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Quell'attesa davanti alla Banca d'Italia per la tredicesima: riti e costumi della 'gratifica natalizia'/ LA RUBRICA

Il racconto su storia e tradizioni di Salvatore Aiezza

Si avvicina il mese di dicembre: periodo di grandi feste ma anche di spese e… pagamenti! Tutti siamo disposti a spendere qualche soldo in piu’, anche perché c’è la possibilità, grazie alla “tredicesima”, di disporre di una somma aggiuntiva al proprio stipendio. Oggi il consumismo sfrenato e l’abbondanza di beni e servizi di ogni genere ci ha fatto perdere un po’ il contatto con quello che in passato era un vero e proprio rito e concludeva l’attesa di un lungo anno, per tutta la famiglia: l’arrivo della “tredicesima”. Buona Lettura 

IL 'DOPPIO STIPENDIO'. Tante sono le tradizioni, le consuetudini e i momenti collegati, più o meno direttamente, al periodo delle feste natalizie. E ancor più in genere, al mese di dicembre, a partire dalla festa dell’Immacolata Concezione. Uno di questi e che voglio oggi raccontare, è legato al c.d. “doppio stipendio” ovverosia “La Tredicesima” o, ancora, “gratifica natalizia”.  Forse non tutti sanno che l’istituzione di questo beneficio venne introdotto durante il regime fascista e, precisamente, con Il contratto collettivo nazionale di lavoro 5.8.1937 (art.13) , ma riservato solo agli impiegati dell'industria. Con l'Accordo Interconfederale per l'industria del 27.10.1946 la gratifica venne estesa anche agli operai. Si sarebbe poi dovuto aspettare il 1960, e il D.P.R. 28 luglio n. 1070 affinchè l’accordo fosse esteso a tutti i lavoratori, pubblici e privati. 
 La data in cui si riscuote la tredicesima e’, ancora oggi, una grande festa per ogni famiglia. Negli anni passati, tuttavia, l’arrivo di questo extra stipendio, per svariati motivi: vuoi economici essendoci solitamente un solo stipendio in famiglia e spesso vi erano molti figli, assumeva un valore tutto particolare e aveva un rito che veniva rigidamente osservato. Durante l’anno, in casa, spesso si ascoltavano i discorsi dei nostri genitori che, chiedevano di fare qualche sacrificio e rimandavano al “doppio stipendio” l’acquisto di un oggetto nuovo e necessario per la casa o qualche riparazione importante. Lo stesso avveniva per scarpe e vestiti nuovi o per i cappotti. Tutto sarebbe avvenuto dopo la tredicesima e, in molti casi, soltanto con i saldi! Nella maggior parte delle case, allora, non era difficile vedere il capofamiglia che, insieme alla propria moglie, che aveva la grande capacità di saper gestire alla lira l’economia famigliare, approssimandosi il periodo della tredicesima, munito di penna e carta cominciava a fare i conti. Tanto per le spese della casa: luce, acqua, condominio, riscaldamento, affitto o mutuo, abbonamento TV ecc; tanto per la macchina: bollo, assicurazione. E ancora una piccola sommetta in regalo o, a moglie e figli, qualcosa per le spese extra, che potevano sempre capitare, da tenere da parte Il resto si poteva destinare alle spese che, come abbiamo detto, erano state progettate da tempo. I conti andavano fatti per bene perché bisognava anche prevedere il maggior lasso di tempo che sarebbe trascorso dal 15 dicembre, data della tredicesima, al 27 gennaio successivo, quando si sarebbe preso il nuovo stipendio, E badate che davvero si faceva fronte a tutte queste cose. Anzi, occorre dire, si metteva da parte, sul libretto della banca o postale, anche qualcosa in più della solita sommetta mensile, che in passato i nostri genitori riuscivano ancora a risparmiare, e che a fine anno regalava anche qualche migliaio di lire di interessi
 La tredicesima, come oggi, si riscuoteva insieme allo stipendio di dicembre ma prima del fatidico “27” (da tutti conosciuto come San Paganino), in genere intorno al 15, proprio per dare la possibilità di far fronte alle spese di fine anno e agli acquisti natalizi. Per tale motivo la 13^ mensilità viene anche chiamata: “Gratifica natalizia”. Non essendosi ancora diffuso, l’utilizzo del conto corrente, le 13^ venivano riscosse, come tutto il resto, presso la prestigiosa sede della ex Banca d’Italia di Viale XXIV Maggio. E questo aspetto costituisce una delle tradizioni che si sono oramai perdute. Pensate, infatti, che per poter riscuotere l’ambita sommetta occorreva alzarsi molto presto la mattina del fatidico giorno e recarsi, di buon ora, a fare la fila davanti ai cancelli della Banca. Ma nessuno si curava del lungo tempo che c’era da aspettare o del freddo dicembrino; anzi, si trascorreva quel tempo incontrando e parlando con persone che magari si vedevano solo il giorno delle riscossioni. Poi, quando il commesso della banca d’Italia, apriva il doppio cancello, era una corsa verso gli sportelli dove c’era da attendere ancora un bel po’ per poter, finalmente, riscuotere l’agognata gratifica. 
 Era una gioia avere tra le mani tanti biglietti fruscianti, che le Forze dell’Ordine avevano provveduto a distribuire alla banca qualche giorno prima, freschi di stampa della Zecca e nei tagli che avevamo chiesto all’addetto allo sportello. D’altro canto, però, questa gioia durava molto poco. Infatti, la Banca d’Italia, come, è collocata quasi di fronte al palazzo delle Poste, sicchè i nostri genitori molto spesso uscivano dalla banca… ed andavano direttamente a fare una nuova fila alla posta per pagare i bollettini in scadenza: Si, perché in passato si era molto previdenti e da buoni padri di famiglia, si avevano le idee ben chiare su come disporre delle proprie finanze. 
