dall’esplosione e il materiale proiettato, infatti, avrebbero potuto cagionare lesioni a una persona, in ipotesi anche potenzialmente mortali, che si fosse trovata in quel momento nei pressi del luogo dell’esplosione.

di Redazione 


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