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Foggia film festival, il bilancio di Pino Bruno: "Niente fondi pubblici, ma tanta qualità"

La soddisfazione del direttore artistico della kermesse

All’insegna della qualità e dell’impegno la rassegna cinematografica giunta alla terza edizione. Concluso il Foggia Film Festival, il direttore artistico tira le somme della kermesse
POCA PUBBLICITA', TANTA QUALITA'. Una kermesse, quella del Foggia film festival, che ha premiato i contenuti – secondo il direttore artistico del Foggia film Festival, Pino Bruno - . “Nonostante questo festival non sia finanziato da enti pubblici, e quindi non disponga di uffici stampa atti a propagandare l’evento in modo massiccio, ha incontrato il favore di pubblico ed ha avuto un riscontro che mi lascia soddisfatto. Anche la qualità dei cortometraggi in concorso mi fa tracciare un bilancio positivo. Non si potrebbe affatto dire che sia stata una kermesse d’evasione”.
IMPEGNO E SOCIALE. Allude al filo rosso che ha legato i due vincitori, quello dello sfruttamento del lavoro femminile, rappresentato da Oroverde di Pierluigi Ferrandini, e dal documentario Nessuno escluso di Caterina Congia. Intensa la fotografia di “Oroverde”. Dallo schermo, alla premiazione finale di Sabato 20 Aprile, agli spettatori presenti sono giunti, quasi imperiosi, i bagliori verdi delle grandi foglie di tabacco che sfiorano i due bambini protagonisti. Sono i personaggi di una tragedia sconosciuta, quella avvenuta a Tricase nel corso della prima manifestazione di protesta femminista contro la delocalizzazione del consorzio agrario del tabacco A. C. A. I. T. di Tricase, durante la quale i fascisti uccisero il fratello di Bianca Panarese, bambina tredicenne da poco assunta al consorzio. “Al di sopra delle aspettative il bilancio del Festival, per me che ho frequentato altri Festival a Venezia o in Campania e ho dovuto constatare, a fronte di un dispendio economico notevole, una presenza di spettatori esigua, se non inesistente. Meno considerevole, certamente, ai documentari in concorso. Tuttavia presente”.
L'OMAGGIO A SORDI. Cavalca l’onda dell’impegno anche il documentario di Caterina Congia, che con “Nessuno escluso” vuole ribadire come l’emarginazione in India, dove esiste la casta degli impuri, gli intoccabili, sia ancora una gramigna da estirpare. E di delocalizzazione dell’Omsa di Faenza in  Serbia con il risultato di un licenziamento massiccio, soprattutto di donne, si è parlato anche nel documentario Licenziata di Lisa Tormena. “Soddisfazione anche per la disponibilità concessa dal direttore della fotografia de Il tassinaro, film con Alberto Sordi, Sergio D’Offizi, che all’Università di Foggia ha regalato il privilegio di immagini inedite tratte da alcuni filmati girati con Alberto Sordi”
IL FUTURO. E per la prossima edizione preferisce non pronunciarsi “La gestione, con tutti gli sponsor partner, così come il bilancio degli eventuali miglioramenti da apportare, dev’essere condivisa affinché possa riuscire al meglio”

di Redazione 


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