Antimafia, sequestrati beni per 1,5 milioni a Olinto Bonalumi
Ritenuto il 'mago' della rapina nel caveau
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Foggia ha sequestrato beni per 1,5 milioni di euro a Olinto Bonalumi, 58 anni, noto pregiudicato per delitti contro il patrimonio, la persona, l’ordine pubblico e in materia di armi, già sorvegliato speciale di P.S. (Leggi: Coi soldi della rapina al caveau, avrebbe comprato case)
LE INDAGINI. Le articolate e meticolose investigazioni – spiegano dalla Finanza - hanno consentito di accertare che l’indagato, con l’ausilio di due professionisti, ha posto in essere varie operazioni bancarie tese a occultare la provenienza di cospicue somme di denaro contante, frutto di varie attività criminose, per l’acquisto di beni mobili ed immobili intestati a prestanome. Inoltre è stata confermata la pericolosità sociale dell’uomo, nonché la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità dell’interessato e la capacità economica dichiarata dal suo nucleo familiare.
IL CODICE ANTIMAFIA. E’ stata così applicata la misura di prevenzione di natura patrimoniale prevista dal Codice Antimafia e il Tribunale di Foggia ha emesso un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca. La misura ablativa è stata eseguita nei giorni scorsi dalle Fiamme Gialle daune, che hanno provveduto a sottoporre a sequestro beni per un valore complessivo stimabile in circa 1,5 milioni di euro, tra cui una villetta con annessi terreni agricoli nel Comune di Foggia, 4 appartamenti ubicati a Foggia e Vico del Gargano, 2 terreni agricoli nel comune di Foggia, una autovettura di grossa cilindrata e quote societarie in 3 imprese commerciali.
IL PRECEDENTE. Il provvedimento si sovrappone a un analogo sequestro effettuato nei confronti dello stesso pregiudicato nel 2015, in cui furono cautelati beni per circa 800 mila euro in relazione al reato di riciclaggio.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.