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“Vogliamo essere medici”: la protesta dei neo-laureati in Medicina e Chirurgia

Protestano gli studenti neo-laureati in Medicina e Chirurgia, attualmente impegnati nella II sessione dell’Esame di Stato di Medico-Chirurgo del 2019. Lanciano un appello, firmato ad ora da 2400 persone e inviato agli organi competenti del MIUR e del Ministero della Salute, in seguito al rinvio a data da destinarsi della prova scritta del 28 febbraio secondo l’avviso del MIUR n. 5384.

LA RIVENDICAZIONE. “Siamo dei neo-laureati in Medicina e Chirurgia, ex rappresentanti degli studenti che per anni hanno lavorato negli organi di Ateneo. Abbiamo messo da parte le liste, i colori, e le associazioni di cui facevamo parte per lanciare un appello ai Ministeri competenti affinché anche gli abilitandi possano essere tutelati in questa situazione di emergenza – spiegano gli studenti -. Siamo ben consci, anche e soprattutto in qualità di futuri medici, dell’emergenza sanitaria che sta affrontando al momento il nostro Paese. Crediamo però che sia proprio questo il momento di non nascondere la testa sotto la sabbia e i problemi sotto il tappeto. Abbiamo scritto questa lettera con delle proposte concrete e fattibili: vogliamo abilitarci, e vogliamo abilitarci presto. Leggere l’avviso del MIUR che decretava l’annullamento della prova scritta e lo spostamento a “data da destinarsi” del test ci ha destabilizzato, perché non si è nemmeno tentato di trovare una soluzione alternativa”.

I DISAGI. “Senza abilitazione un laureato in Medicina e Chirurgia non può essere utile in alcun modo alla comunità. Non può sostituire i medici di base, non può fare il medico di continuità assistenziale (ex guardia medica), non può iniziare il corso di Medicina Generale… Non può, insomma, essere medico. Siamo in questo limbo da mesi, senza poter lavorare, senza poter esercitare la professione per cui abbiamo studiato – continuano gli studenti -. Non avere una data certa del rinvio, inoltre, creerà notevoli disagi organizzativi: molti colleghi hanno vinto il concorso in Medicina Generale, e senza l’abilitazione alla mano perderanno il posto; i concorsi per l’accesso alla continuità assistenziale non potranno svolgersi; non potremo in alcun modo essere utili, in particolare in un momento emergenziale come questo, dove serviranno nuovi medici. Abbiamo quindi chiesto ai Ministeri competenti di agire in fretta per trovare una soluzione, e farci abilitare quanto prima”.

UNA EMERGENZA. Secondo gli studenti “il Paese si stia privando di persone formate e pronte a dare il proprio contributo in quella che ormai sembra un’emergenza. Siamo stati esaminati nel corso di tirocini valutativi e medici con anni di esperienza hanno reputato il nostro operato idoneo all’attività professionale. Ritardare l’abilitazione vuol dire far sì che un grande numero di medici non potrà contribuire a rispondere alle esigenze delle proprie comunità, anche in un contesto di incertezza e di importante domanda sanitaria come quello attuale, in un momento in cui il personale sanitario già e sempre più oberato si trova a rispondere anche alle difficoltà e paur create dalla diffusione del coronavirus nella nostra Nazione. Riteniamo che il nostro contributo potrebbe essere utile, ma questo slittamento a data da destinarsi, non fa che aggiungere incertezza all’incertezza. Tanto più che non c’è effettiva chiarezza su quando la prova si svolgerà e per quanto tempo ancora saranno applicate le misure di contenimento in essere”.

LO SVOLGIMENTO TELEMATICO. Quindi la richiesta finale: “Riteniamo che ci possano essere delle soluzioni: tentare uno svolgimento telematico della prova scritta dell’esame e se non ci fosse questa possibilità, verificare gli estremi legali per una abilitazione che tenga conto del tirocinio valutativo, considerando la particolarità della situazione in cui si stanno verificando gli eventi”.

di Redazione 


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