Foggia Village / A Foggia non si fa mai niente, ma stavolta solo posti in piedi
Se siete foggiani, o se siete in relazione con qualche foggiano, avete ascoltato innumerevoli volte o magari anche pronunciato voi stessi l'immancabile "A Foggia non c'è mai niente!". La carenza che la frase vuole evidenziare, nelle intenzioni di chi la ritiene veritiera, è nell'ambito della vita culturale, delle occasioni di interesse, divertimento, festa, musica. A dirla tutta, questa frase non è mai stata particolarmente rappresentativa della città, che non ha una offerta variegata quanto una metropoli o una città d'arte, ma propone in realtà numerosi eventi e in certe date riuscire a seguirli tutti può diventare una specie di tetris sull'agenda, com'è stato per il week end appena terminato.
FEDERICO II A FOGGIA. Il primo evento seguito per voi, sabato mattina, è stato il convegno riguardante Federico II. Nonostante l'importante capienza della Sala del Tribunale a Palazzo Dogana, dove si è tenuto, vi assicuro che c'erano solo posti in piedi, come rimarcato da tutti coloro che sono intervenuti, tra addetti ai lavori e rappresentanti delle istituzioni incaricati dei saluti ufficiali, sorpresi e rinfrancati da una risposta di pubblico così positiva. Del resto, il calibro dei relatori spiegava la partecipazione così numerosa, se pensiamo agli interventi del professor Pasquale Corsi, studioso di Storia Medievale, professore ordinario a Bari e per lunghi anni docente anche all'università foggiana, e del professor Pasquale Favia, archeologo, entrambi figure di spicco negli studi sull'imperatore svevo che fece di Foggia la sua dimora.
LA MOSTRA PER IL GIORNO DELLA MEMORIA. Molte anche le persone presenti sabato sera alla serata d'esordio della mostra degli artisti contemporanei per il Giorno della memoria, allestita presso la Fondazione dei Monti Uniti al palazzo Siniscalco-Ceci, in via Arpi, i cui marciapiedi per una volta tanto erano ricolmi di gente, come nei tempi in cui la movida si svolgeva solo in centro storico. Una bella collettiva, con opere delle tecniche più disparate, tra quadri, sculture, valige di memorie e bambole di pezza. Alcune opere sono davvero toccanti, io continuo a pensare a due file di acquerelli con tanti mini-ritratti, a colori e vivaci i volti del "prima", in grigio e tetri quelli del "dopo". La guerra toglie colore alla vita, lo sappiamo, eppure un'opera pura ed essenziale come uno sguardo infantile mi ha fatto riflettere più che la cronaca quotidiana.
SERGIO CAPUTO SOLD OUT. Avrei voluto dirvi anche del concerto di Sergio Caputo al Teatro del Fuoco sabato sera, ma gli accrediti stampa erano terminati. I biglietti in vendita, quando ancora ce n'erano, partivano dai 40 €, che sono una cifra importante. Tutta questa stagione al Teatro del Fuoco offre spettacoli di grande appeal, ma a costi notevoli. Finisce così che la musica live o la rappresentazione teatrale finiscono per indicare uno status piuttosto che appagare un interesse culturale ed emotivo, tradendo così in parte il fine di qualsiasi evento artistico, che serve a migliorare il nostro intorno, educandoci alla bellezza. Comunque Sergio Caputo l'ho visto live vent'anni fa, e insomma non era il suo miglior concerto. Magari chi di voi c'è andato stavolta mi dice com'è stato.
