Natale di oggi, di ieri... e domani LA RUBRICA (E GLI AUGURI) DI SALVATORE AIEZZA
"E’ la festa dell’allegria, della bontà, della pace. E’ la festa che ci permette di stare tutti in famiglia: ed è una consuetudine che resiste, nonostante i tempi moderni. E’ la festa del ritorno a casa degli emigranti, degli studenti fuori sede. E’ la festa delle tradizioni che si rinnovano". Natale è Natale, inutile negarlo. E’ la festa per antonomasia: Quella che si attende per un anno intero. La festa che coniuga, come nessun’altra, gli aspetti puramente religiosi, con quelli più consumistici. E’ la festa dell’allegria, della bontà, della pace. E’ la festa che ci permette di stare tutti in famiglia: ed è una consuetudine che resiste, pur tra le tentazioni, come vedremo, dei tempi moderni. E’ la festa del ritorno a casa degli emigranti, degli studenti fuori sede. E’ la festa delle tradizioni che si rinnovano, di anno in anno, nei ricordi delle nonne, delle mamme, delle mogli: nei preparativi dei dolci natalizi, delle pettole del capitone: menù che si ripetono di anno in anno, per riportarci alla nostra infanzia.
I REGALI. Natale è anche lo scambio di doni: piccoli o grandi, non importa, purchè ci sia un dono per tutti. E se c’è la crisi, vuol dire che il dono sarà più piccolo, meno importante, ma niente e nessuno potrà impedire di dare e ricevere la gioia di “scartare” uno dei tanti pacchetti multiforme e multicolore che si mettono sotto l’albero di Natale.
E il Natale si celebra sempre: nel bene e nel male. Quando c’è il boom economico o quando la crisi ci attanaglia. Nei periodi di pace e in quelli di guerra. Proprio così. Anche durante la guerra e negli anni immediatamente successivi a essa, la festa di Natale ha sempre mantenuto le proprie tradizioni. Certo occorreva adeguarsi, ma non si rinunciava alla messa di mezzanotte; le pettole, con l’olio fritto e rifritto già tante volte e la poca farina sottratta alla già misera razione quotidiana. Chi poteva permettersi di acquistare alla borsa nera non si faceva mancare qualche dolce. Il Natale, durante e dopo la guerra, rappresentava allo stesso tempo giorni di serenità e speranza, ma anche di tristezza per quant, giovani e meno giovani, erano a combattere o prigionieri oppure non sarebbero più tornati.
LA GUERRA. Anche Foggia, già da dicembre del 43, i bombardamenti erano terminati da poco più di tre mesi, celebrava il santo Natale. Lo festeggiavano tra ruderi e catapecchie, quelle poche famiglie rimaste e le altre che pian piano rientravano dallo sfollamento. Ma era davvero una festa povera. Eppure, in questa miseria assoluta, chi poteva cercava di tramandare le antiche tradizioni. Molto spesso, anche solo attraverso i canti popolari e le scene di vita quotidiana che, nei quartieri dei terrazzani e quelli più poveri, diventavano vere e proprie rappresentazioni che, mai, nessun regista avrebbe potuto immaginare. Tutto ciò strideva, poi, con il natale che si festeggiava negli esclusivi circoli degli Ufficiali alleati: “Gli Occupator”, li chiamavano; oppure in una delle tante locande o osterie dove si riunivano le truppe. In questi luoghi si mangiava, beveva e suonava; si celebravano le veglie e le messe di mezzanotte, ma si organizzavano anche grandi feste che nel giorno di Natale avrebbero avuto luogo in favore dei malati, dei reduci, dei bimbi poveri, per i quali tutti i maggiori giornali dell’epoca organizzavano raccolte di pacchi dono. Pensate che nel Natale 1947, il solo “Corriere” ne raccolse oltre 2000; senza badare alla miseria oltre la porta. Era Natale! Ma anche per tanti soldati che erano di stanza a Foggia, Natale era duro. In tanti erano impegnati a vigilare sugli aeroporti disseminati per la provincia e nei luoghi più sensibili.
