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La Festa della mamma negli occhi di un "bambino degli anni '60"

Il racconto di Salvatore Aiezza

Tredici maggio. Festa della Mamma. Di Mamma ce n’è una sola: Insostituibile. Ed ogni mamma ha qualcosa che la rende unica e tale è agli occhi dei suoi figli. “Mamma” è anche la prima parola della nostra vita; è la parola che ci lega indissolubilmente a quel viso: dolce e sorridente. Il primo che i nostri occhi vedono al momento della nascita. Sua è la voce che ascoltiamo quando ancora ci porta nel grembo. “Mamma” è la parola che le nostre labbra pronunciano e quegli occhi che cerchiamo quando ci troviamo di fronte alle difficoltà: fisiche e materiali, in tutto il percorso della nostra esistenza. “Mamma” è una parola che non si finisce mai di pronunciare. Anche quando ella viene a mancare e ci sentiamo improvvisamente solii e adulti. Per tutta la vita a lei ci rivolgeremo come se fosse sempre presente. Questa festa dovrebbe essere la festa per eccellenza per tutti noi, figli. Una festa della quale dovremmo sempre ricordarci: da bambini, pargoli, giovanotti, adulti; e non solo quando le mamme sono giovani e ci “assistono” in ogni nostra azione. Soprattutto quando si fanno anziane... vecchiette… quando a stento riescono a camminare. E’ allora che le mamme hanno bisogno di tutto il nostro amore e di vedersi ricambiato, decuplicato, quello che loro hanno fatto per noi. E’ allora che un fiore, un cioccolatino, qualsiasi cosa: anche una semplice telefonata, se le distanze ci impediscono di fare altrimenti, assumono una importanza che va al di là del puro e semplice gesto simbolico. Ecco: credo che se solo ciascuno di noi ricordasse quello che la mamma ci dona sin dal primo vagito, nessuno avrebbe il cuore così duro da lasciare sole; abbandonate, tante volte, in case e ospizi dove, per carità, può esserci l’amore più grande e l’attenzione più assidua di questo mondo, ma mancherà alle mamme, il sorriso che solo un figlio può darle e farle tornare. Alla Mamma è dedicata dunque questa seconda domenica di maggio e a lei questi ricordi di noi che eravamo bambini negli anni 60. 

LA RICORRENZA. “La festa della Mamma “, che ha radici lontane, venne istituzionalizzata negli USA, oltre un secolo fa con una delibera del Congresso, per esprimere loro amore e gratitudine. Importata poi in Europa, in Italia è stata per la prima volta celebrata nel 1957 da don Otello Migliosi, un sacerdote del borgo di Tordibetto ad Assisi. Da allora è entrata a far parte della nostra vita, oltre che stabilmente del nostro calendario e si festeggia la seconda domenica del mese di maggio. La festa della Mamma, sino a qualche anno fa, veniva preparata e vissuta con entusiasmo da tutti. I bambini, ovviamente, erano coloro che aspettavano e partecipavano con maggior fervore a questo giorno. Nelle scuole elementari già da diverse settimane erano iniziate le prove per la recita che si sarebbe tenuta il sabato antecedente la festa e, talora, in coincidenza con l’8 maggio, giorno dedicato alla Madonna di Pompei. 

A SCUOLA. La maestra a quel tempo era una sola e rappresentava, per tutti, la seconda mamma (per tanti, purtroppo, l’unica). In questi giorni abbandonava i programmi ministeriali e per qualche tempo ci faceva chiudere il “sussidiario” (che era l’unico e solo libro che condensava, nelle sue pagine, tutte le materie), per dedicarsi completamente alla preparazione della festa della mamma. Oltre la recita c’era da far imparare la poesia e scrivere la letterina. Prima ancora era necessario “inventarsele”; a volte sui libri di lettura ve ne era qualcuna dedicata alla mamma ma…vuoi mettere con quella che la maestra “ideava” personalmente? In molte scuole alcune insegnanti facevano fare dei veri e propri lavoretti agli scolari; soprattutto alle femminucce. Piccoli cestini, fiori di cartapesta, cuscinetti portaspilli a forma di cuore e altre cose simili che tutti, con grande gioia erano contenti di realizzare. Io, che negli anni 60, frequentavo la scuola elementare della nostra indimenticata concittadina: Donna Amelia Rabbaglietti, ricordata come ricercatrice e studiosa delle tradizioni foggiane e poetessa dialettale, autrice di tanti libri di poesie e grande educatrice, ebbi la fortuna, grazie a lei, oltre che di preparare, insieme ai miei compagni di scuola, in occasione della festa della mamma, grandi recite, tratte dalle opere dei più importanti musicisti italiani e che si tenevano nella meravigliosa cornice del Teatro Giordano, di incidere, con il “Coro dell’Istituto Scolastico Amelia Rabbaglietti”, un disco che resterà indelebile nella nostra memoria ed in quella di tanti foggiani che nel corso degli anni lo hanno ascoltato, dedicato alla mamma. “Mammina mia”, questo era il titolo e, al solo ricordo, la commozione è davvero tanta. 

