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Foggia Village / Commozione per Lucio Dalla, risate inarrestabili al Teatro Regio di Capitanata

L’obiettivo di questa settimana, fissato per me da tempo, era parlarvi diffusamente del concerto  per la celebrazione del centenario della Fontana del Sele, e cioè l’esibizione di Erica Mou, Paola Turci e Fiorella Mannoia di venerdì scorso, con repertorio di Lucio Dalla. Ho condiviso con tanti foggiani la piacevole e purtroppo non frequente sensazione di aspettativa per qualcosa di bello, che manca alla città da tanto tempo. Certo non sono mancate le voci contrarie dei soliti detrattori in servizio permanente, “eh ma i soldi per rifare le strade non li avete ancora trovati”, “eh ma per queste cose i politici stanno sempre in prima fila!”,  “eh ma guarda caso tutti artisti di sinistra!” (certo che ce n’è di fantasia in giro…), ma se dovessimo dare conto ai guastafeste non avrebbe tanto senso uscire di casa la mattina, e neanche la sera.

TANTISSIMA GENTE, ACUSTICA DA MIGLIORARE. E invece venerdì sera siamo usciti di casa in tantissimi, così tanto che la prima metà del concerto l’ho seguita dal secondo anello, per così dire, sul limitare di Via Lanza angolo corso Giannone, perché arrivare sotto palco in piazza Cavour era impossibile, data la folla. Non saprei se i numeri circolati siano congrui, ho letto di circa diecimila presenze, ma è indubbio che le foto della serata siano bellissime, di grande impatto, tra la massa di persone e le luci, che tra palco e fontana tingevano di blu l’intorno. Proprio a causa della presenza massiccia di spettatori, forse inattesa, l’acustica lontano dal palco non è stata brillante. Per la maggior parte degli spettatori, rimasti all’esterno del perimetro delineato, si sentivano solo i bassi, e non si distingueva nessuna parola, a dire dalle osservazioni di disappunto che ho colto tra la folla. Mi sono resa conto che c’era un presentatore, Gino Castaldo, solo quando sono riuscita a entrare nel settore transennato, giusto a ridosso del palco, in cui il suono arrivava pulito e nitido. Sugli ultimi brani, cantati da Fiorella Mannoia, mi sono trovata in mezzo a un gruppetto di ragazzi giovani, grandi appassionati di Lucio Dalla, come me, e tutti sapevamo tutte le parole delle canzoni: siamo così riusciti ciascuno a rovinare i video degli altri, e invece della voce di Fiorella nazionale, sui nostri smartphone abbiamo eternato il nostro discutibile talento. Serate così, di piazza, semplici, al costo di una passeggiata, sono ormai rarità, data la trasformazione epocale subita dagli eventi live, divenuti per la maggior parte show fantasmagorici dai prezzi esorbitanti, alla portata di pochi fortunati.

METTI UNA SERA AL REGIO TEATRO, RISATE FINO ALLE LACRIME. Comunque, siccome al concerto ci siete andati praticamente tutti, ho pensato che potevo farvi partecipi anche di uno spettacolo che invece, pure avendo fatto il sold out, abbiamo per ora visto in pochi fortunati, date le dimensioni dello spazio contenitore, il Regio Teatro di Capitanata. Sto parlando di Cit Cit ‘mizz a chat, della Compagnia Teatrale Enarché, gustosissima rappresentazione in due atti in vernacolo che il foggiano Matteo Bonfitto, regista e tra i protagonisti in scena, ha tratto dal vivace “Non mi dire, te l’ho detto”, fortunato spettacolo teatrale del comico Paolo Caiazzo, che conta diversi adattamenti, tanto il riscontro positivo che ha suscitato. Questa spassosissima commedia degli equivoci, che si gioca sulle reciproche intenzioni fedifraghe di una coppia di coniugi, presenta delle situazioni esilaranti, sottolineate da tempi comici semplicemente irresistibili. Sette gli attori sul palco, che mi fa piacere citare perché davvero mi hanno regalato due ore di pura evasione, con scoppi di risa amplificati fino alle lacrime. Complimenti sinceri a Maristella Mazza, di una spiritosa e sagace naturalezza che dava l’esatta impressione che stesse lì a dialogare con noi del pubblico, e non a recitare, Antonio Cappiello, nota celebrità della comicità foggiana, che incarna fisicamente in modo egregio il personaggio bonario e insieme anche arguto del seduttore un po’ imbranato, Matteo Bonfitto, Domenico Mazza, Paola Lo Muzio, Debora delli Carri, Cinzia Citarelli.

QUANDO IL TEATRO È ANCHE BUONO. A inizio spettacolo il pensiero commosso del presidente del teatro, Carlo Bonfitto, accogliendo il pubblico, è andato a Don Valter Arrigoni, indimenticato parroco della Chiesa della Beata Maria Vergine del Rosario, fautore e patrono della nascita del Teatro ormai oltre venti anni fa, che ha voluto con forza, arguendo che la leggerezza avvicina a Dio. Un prete di grande spessore e carisma, che ha avuto il talento della dialettica e della comunicazione, una figura forte che abbiamo amato in molti e che non si faceva dimenticare né confondere tra gli altri. Anche il regista, Matteo Bonfitto, a fine spettacolo ha avuto un pensiero per don Valter. Oltre a questo, ci ha resi partecipi di una bella iniziativa del Teatro Regio, che per ogni biglietto venduto, destina 1 euro a progetti di solidarietà, così necessari a questi anni duri di Foggia, e invita gli spettatori, laddove possano, a rimpinguare questa offerta, disseminando di salvadanai gli spazi della hall, perché dalle risate di divertimento nascano anche i sorrisi che vengono dal cuore, rinfrancato di aver fatto una cosa buona.
(Giuseppina Dota)

di Redazione 


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