IL BOOM. Dopo gli anni duri della guerra, dagli anni 60 in poi, grazie al c.d. “boom economico”, il Natale è diventato la Festa per eccellenza: di grandi e piccoli. A Natale, grazie anche al “ doppio stipendio” le famiglie sin dal giorno dell’Immacolata che, per quanti sono ancora troppo giovani per saperlo, voglio ricordare come a quei tempi fosse il primo giorno , ed anche l’unico dell’anno, nel quale i negozi erano aperti anche di giorno festivo: figuratevi dunque l’affollamento delle vie dello shopping maggiormente frequentati dai foggiani e i negozi che venivano presi d’assalto. Tipico esempio, che forse rende meglio di tutti l’aria natalizia era quello della STANDA: il mitico e primo grande magazzino della nostra città. A natale sotto una galleria di luci sfavillanti, “Babbo Natale” che riempivano i marciapiedi, era davvero una festa andare allo Standa a spendere i primi scampoli della tredicesima in beni necessari per la casa e la persona. Quante famiglie attendevano il “doppio stipendio” per potersi finalmente permettersi un accessorio nuovo per la casa ma, soprattutto, i soldi della tredicesima, una parte, erano già stanziati per acquistare, ai grandi magazzini, scarpe e vestiti per i figli e, se si poteva, anche per i genitori. Un’immagine che porto ben viva nella memoria dei miei ricordi e legati alla Standa è quella delle Signore e signorine che vi lavoravano come cassiere o ai reparti: composte nei loro grembiuli color celestino, le ricordiamo oggi con la stessa nostalgia con la quale ricordiamo le indimenticabili “signore Buonasera” della RAI-TV. Per molti era un vero dispiacere quando talune di loro andavano in pensione perchè si stabiliva un rapporto amichevole con ciascuna di esse.
C’erano poi i regali: le famose cassette natalizie di liquori che si regalavano a parenti o amici o persone dalle quali si era ottenuto qualche favore. Erano cassette di legno o cartone compresso contenete da due a 4/5 bottiglie di vari tipi di liquori. Molto di moda era anche regalare i famosi radioregistratori compatti e, ai piccoli, le costruzioni lego o di legno o le piste con le automobiline. E, dopo un'attesa estenuante e carica di aspettative, era finalmente arrivata la mattina di Natale in cui alcuni giochi, dolciumi e frutta facevano il loro figurone sul tavolo della sala da pranzo che si usava solo per queste rare occasioni di festa. Il mattino di Natale, presto ci vestivamo a festa e andavamo di casa in casa ad augurare il buon Natale ai vicini, ai parenti e agli amici. Ti offrivano da bere, dolciumi o anche una mancia o la strenna: un po’ di soldini che a tutti noi piccoli facevano comodo.
Tutte le vie più importanti della città venivano illuminate da miriadi di luci scintillanti per le strade: sui balconi e dalla strada si potevano vedere gli alberi di natale che , attraverso le vetrate dei balconi delle case, facevano bella mostra di se con le loro luci intermittenti. C’erano i Vigili, in livrea, a disciplinare il traffico: su Via Lanza c’era anche la pedana per il vigile e tutti i negozi erano illuminati e addobbati a festa. Insomma, si respirava davvero un aria insolita che ci faceva sentire tutti più buoni e generosi. E che dire, poi, delle tradizioni delle famiglie, delle quali quasi tutti avrete sentito parlare, se non le avete vissute direttamente, dai racconti delle vostre nonne e genitori.
LE FESTE. Il Natale e le feste di quei giorni (Vigilia, Santo Stefano, Capodanno) si festeggiavano quasi esclusivamente nelle case dove, dalle settimane precedenti già si era provveduto a fare gran parte della spesa per i vari pranzi e cenoni; sin dall’alba le nonne e mamme si mettevano all’opera per iniziare a preparare i vari manicaretti della tradizione: ii dolci, le pettole, il baccala’, il capitone e tanto altro. Poi si aspettava l’arrivo di tutti i figli e nipoti, se ve ne erano, con i quali condividere il festoso pranzo e, certo, non ci si dimenticava dei vicini di ..pianerottolo che, come abbiamo detto in altre rubriche, erano praticamente una sola famiglia con noi e con i quali ci si scambiavano doni e assaggi delle pietanze e dei dolci.