LA FESTA. Il giorno della festa, poi, ogni bambino si alzava prima della mamma e posava il dono che aveva preparato per lei sul tavolo della cucina, per modo che fosse la prima cosa che ella vedesse al suo risveglio. Non mancavano mai i fiori, che nel mese di maggio sbocciano in ogni loro bellezza con i tanti profumi e colori, ed erano particolarmente apprezzati dalle mamme; così come non mancavano mai le scatole di cioccolatini a forme di cuore che le più note marche producevano per questo evento. Nella villa comunale c’erano artisti che, con gran sapienza, gonfiavano palloncini e li trasformavano in grandi cuori colorati da portare alle nostre mamme. Poi, all’ora di pranzo, tutti riuniti intorno al tavolo per il pranzo della festa. Era un giorno importante e quindi, proprio come in occasione delle grandi feste, si riuniva tutta la famiglia. Precedeva il pranzo la declinazione della poesia, la lettura della letterina e le immancabili lacrime che solcavano il viso della nostra genitrice ( e non solo!). La “Festa della Mamma”, proprio perché tale, oltre che essere universale era ricordata non solo dai bambini, ma da tutti. Qualsiasi età si aveva: un fiore, un piccolo regalo, anche solo una telefonata, quando la distanza, purtroppo, non permetteva altrimenti; c’era sempre il modo per ricordarsi di Persino la Televisione Nazionale, la RAI, per molti anni festeggiò degnamente questo giorno con un programma che andava in onda dall’Antoniano di Bologna, sulla prima rete (negli anni di maggior successo), dal titolo originario: “La festa della mamma”. Nel 2008 il sipario calo’ anche su questo programma. Oggi la nostra vita frenetica; il venir meno di molti valori e punti di riferimento, lo stesso concetto di “famiglia” che viene spesso messo in discussione, fa si che questa bellissima festa, non venga più celebrata come una volta e troppo spesso venga ricordata solo per gli aspetti consumistici ad essa legati. Molte volte i bambini si ricordano solo all’ultimo momento di comperare un fiore alla mamma; le poesie, le recite sono oramai un lontano ricordo. Anche tanti “figli” adulti che vivono nella stessa città dei loro genitori, sbrigano la “pratica” della festa della mamma con una telefonata o una fugace visita serale. Per non parlare delle tante mamme ricoverate negli ospedali o nelle case di riposo che attendono, quante volte inutilmente, che i figli si ricordino... almeno in questo giorno. Poi restano solo le lacrime..! 

L'INVITO. A voi ragazzi di queste moderne generazioni, dico: il giorno della “Festa della Mamma” fate che sia, per lei e per voi, quel giorno meraviglioso che è. Dimostriamole, anche tangibilmente, con un dono, sia pure piccolo: solo un fiore, e con la nostra presenza, tutto il bene e l’amore che verso di lei nutriamo. E noi: papà giovani e non più, che sappiamo quali valori racchiudeva questa giornata, trasmettiamoli ai nostri figli. Facciamo rivivere quelle tradizioni. Come diceva il compianto Maestro e presentatore TV Alberto Manzi: “Non è mai troppo tardi”. Aspetti “semiseri” sui rapporti tra madre e figli “foggiani”. Ho sempre pensato che tra madre e figli “foggiani” ci fosse un rapporto particolare che coniugasse la foggianità, all’educazione dei pargoli, insegnando loro cose che poi ci restano impresse nella vita di relazione da adulti. Alcuni esempi? Eccoli:
-Come i titolari di pubblici esercizi, dopo le pulizie serali, invitano gli avventori un tantino rissosi e alticci, a “regolare” fuori dal locale i loro “conti”, così le mamme insegnano ad avere rispetto per il lavoro altrui e, contemporaneamente, il valore della vita, ai loro figli: “Se dovete ammazzarvi andate fuori che ho appena lucidato il pavimento!”
-I foggiani, si sa, sono anche molto superstiziosi, per cui le nostre mamme , opportunamente, anche in età adulta ci ammoniscono “severamente” quando usciamo: “ Ti sei messo la roba intima pulita? Mica le calze sono bucate? Hai visto mai ti capita qualcosa e ti devono visitare?” 
-Anche la nascita e la morte, non sfuggono a queste regole: E’ comune rivolgersi ai propri figli, condensando in poche parole interi libri di scienze e fisica: “Come ti ho creato, così ti levo davanti!” oppure: “Ti do due ceffoni che ti cambio i connotati…!” 
-E l’ironia? I foggiani e le nostre mamme la tengono nel sangue: “Rid, rid…che po’ t fazz chiagn ij..!” ..tipico “humor” inglese! -Un’altra peculiarità delle mamme “nostrane” è quella di rimproverarti severamente: infischiandosene se ci troviamo in luogo privato o pubblico, tra centinaia di persone e…proprio mentre passa il tuo migliore amico; per una colpa non tua: “Vid! Vì ,che tè cumbnat arret a magliett: qua! Arret o cull!” e giù sganassoni. Naturalmente non hai né possibilità ne’ tempo di spiegare che non puoi vedere, tranne non si sia contorsionisti in erba, il “danno”, dietro il collo… addebitato dalla genitrice, ne’ che la colpa non può essere tua, tranne che tu sia un autolesionista, ma di qualcuno che passando, inavvertitamente ti ha sporcato… -Lo “scaricabarile”, altro elemento tipico delle mamme foggiane, che si riverbera nell’educazione di noi figli: “Madò, quando stasera torna tuo padre che ti deve fare!”…la sera, torna il padre e…: ” ha fatto bene tua madre se ti ha ucciso di botte.” Così noi ce la siamo sempre…cavata! 
AUGURI... A TUTTE LE MAMME DEL MONDO.
(Salvatore Aiezza)

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di Redazione 


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