Strada chiusa in centro, il bar smentisce il Comune (e replica a Rizzi): “Macchè abusivi, ci avete autorizzato voi"
“E’ dal 2001 che ogni anno abbiamo il permesso di occupazione di suolo pubblico, con parere favorevole della Polizia Municipale e annesse relazioni tecniche, per allestire la struttura in via di Leva. Ed anche quest’anno abbiamo presentato il rinnovo il primo dicembre 2015, con la differenza che lo abbiamo presentato per una struttura amovibile, adattabile a tutte le stagioni, soprattutto nei mesi in cui fa più caldo". Ci aspettavamo una risposta positiva nel giro di poco tempo, ma ritardi burocratici da parte del Comune e la rimozione del dirigente del servizio attività Economiche, Antonio Stanchi, hanno ritardato i tempi di autorizzazione. Il rinnovo relativo al permesso di occupazione di suolo pubblico, dunque, è stato rilasciato il 21 marzo 2016 ma è retroattivo, perché copre tutto l’anno ed autorizza la presenza della struttura in quel tratto di strada dal primo gennaio al 31 dicembre 2016. Quindi, parlare di struttura abusiva è quanto mai sbagliato e inopportuno”.
LA REPLICA ED I DOCUMENTI.
Non tarda ad arrivare la replica dei proprietari del ”Bar Cairoli” chiamato in causa dal consigliere comunale, Vincenzo Rizzi, in riferimento all’ordinanza dirigenziale dell’11 marzo del Comune di Foggia che prevede la chiusura al traffico veicolare di Via A. di Leva, nel tratto compreso tra corso Cairoli e Via Martire, proprio dove è stata allestita la struttura (LEGGI: Foggia, struttura abusiva del bar favorisce fughe in moto, il Comune chiude... la strada). Secondo il consigliere Rizzi - e l’ordinanza del Comune di Foggia - l’attività commerciale “risulta non possedere nessun titolo abilitativo” e “favorisce la fuga di teppisti e di delinquenti”. Ma, carte alla mano, i titolari del Bar Cairoli contestano quanto affermato. “E’ tutto in regola, come ogni anno. Del resto, non avremmo mai fatto questo tipo di investimento se avessimo voluto realizzare una struttura abusiva. Al contrario, l’autorizzazione consente il permesso di occupazione di suolo pubblico per tutto il 2016. In tutte le città italiane vengono chiuse anche le strade principali per permettere alle attività commerciali di mettere tavoli e strutture all’aperto di ristorazione. Iniziative che valorizzano e abbelliscono le città, le animano. Nel nostro caso, invece, parliamo di una stradina di 13 metri che non ha particolare rilevanza e che comunque è parzialmente occupata da una struttura che ha ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie”.
LE CONTRADDIZIONI DEL COMUNE. Documenti inequivocabili che mettono al riparo da qualsiasi dubbio i titolari del bar ma che d'altra parte lasciano emergere lacune e contraddizioni nel comportamento degli uffici comunali. Da un lato la polizia municipale a metà marzo dispone il "necessario ripristino dei luoghi", dall'altro il servizio attività economiche qualche giorno dopo utilizza proprio l'ordinanza di chiusura della strada per giustificare l'occupazione della carreggiata da parte della struttura del bar: una dinamica che peraltro sembra non rispecchiare quanto prevede il codice della strada. Secondo le norme è consentito disporre la chiusura di una via per consentire l'installazione di tale tipo di strutture solo se viene predisposto un itinerario alternativo alla circolazione. Una previsione per nulla considerata dal Comune.
Esistono molte realtà "abusive" dove vengono consentite persino la totale chiusura di stradine di accesso pubblico, basti pensare la stradina che porta da via Albanese Ruffo a via San Giovanni Bosco, chiusa prima abusivamente per poi successivamente essere autorizzata (credo). Questa stradina, particolarmente utilizzata da persone anziane e casalinghe, serviva da scorciatoia per recarsi alla chiesa del Sacro Cuore e quindi via Lucera.
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