Il pranzo era preceduto dalla lettura delle letterine e dalla presentazione dei lavoretti che da piccoli facevamo a scuola, quando ancora si usava. Si raggranellavano così un po' di soldini per qualche sfizio personale o da giocare dopo pranzo a tombola con i parenti.
E fu, per tantissimi nostri concittadini, che all’epoca erano solo ragazzini, come ricordano ancora oggi, un bellissimo natale anche quello del 1973. Un Natale molto particolare: perché? Si chiederanno i più giovanotti: perché quell’anno a partire proprio dal 2 dicembre 1973, domenica, iniziò un lungo periodo (che si sarebbe concluso a tarda primavera del 1974) della c.d. Austerity. A causa del forte aumento dei prodotti combustibili e quindi dei prezzi dell’energia, anche il nostro Paese fu costretto a limitare, anzi azzerare, a partire dal 2 dicembre del 1973, il consumo di carburante e materiale energetico (luce, gas, petrolio benzina ecc) compreso il divieto di circolazione delle auto. tutte le domeniche e festività Cio’, se per qualcuno poteva sembrare un problema, per moltissimi invece era vista favorevolmente.
IL TRAFFICO. Quelle domeniche di dicembre, aspettando il Natale, le strade si riempivano di persone che finalmente potevano transitare liberamente. Carrozzini, bici di tutte le fogge, intere famiglie che si godevano il passeggio e lo shopping natalizio senza l’assillo del traffico, il posto da trovare .Insomma, anche questa un’altra storia di Natale, quando non esistevano ancora i ristoranti e le sale da ricevimento che oggi, purtroppo, hanno svilito il carattere prettamente famigliare di questa festa: (non per nulla il celebre detto: Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi) Sono sempre meno oramai, le famiglie, che rispettano le tradizioni e mai sognerebbero di trascorrere il Natale in un luogo diverso da quello che è la propria casa, ma fintanto che ci saranno queste famiglie, siamo certi che le tradizioni di Natale, come quello di una volta, resteranno vive nei nostri ricordi.
IL CALCIO. Natale e il mese di Dicembre in genere, negli anni 60/80, anche calcisticamente parlando fu un periodo roseo per il Foggia-Incedit. Erano gli anni d’oro del calcio rossonero, quando i satanelli stazionavano tra la serie A, dove era approdato per la prima volta nel 1964, e la serie B. Squadra ascensore veniva chiamata, proprio per la sua peculiarità di risalire nella massima serie, dopo uno o due anni dalla retrocessione in B. Tanti furono le soddisfazioni che i tifosi rossoneri ebbero in quegli anni dalla nostra squadra: dalla storica vittoria per 3 a 2 contro l’Internazionale di Helenio Herrera, al gol rifilato in quel di Mantova nientemeno che a colui che sarebbe poi diventato il portierone della Juve del Napoli e della Nazionale: Dino Zoff.
Una curiosità calcistica/natalizia tutta nostrana. Correva l’anno 1947 e il 28 Dicembre di quella stagione si disputò il primo derby in assoluto che ci sia mai stato a Foggia: quello contro i “fratelli” della Incedit ( la squadra della cartiera con la quale poi il Foggia calcio si sarebbe fuso). Il primo derby della storia calcistica foggiana fini’ con la vittoria dell’incedit grazie ad un fortunoso autogol.
Nell’attesa di rivedere i satanelli presto in serie A, porgo a tutti voi ed alle vostre famiglie e i vostri cari fervidi e sinceri AUGURI di un Natale sereno e colmo di felicità, cosi’ come di un nuovo anno propizio per tutti i vostri progetti. (Salvatore Aiezza)
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