IL PRESEPE DI MICHELE CLIMA. L'intenso tour tra le cose belle foggiane è terminato domenica, con la visita al bellissimo presepe di Michele Clima. Sì lo so che Natale è passato, ma sulla Cattedrale è ancora proiettata una bella decorazione natalizia con il videomapping, per cui sono rimasta in tema. Potrei usare infiniti aggettivi per raccontare la fantasmagorica magnificenza di questo presepe, e ancora non riuscirei a descriverlo... Un'opera complessa, affascinante, densa di dettagli curati, che evoca insieme il territorio e l'oltre, la prossimità e la distanza, il viaggio e il riparo... Michele Clima, foggiano dalle molte anime, avvocato, insegnante, presepologo, storico, coltiva fin dall'infanzia la passione per il presepe, che ha approfondito negli anni con ricerche che via via si sono inanellate, ripercorrendo epoche, incontrando protagonisti, assistendo in qualche modo a secoli di distanza a eventi che hanno fatto galoppare la sua fantasia e la sua sete di conoscenza. La risultanza di questo continuo scavare nella storia e cavalcare sulle ali del tempo la tocchiamo con mano in un allestimento che da ben oltre trent'anni è ogni volta diverso. Molte le scenografie da ammirare, ciascuna con il suo racconto peculiare. C'è Foggia federiciana, con il Palazzo della Pianara e all'interno la Sala del Trono, in cui ha dimora però Salomone, c'è la Taverna dell'Aquila con gli avventori tipici del presepe napoletano e una insegna in greco, c'è la meravigliosa tenda nel deserto in cui la regina di Saba sosta tra ninnoli e voluttuosi simboli regali, mentre all'esterno un caleidoscopio di colori cattura il nostro sguardo sulla cavalcata favolosa dei Magi, e una carovana di elefanti abbigliati riccamente conduce dei carri a mo' di gabbie che trasportano le belve esotiche. C'è, a contrasto con questo mondo sfavillante di colori e gemme, appena si gira l'angolo, una quieta Natività, umile ma non misera, tra gli ulivi e una dovizia di greggi. Michele Clima accoglie i visitatori con pacatezza e cognizione, raccontando del lungo, profondo viaggio tra i libri che ha ispirato e via via accompagnato questa creazione, che davvero si coglie subito essere animata da energie e intenti propri, e dice che è un presepe "pensato, ma non progettato". Dice di come le scene e i personaggi -circa trecento figure e duecento animali, tutti in terracotta- parlino, stabilendo essi stessi quale sia il loro ruolo e la loro voce nella scena unica che ne deriva. Spiega come ogni rifinitura sia fatta a mano da lui stesso, dalle mandrappe sugli elefanti, adorne di pietre, alle strutture in cartapesta delle singole scenografie. Un gioco di luci che in quattordici minuti simula l'arco del giorno, dall'aurora al cielo stellato alla notte più fonda, accompagna e scandisce i tempi per assorbire questa visione tra la fiaba e il sogno, in cui non siete mai appagati, e ogni passo in avanti tornate indietro di due, perché la prospettiva su ciò che avevate già visto cambia e vale la pena di tornarci sopra e porsi di nuovo in osservazione e ascolto. Questa costruzione, che più di venticinque anni fa alla prima esposizione in pubblico mi aveva tanto colpito, oggi mi ha parlato in un linguaggio nuovo, rivelandosi una allegoria della vita dentro se stessi e del mondo, dei grandi temi sociali contemporanei e dell'essenza intima dell'uomo.
LA VOGLIA DI CULTURA. Anche il presepe di Michele Clima, seppure non possa oggi avvalersi di spazi pubblici per l'esposizione, ha fatto registrare sempre grande richiesta tra i visitatori, tanto che rimane esposto per un tempo che quest'anno ha ampiamente superato i tre mesi. E nel fine settimana appena trascorso aggiungiamoci anche il doppio sold out di Emilio Solfrizzi al teatro Giordano, Mimmo Padrone che riempie il Teatro della Polvere e limpegno sociale e la Memoria con "Io accuso" al Teatro dei Limoni. Foggia ha una grande sete di cultura, di arte, di incontri che spieghino e regalino il bello. Chiediamo anche questo, con forza, a chi ci amministra, insieme alle attese e alle urgenze che qualificano una collettività, insieme all'asfalto sulle strade, a una gestione più efficiente di parcheggi e rifiuti, andiamo a visitare musei e monumenti, insistiamo perché ci siano eventi artistici alla portata di ogni tasca. La bellezza è la sola direzione per invertire la rotta, non ci stanchiamo di inseguirla.
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