Questa è una di quelle volte in cui ti muovi verso un obiettivo, o una destinazione, con le idee abbastanza chiare su quello cui stai andando incontro, e lungo il percorso ti imbatti in qualcosa di imprevisto che merita attenzione e menzione; nello specifico, sono andata a vedere una performance di danza in uno spazio non ortodosso, e oltre a parlare del contenuto mi è venuta voglia di parlare del contenitore. Vi porto con me nel Centro Sociale San Pio X, a Foggia, dove sabato 2 dicembre la OrEx Dance Tribe ha proposto Altrove, uno spettacolo di Francesca Trisciuoglio Capozzi, che ne ha curato anche la regia, evento facente parte della 12a edizione di FoggiaFotografia: la Puglia senza confini".
Conosco questo spazio da vent'anni almeno, per avere ai tempi frequentato l'allora giovanissimo Foto Cine Club, storica realtà foggiana, da pochi mesi diventata APS, che si occupa di fotografia, del suo studio e della sua diffusione come mezzo espressivo e forma contemporanea di arte, che già allora aveva qui la sua sede.
SAN PIO X. Sono arrivata che le danzatrici erano al riscaldamento, in attesa che il pubblico riempisse le sedie allestite in platea, e intanto mi guardavo intorno, in questo edificio dagli spazi ampi e le geometrie lineari, molto spartano, molto trasformista. Un amico tra il pubblico in attesa, che ha vissuto dalla nascita e per oltre trent'anni in questo rione, S. Pio X, mi dice che lui qui ha frequentato l'asilo, a fine anni Settanta, e che dopo la chiusura dello stesso, questo luogo ha cambiato le attività al suo interno ma non ha mai cambiato la sua anima, mantenendo la sua connotazione di centro di aggregazione di matrice laica, in cui le persone del quartiere, in particolare modo uomini, di ogni fascia di età, si riunivano per guardare lo sport insieme, per giocare a carte, per allargare le reti sociali. Riflettiamo insieme, convenendo che probabilmente questa pratica di condivisione ha cementato un atteggiamento che ha costruito più comunità qui rispetto ad altri quartieri della città. San Pio X è un quartiere in cui si percepisce molto la dimensione di borgo, con molto verde, con tantissime scuole, ogni tipo di servizio e attività commerciale, e tante piazze e piazzette con le panchine che attendono chi voglia sostare o darsi appuntamento con gli amici, luoghi in cui l'immaginazione colloca senza alcun problema comitive di ragazzi e adolescenti che trovano luoghi per stare insieme, senza dover pagare un abbonamento mensile.
LE OR-EX. Le danzatrici intanto hanno terminato il riscaldamento. Avevano già indosso i costumi dello spettacolo, piuttosto punk, mi intrufolo nei camerini per un saluto e qualche domanda su questa performance con un titolo così evocativo, tutti vorremmo trovarci altrove infinite volte al giorno, ogni qualvolta che siamo sulle spine nel luogo, nella condizione, nei pensieri del momento.
Loro sono disponibili e gentili, l'adrenalina che pensavo di osservare è padroneggiata con disinvoltura e professionalità, sono sette, bellissime. Francesca, Paola, Sara, Emy, Valentina, Valerica, Vittoria. Il corpo di ciascuna è una storia inconfondibile, c'è la ragazza procace e quella filiforme, ci sono le mamme atletiche e quelle morbide, ci sono tatuaggi colorati che traspaiono dalle calze a rete smagliate un po' ad arte e un po' da infortuni sul lavoro, per così dire, e capelli stupendi nelle loro diversità chiome lunghe libere, raccolti post-atomica, trecce da danza classica e una testa quasi viola prugna, luminosa nel nero dei costumi, nella drammaticità del make-up.
DANZA E FOTOGRAFIA. Ciascuna mi dà la sua lettura dell'Altrove, ma quello che colgo subito e che mi viene confermato al riascolto del mio registratore, è che dicono tutte la stessa cosa: Altrove è un linguaggio in cui si sono tutte riunite, in uno spazio a volte reale a volte "solo" emotivo, per sostenere un dolore forte che è stato alla base del processo creativo, e per mezzo del quale hanno voluto essere ciascuna sostegno e dono per le altre, ritrovarsi come gruppo e ritrovare ciascuna le parti della propria identità che giocoforza vanno frammentandosi nei percorsi del quotidiano, cercando di non considerare alcuna distanze incolmabile, pure arrendendosi all'evidenza filosofica che difatti lo sia.
Chiedo a Francesca Trisciuoglio Capozzi di raccontare come nasce la scelta di esibirsi nel contesto di una rassegna che parte dalla fotografia. "L'unione tra arti è qualcosa di ispirato, una sinergia che potenzia entrambe le forme espressive. Una fotografia, che sia esteriore, scattata, sviluppata, stampata, o che sia dentro di noi, tra i nostri ricordi, è sempre uno sguardo su un luogo e un momento altrove." Anche il prossimo spettacolo delle OrEx, Metamorfosi, di Paola Gentile e Francesca Trisciuoglio Capozzi, avrà nella fotografia la sua stessa origine: una serie di immagini scattate durante le prove, che saranno esposte nella Galleria d'arte Creo, tra le quali la compagnia si esibirà il prossimo 27 dicembre.
LA PERFORMANCE. E' ora di scendere, prendiamo tutti posto, le sedie degli spettatori sono parte della performance tanto le danzatrici sono vicine. Un'alternanza tra recitativo e danza, un registro che cambia più volte, la musica che a volte è quasi rumore disturbante, a volte soave bussola. Lo spettacolo scorre via veloce, con la sorpresa che, quando crediamo di essere ai saluti, in realtà il pubblico diviene parte dello spettacolo, ed entra in scena danzando.
Piroette, girotondi, casquet, trenini, nessuno può restare sulla sua sedia, tutti siamo ballerini per un istante, nonostante i nostri impacci, e anzi forse dovrei dire che lo diventiamo grazie ad essi.
Del resto, è nella dichiarazione di intenti di Altrove, "un aggrapparsi sconsiderato alla folle convinzione che si possa restare vicine, vicini, collegati contro ogni evidenza". (le foto sono di Nicola Loviento)
Giuseppina Dota
FOGGIA VILLAGE. Il Greenwich Village, a New York, è una vivace scena artistica. Sui palchi dei suoi innumerevoli locali live sono passati i più grandi, da Bob Dylan a Jimi Hendrix: ospita diversi importanti teatri fuori Broadway, numerosi campi di pallacanestro e pallamano, e la tradizionale parata di Halloween più imponente degli USA. Il settimanale The Village Voice è uno dei tanti periodici pubblicati nel quartiere. Un laboratorio sempre in fermento… Insomma, Foggia, pari pari!