Dal pallone col bracciale alla "palla a muro": alla (ri)scoperta dei giochi di una volta CRONACHE DAL PASSATO
La pratica della palla a muro ha radici che alcuni fanno risalire al XVI secolo e si vuole che all’origine sia nata come una variazione del più noto gioco del “pallone col bracciale”. Si trattava di un gioco molto popolare e praticato soprattutto in italia centrale, nelle Marche in particolare. Esso si svolgeva all’interno di apposite costruzioni che venivano chiamate “Sferisteo” e una delle più importanti è quella di Macerata.
IL BRACCIALE E IL MURO. Il gioco del “pallone col bracciale” aveva come limite del campo, appunto, un alto muro dove le squadre che si fronteggiavano facevano rimbalzare il pallone, pesantissimo e di cuoio o pelle, motivo per cui il braccio che lo avrebbe respinto era avvolto da uno speciale bracciale. In età moderna la palla a muro si è diffusa anche tra le ragazze - con “filastrocche” che scandivano le fasi del gioco - ed era anche un'ottima alternativa per chi non sapeva giocare a calcio ed era in qualche modo emarginati dagli altri della comitiva.
LE TECNICHE. Non essendo riconosciuto come sport ufficiale, le regole del gioco non sono codificate ma esse si tramandano per generazioni e tradizione, ma, generalmente, sono poche e uguali ovunque. Fondamentali sono un muro (possibilmente lontano da serrande metalliche che evitino proteste dei vicini dovute al pallone che per sbaglio finisce contro di esse) che può essere anche delimitato in altezza da un segno, ma non è obbligatorio, e un pallone. Si può giocare da due a un numero indefinito di persone, ciascuna delle quali, a turno deve colpire il pallone facendolo rimbalzare contro il muro e il successivo giocatore fare lo stesso senza che il pallone rimbalzi più di una volta per terra. Con il tempo i giocatori si sono specializzati nel modo di colpire il pallone per far sbagliare il giocatore successivo: come per esempio colpire ad effetto per far girare su se stessa la palla, oppure tirare contro il muro quasi rasoterra in modo che diventi difficilissimo evitare che il pallone successivamente rimbalzi una sola volta.
Oggi, però, questo gioco non viene più praticato, come quasi tutti i giochi di strada. (Salvatore Agostino Aiezza)
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