 Prima di tutto si pagavano i bollettini, giammai che fossero scaduti! Poi la rata del fitto o del mutuo e quella del condominio, in modo che la contabilità fosse tutta sistemata. Per tali motivi, quindi, dopo aver riscosso… si andava a pagare. E lì, alle poste, poteva passare anche una giornata intera a fare la fila. Non esistevano i programmi via web e gli impiegati allo sportello faceva tutte le operazioni a mano. L’Ufficio postale del Viale sin dal primo mattino si affollava di vecchiette e anziani i quali, con il libretto postale tra le mani quando si recavano allo sportello ci stavano per un tempo indefinibile perché facevano almeno 3-4 operazioni, nell’ordine: riscuotere la tredicesima, caricarla su libretto, chiedere il carico degli interessi annuali, prelevare la somma secondo le proprie necessità, pagare i bollettini di c.c.
 Capirete che per trascrivere manualmente tutte queste operazioni, su vari fogli era una cosa allucinante ma, in fondo, avevamo tutti riscosso un po’ di soldini, per cui quella fila la si faceva volentieri. Tornati a casa, dopo pranzo, ripreso il famoso foglietto dei conti, si provvedeva a depennare le voci pagate e si dividevano i soldi secondo quello che era stato deciso: Con il solenne avvertimento del papa’ ai figli: “Il regalo lo volete ora o più verso Natale? Che poi ve li consumate e non vi resta più niente!!”. Poiché sapevamo che era la solita bugia e tra le strenne dei nonni, zii, lettura della letterina di Natale e ..la”mamma” che “fuori busta..” ci faceva dono di qualche migliaio di lire, avremmo messo da parte un bel gruzzoletto,accettavamo di prenderli subito! Una delle prime cose che si faceva dopo aver ricevuto il “doppio stipendio”, altro modo caratteristico di chiamare la tredicesima, era quello di andare a fare un po’ di spesa più consistente del solito,di generi alimentari e per la casa; poi l’abbigliamento. 
 Finalmente potevamo comperare quelle scarpe, quel cappotto o un bel vestito nuovo per tutta la famiglia, che avevamo già adocchiato da tempo. Non esistevano centri commerciali o supermercati come quelli che oggi siamo abituati a frequentare, per cui tutti si riversavano sulla Standa o sui magazzini di abbigliamento e calzature più accorsati che insistevano sul Corso Vittorio Emanuele. Facile immaginare la folla di persone che percorreva, nelle serate da metà dicembre in poi, il corso, tutto addobbato per le feste e illuminato; così come illuminate erano le vetrine dei tantissimi negozi. Pensate poi che Corso Vittorio Emanuele non era chiuso al traffico, per cui c’era un caos indescrivibile tra gente che passeggiava e faceva acquisti e auto che transitavano oppure posteggiavano (atavico vizio foggiano) sui marciapiedi. Ovviamente anche i magazzini erano pieni di persone. Soprattutto gli alimentari della Standa, venivano letteralmente presi d’assalto e i bambini approfittavano di quella giornata “di grazia”, per farsi comperare un po’ di cose buone! Un’altra consistente parte di tredicesima veniva messa in conto per le spese dedicate ai pranzi e cenoni di natale e capodanno. Contrariamente a quanto avviene oggi, infatti, queste feste erano vissute intensamente con la propria famiglia, in genere allargata a nonni, nipoti, zii che, magari rientravano per le feste, in città. 
 Le spese per il pranzo erano però generalmente sostenute dal capofamiglia che ospitava il parentado; per cui vi lascio immaginare. Ma non se ne lamentava nessuno perché era una gioia poter condividere questi momenti con i propri cari, tra le mura della casa, magari quella dei genitori, quando ancora erano viventi, vicino all’albero e al presepe. Oggi, invece, molte di queste cose sono cambiate: Lo stile di vita adottato da tante persone, molto spesso anche andando oltre quelle che sono le proprie possibilità, porta a fare le feste fuori casa: nei ristoranti, agriturismo e simili. Per cui Natale, Santo Stefano, capodanno, diventano come una domenica qualsiasi. Spesso, di conseguenza, non si fa nemmeno più l’albero di natale, e ce ne accorgiamo camminando per le strade della nostra città, dalle quali, un tempo, bastava alzare la testa e si potevano ammirare tantissime luci intermittenti delle quali erano addobbati terrazzi, balconi e finestre; ricordo che la sera, anche quando si usciva, si lasciava il balcone del salotto, dove solitamente era l’albero di natale, aperto per poter far si che le luci intermittenti e colorate si vedessero anche dalla strada. e così anche i bambini e i ragazzi stanno perdendo queste consuetudini che, per quanto possono sembrare fuori dal tempo, servivano a tenere unite le famiglie e rinsaldare affetti e legami. Anche le tredicesime, non fanno parte più di quel rito che abbiamo sopra descritto. Un po’ per via del sopravvento dei conti online, dell’uso delle carte bancomat e simili; un po’ perché non si aspetta natale e il doppio stipendio per acquistare i beni che desideriamo: basta andare a vendere l’oro, quel poco rimasto, ai compro oro, e possiamo avere quello che vogliamo, in qualsiasi giorno dell’anno…ma questo è un altro discorso. 
(a cura di Salvatore Aiezza)

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di Redazione 


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