"Il mio digiuno per la pace": la testimonianza dell'attivista Antonio Dembech
Il fine settimana appena trascorso ha portato circa 500 persone in marcia per la pace, da Emmaus ad Amendola. Ma l'impegno è quotidiano. E negli ultimi 11 mesi, l'Arca di Pace (un gruppo di 30 persone della provincia di Foggia) ha avviato una esperienza di digiuno a staffetta della durata di un giorno. Ora, l'attivista Antonio Dembech ha deciso di portare avanti un digiuno prolungato: una settimana senza cibo, a sostegno della petizione https://chng.it/mLT5m9PZxf
IL DIGIUNO. A raccontarlo, è lui stesso. "Terminato il pranzo di domenica 14 aprile, è iniziata la mia esperienza di digiuno prolungato. Spero di riuscire a condurla per i prossimi 7 giorni, fino alla cena di domenica 21". La sua scelta si basa su due motivi: "Il primo è quello di fortificare il mio desiderio di pace interiore (pace con me stesso, pace con gli altri e pace con la natura che mi circonda) e il secondo - spiega - è stimolare i miei cittadini ad adoperarsi in prima persona per sollecitare interventi non violenti che possano contribuire al raggiungimento di una pace duratura tra tutti popoli. Primo tra questi, firmare la petizione https://chng.it/mLT5m9PZxf".Il suo digiuno arriva facendo da staffetta al digiuno prolungato di due amici veneti (Bernardino Mason e Carlo Giacomini) e a poche ore dalla Camminata della Pace Emmaus-Amendola. "Nove km percorsi a piedi, oltre quelli che ho percorso in bici per raggiungere la partenza, tra Emmaus, luogo in cui alcune famiglie vivono in condivisione accogliendo persone in situazione di svantaggio, e l'aeroporto militare di Amendola, tra i più strategici in europa e purtroppo già utilizzato, anche se non ufficialmente, per bombardare la Serbia in occasione dell'ultimi conflitti che interessarono l'ex-Jugoslavia. Dopo è divenuta sede di addestramento piloti, tra cui anche quelli Israeliani che adesso stanno massacrando la popolazione palestinese, ed adesso pare siano ospitati nella base alcuni F35 e numerosi droni, sempre più utilizzati negli sceniari di guerra".
UN ATTO DI SPERANZA. Pertanto, "il mio digiuno - evidenzia Dembech - è duque un atto di speranza. È un segno che la pace è possibile se solo lo desideriamo davvero. È un invito ad unirci tutti in questo desiderio.
Insieme, possiamo costruire un mondo migliore, un mondo senza guerre, senza oppressori, senza violenze e senza confini. Un mondo in cui tutti possano vivere in pace, sicurezza e libertà.
Vi invito a digiunare con me, anche solo per un giorno, o a fare qualsiasi altra cosa possiate per promuovere la pace, tra cui rinnovo l'invito a firmare l'appello https://chng.it/mLT5m9PZxf.
Ogni piccola azione può fare la differenza".
IL DIARIO. La sera la dedica alla scrittura, "che - ammette - mi serve da supporto". Ed ecco il 'diario' del suo primo giorno di Digiuno per la pace. "Il primo giorno di diguno è trascorso senza particolari sofferenze, se non quella di poter solo odorare le squisitezze che mia moglie ha deciso di preparare stando quasi tutta la serata ai fornelli mentre ero intento a correggere i compiti di fisica, che a tratti allontanavano i miei pensieri da questi odori.
Venendo a questioni più serie, sono contento di aver convinto alcuni conoscenti a firmare la petizione che chiede al parlamento di promuovere un immediato cessate il fuoco a Gaza, la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e di tutti i palestinesi trattenuti senza un processo, l'apertura di tutti i valichi per consentire finalmente l'ingresso di alimenti e farmaci e quindi osservatori e una forza internazionale, sotto avallo ONU, per la protezione della popolazione civile palestinese in ogni zona di Gaza fino alla definizione di un soluzione negoziata di stabilizzazione. Però occorrono molte più firme e quindi rinnovo l'appello a tutti coloro che conosco a firmare, se non l'hanno già fatto, la petizione.
https://chng.it/mLT5m9PZxf. Azione ancor più urgente considerata la volontà del governo israeliano di rispondere all'attacco iraniano.
Come ho già scritto nel precedente post, il digiunare porta a riflessioni interiori più profonte. La riflessione che ho fatto oggi, nel rispondere ad un post di una persona che attribuisce ai palestinesi la responsabilità di quanto accaduto, è la seguente:
Perchè dobbiamo attribuire responsabilità ad una parte o all'altra ? perché dobbiano cercare giustificazioni alle azioni intraprese da una parte o dall'altra? Proprio ragionare in questi termini ha portato al pettine l'odio a lungo covato tra palestinesi ed israeliani. Ebbene, visto che apparteniamo ad una specie che, secondo me a torto, si definisce umana, è possibile pensare ad un futuro di pace senza attribuire torti o ragioni ad una parte o l'altra ? senza confini da dover difendere con muraglie ed armi spianate ? Ma davverio, dopo i milioni di morti causate dalle guerre stiamo ancora a ragionare sul chi ha torto e chi ha ragione ? sul chi ha sbagliato e chi no, sul chi merita di essere punito e chi no ? quindi auspico che sempre più gente si liberi dal deleterio gioco dello schierarsi da una parte o dall'altra ed abbracci il sentimento di amore incondizionato verso gli altri, che siano ebrei, palestinesi, russi, ucraini, migranti, zingari o qualsiasi altra forma di vita".
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